Tranquilli, il vino non verrà “messo fuorilegge”, come ha detto Matteo Salvini intervenendo mercoledì a Otto e mezzo su La7. Né verrà equiparato alle sigarette. Semmai i produttori dovranno cambiare le etichette impresse sulle bottiglie, ma al momento non è certo neppure questo. La Commissione europea ha presentato al Parlamento e al Consiglio l’Europe’s beating cancer plan, il suo piano di lotta al cancro (lo trovate qui, in inglese) che, tra le altre cose, contiene iniziative per porre maggiore attenzione a quello che mangiamo e beviamo. Soprattutto ai cibi potenzialmente cancerogeni. Ci sono quattro miliardi a disposizione dei Paesi membri per finanziare una strategia da dieci azioni.
La questione che più ha fatto discutere, e su cui è intervenuto il leader leghista (esagerando), riguarda le nuove etichette che potrebbero essere impresse sulle bevande potenzialmente pericolose per la salute. Nel piano si legge che la Commissione è intenzionata a proporre l’introduzione (tra il 2022 e il 2023) di un nuovo obbligo: indicare sulle bevande alcoliche oltre la lista degli ingredienti, una tabella nutrizionale e avvertimenti per la salute (“health warnings on labels”). Un po’ quello che è stato fatto per le sigarette, ma senza immagini di persone malate o di organi compromessi. Questa ovviamente è la teoria, quello che succederà nella pratica non è ancora chiaro.
Il piano contiene anche altre proposte per ridurre il consumo eccessivo di alcol. Una tra tutte: la riforma della tassazione sui prodotti alcolici (che potrebbe quindi aumentare) e sugli acquisti transfrontalieri da parte di privati. Stessa cosa verrà fatta per il tabacco. La Commissione punta anche a incentivare il passaggio a una dieta più vegetale, con meno carne rossa e lavorata, come i salumi (qui una monografia sul tema).
La parola “alcol” contenuta nel piano è stata subito assimilata a quella di “vino”, per questo molte associazioni e consorzi hanno criticato l’iniziativa con la preoccupazione che le restrizioni possano causare danni a un mercato già piegato dal Covid. “Siamo preoccupati dalle ricette proposte dalla Commissione”, ha commentato il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti, secondo cui “claim obbligatori che demonizzano il vino, da un lato, e dall’altro, le proposte di rivedere la tassazione sull’alcol e la restrizione degli acquisti transfrontalieri, rischiano di creare fenomeni di mercato nero e di contrabbando”. A fugare ogni dubbio ci ha pensato Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue: “L’Ue – ha detto – non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo”. Farlo, in effetti, vorrebbe dire colpire duramente il settore, soprattutto italiano per quanto ci riguarda.
La discussione sulle etichette a ‘semaforo’, che indicano se un prodotto alimentare può o non essere nocivo, dura da più di un decennio. A Bruxelles sono arrivati alla conclusione che, almeno per quanto riguarda la salute, un passo deve essere fatto. Bene, diciamo noi, e prima di affrettarci a dare giudizi aspettiamo che la proposta di concretizzi nell’iter legislativo.
Ma è certo che l’obbligo di introdurre “avvertenze” e di “claim” generici e uguali per tutti i prodotti a base alcol, senza una campagna di sensibilizzazione che spieghi alle persone come bere meglio e in minor quantità, potrebbe essere controproducente per il mercato. Di più: se l’Unione Europa vuole che i suoi cittadini mangino meglio, per rimanere in salute, dovrebbe iniziare a farlo accelerando l’entrata in vigore delle regole sul biologico e imponendo norme più rigide a chi pratica un’agricoltura convenzionale.
Una proposta: perché non aumentare la tassazione a chi produce prodotti agricoli inondando le campagne di pesticidi e altri prodotti fitosanitari? Anche questi sono nocivi per la salute.
[Foto: Maria Orlova]