Ogni stagione ha i suoi vini. D’estate ci piacciono allegri e freschi, non troppo impegnativi ma senza essere banali. Devono accompagnarci in spiaggia o in montagna e stare bene in compagnia di piatti più leggeri, meno strutturati.
Insieme ai rosé, i candidati più quotati per le serate estive sono i vini bianchi giovani. Per apprezzarli al meglio vanno però serviti alla temperatura giusta, cioè la fascia tra 8° e 10° C.
Facile. Basta tener presente che in un istante la temperatura del bicchiere e dell’aria alzeranno di un paio di gradi quella del vino. Meglio quindi raffreddarlo prima a 2-3 gradi sotto la temperatura di servizio ideale.
Per fare questo ci sono vari metodi.
ll frigorifero va benissimo ma le cantinette frigo per vino offrono qualcosa in più permettendo la scelta precisa della temperatura e dell’umidità per ogni tipologia di vino. Ce ne sono diversi tipi e modelli per tutte le esigenze (e tasche).
Se avete dimenticato di mettere la vostra bottiglia in tempo al riparo dal caldo estivo, non vi preoccupate. Meglio degli abbattitori rapidi che hanno prezzi esosi è l’intramontabile secchiello per il ghiaccio, fatto di argento, acciaio inossidabile, cristallo o anche plastica.
A dire il vero, il materiale non è molto rilevante per il suo funzionamento, è più una questione estetica. Molto più importante invece è utilizzarlo correttamente.
Per preparare il secchiello, prima si mette uno strato di ghiaccio sul fondo per poi spargerci sopra un po’ di sale grosso. Non dimenticate di aggiungere un bicchiere di acqua. In questa maniera il ghiaccio inizia a sciogliersi più rapidamente abbassando immediatamente la temperatura dell’acqua.
A questo punto mettete la bottiglia nel secchiello e riempite lo spazio ancora libero con altro ghiaccio e acqua. Meglio ancora se avete prima frantumato i cubetti di ghiaccio in pezzi più piccoli. Basta metterli in un asciugamano chiuso a sacchetto.
Colpendo con il sacchetto una superficie dura i cubetti si rompono e il gioco è fatto. L’aumento della superficie del ghiaccio darà il turbo al processo di raffreddamento del vostro vino.
Dopo 10 -15 minuti il vino dovrebbe aver raggiunto la temperatura giusta che si può misurare con un termometro a fascia.
Attenzione però, a non dimenticare di immergere anche il collo e la spalla della bottiglia per 5 minuti nell’acqua ghiacciata. Altrimenti il primo bicchiere sarà un brodino tiepido.
Per mantenere la temperatura del vino durante la serata basta mettere la bottiglia in una glacette. Anche qui, metallo, plastica, terracotta, non fa una grande differenza.
Arriviamo al dunque. Che bianco scegliere?
Con la mia prima proposta vi porto di nuovo in Sicilia. Con i vini rosé eravamo rimasti sull’Etna, zona che produce anche ottimi bianchi. Ma oggi mi sposto sul versante occidentale, nella provincia di Trapani.
Terra di Grillo. La storia di questo vitigno ve l’avevo raccontata recentemente presentandovi alcuni Marsala. Per l’estate però cerchiamo qualcosa di più leggero dei vini liquorosi.
Vinificato in acciaio il Grillo offre tutto quello che ci aspettiamo da un vino per la stagione calda. Prima di tutto profumi che evocano la frutta estiva come il melone di Cantalupo e la pesca gialla.
Ci sono produttori che propongono il Grillo in un blend con vitigni a lui imparentati come il Don Pietro di Spadafora (Grillo, Catarratto, Inzolia) o l’Azisa della famiglia Mazzei (Grillo e Catarratto) ma per la maggior parte lo troviamo da vino single.
FUNARO – Pinzeri
Un ottimo esempio di un Grillo in purezza è il Pinzeri, di Funaro. L’azienda si trova a Santa Ninfa, a 50 km a est di Marsala.
Impegnata a ridurre l’impatto ambientale della produzione l’azienda ha ottenuto la certificazione bio nel 2011. 50 % del fabbisogno energetico viene prodotto dall’impianto fotovoltaico posto sul tetto della cantina e una parte dell’acqua calda utilizzata per la sanificazione degli impianti si produce con i pannelli solari.
Le acque reflue, poi, vengono trattate con un sistema di fitodepurazione che permette di riutilizzarle per l’irrigazione dei campi. Completa il programma di una produzione ecosostenibile un imballaggio ecologico e l’uso di bottiglie di vetro di bassa e media pesantezza.
Le vigne del Pinzeri si trovano a Salemi ad un’altezza di 140 metri s.l.m. Per mantenere la freschezza dei profumi di questo IGP Terre Siciliane, la pigiatura delle uve avviene in riduzione, cioè senza ossigeno saturando la pressa con azoto.
Questa pratica enologica consente di ottenere un vino ricco di cosiddetti tioli, aromi varietali che incrementano l’arredo aromatico del vino.
Evidenti sentori di pesca gialla e di gelsomino ne danno prova. Al palato si presenta morbido e armonico con una sapidità invitante. La freschezza dell’annata 2015 non trasborda per cui bevetelo quest’estate. Non avrete problemi a finire la bottiglia.
SUAVIA – IGT Massifitti 2013
Il secondo vino viene dal Veneto. Precisamente da Fittà, un borgo collinare nei pressi di Soave. Qui si trova l’azienda Suavia, antico nome della cittadina.
Le sorelle Tessari – Meri, Valentina e Alessandra – fanno squadra intorno a un progetto preciso: valorizzare al massimo la loro terra di origine vulcanica puntando sulla produzione di vini da uve autocotone come il Garganega e il Trebbiano di Soave.
Sono bianchiste o meglio suaviste come amano definirsi.
Scegliere un loro vino non è stato facile. Tutti di eccellente qualità, chiara espressione territoriale e succulenta piacevolezza. Dopo vari assaggi iniziati nel 2013 ancora oggi mi innamoro sempre dell’ultimo appena degustato.
Comunque sia, una scelta va fatta. Ed eccoci qua con l’IGT Massifitti 2013, ottenuto da Trebbiano di Soave.
Il nome di questo vitigno inganna in quanto non c’è una parentela con il più famoso Trebbiano toscano ma una del tutto inaspettata. Come è stato dimostrato di recente, il Trebbiano di Soave è geneticamente identico con il Verdicchio bianco.
Con grande sorpresa però, questo vitigno, che nelle Marche é alla base di ben due prestigiose DOCG, affonda le sue radici storicamente nel Veneto da dove sembra essere stato introdotto nel territorio marchigiano solo nel Cinquecento.
I colori del Massifitti non sono diversi da quelli di altri vini giovani fatti col Trebbiano. Un giallo paglierino con leggeri riflessi verdolini fa presagire poco più di una giovinezza preservata. Ma poi, al naso, questo vino inizia la sua danza. Profumi finissimi di nocciole ed erbe aromatiche.
Accenni di lime che portano le aspettative dell’assaggio verso una freschezza che in bocca viene prontamente confermata ma anche precisata dall’aggettivo vibrante. Una sapidità di notevole potenza dà il timbro territoriale.
TORRE DEI BEATI – Pecorino Abruzzo DOC
Con il terzo vino scendiamo al centro. E’ tutto un’esplosione di freschezza, gioia di vivere e beva succosa l’Abruzzo DOC Pecorino della Torre dei Beati 2015, azienda di Loreto Aprutino.
Lo esprime bene l’etichetta, firmata da un’artista promettente, Caterina, la figlia dei titolari Adriana Galasso e Fausto Albanesi, che aveva solo 3 anni e mezzo quando l’ha dipinta.
Non da meno il nome: “Giocheremo con i fiori”, ben detto davvero, visto che i profumi di questo vino coprono un ampio campo fiorito che comprende quelli tipici della primavera come narcisi e iris per arrivare alle erbe aromatiche che emanano i loro profumi inebrianti solo nelle calde giornate estive.
A seguire sentori di una polposissima frutta gialla che portano l’arredo aromatico in equilibrio aggiungendo note di avvolgente dolcezza ai più lineari sentori di fiori.
In bocca entra con un’acidità rinfrescante, seguita da buona sapidità che si fa notare prima di lasciare di nuovo il posto alle note citrine ora addolcite da aromi che ricordano una pesca tabacchiera.
C’è un perché per tutto questo gran spettacolo di profumi, aromi e sapori. Le vigne dell’azienda, a metà strada tra le alte montagne del Gran Sasso e l’Adriatico godono di un microclima ideale con escursioni termiche che vanno da 30°C di giorno a 5-6° C di notte, garante di una rinfrescante acidità e profumi non banali.
In questo quadro ambientale il pecorino si trova perfettamente a suo agio. Vitigno autoctono marchigiano gode di ottime condizioni pedoclimatiche anche a sud del Tronto.
Il resto lo fa il vignaiolo.
Certo ce ne vuole un certo tipo. Non un winemaker ma un accompagnatore enoico, uno come Fausto Albanesi che osserva e comprende prima di far confluire le singole voci in un allegro concerto estivo.