Una full immersion tra le zone storiche dei vini frizzanti: lista imprescindibile dei migliori Lambrusco, Prosecco e Oltrepò secondo noi.
Per decenni non solo trascurati ma anche considerati come vini per certi versi minori rispetto a quelli figli di un’enologia sempre più protagonista; i vini frizzanti stanno conoscendo oggi un rinascimento produttivo impossibile da immaginare anche solo una decina di anni fa.
Un po’ di chiarezza, per cominciare: sia i vini spumanti che i vini frizzanti si caratterizzano per l’effervescenza, per le bollicine. Quella che però è la vera discriminante è la pressione esercitata dall’anidride carbonica all’interno della bottiglia: mai inferiore ai 3 bar nel primo caso, mai superiore ai 2,5 bar nel secondo caso. Quello che ne deriva, tra le altre cose, è l’obbligo del cosiddetto tappo a fungo e relativa gabbietta di metallo negli spumanti, e dei più semplici tappi di sughero “rasi”, o addirittura a corona, nel caso dei frizzanti.
Per non parlare dell’esito: spumanti e frizzanti sono vini radicalmente diversi non solo per metodologia produttiva, ma anche per come si comportano nel bicchiere. Questi ultimi sono infatti vini che nascono semplici – di certo più semplici rispetto ai metodo classico, o champenoise – ma che sanno stupire per complessità, che appartengono a una cultura spesso casalinga, quasi sempre artigianale, lontana anni luce da quella delle cantine più attrezzate, che per anni hanno visto questi “col fondo” più come frutto di un incidente della storia che come una tradizione da conservare e da tramandare (nonostante oggi siano moltissime, specie in Veneto, le aziende che hanno iniziato a proporre nel loro catalogo versioni rifermentate in bottiglia dei loro vini più rappresentativi).
Riuscire a districarsi tra i tantissimi “sur lie” oggi presenti sul mercato può apparire non semplice, questo post nasce proprio per fare un po’ di chiarezza in questo senso: un tentativo di mettere alcuni punti fermi tra quelle che sono considerate le zone storiche tra Marca Trevigiana, Via Emilia, Oltrepò Pavese. Quella che segue è una lista (assolutamente incompleta, certamente personale) di quelli che sono alcuni dei produttori i cui vini sono da cercare e da bere per iniziare a farsi un’idea di quanto questo mondo sia così affascinante e sfaccettato.
Dunque, eccovi i migliori vini Lambrusco, Prosecco e Oltrepò sul mercato, secondo noi.
Prosecco
CASA COSTE PIANE
(Valdobbiadene, Tv)
Quella di Loris Follador è una figura per certi versi iconica non solo per la scena del Prosecco a rifermentazione in bottiglia ma anche per il movimento dei vini naturali italiani. Il suo “Frizzante Naturalmente…” un Prosecco che rappresenta una garanzia in termini di continuità qualitativa. Un riferimento.
CA’ DEI ZAGO
(Valdobbiadene, Tv)
Christian Zanatta è (a ragione) considerato da molti come il più talentuoso dei giovani vignaioli che si sono affacciati sulla scena produttiva del Prosecco degli ultimi anni. A partire da un approccio biodinamico, in vigna, nasce un solo vino di sorprendente freschezza, completezza, eleganza (in foto).
BELE CASEL
(Caerano di San Marco, Tv)
È forse Luca Ferraro la figura che più, negli ultimi anni, si è messa in evidenza nel promuovere questa tipologia, difendendola anche all’interno della denominazione. Un impegno che si avverte anche nel suo Prosecco “Colfòndo”, a partire da bei vigneti non lontani da Asolo, sulla riva destra del fiume Piave. Un frizzante di gran presa e di gran beva.
CASA BELFI
(San Polo di Piave, Tv)
Bel progetto del giovane Maurizio Donadi e della grande azienda Albino Armani volta a recuperare le tradizione storiche del territorio del Prosecco. Da anni il “Colfòndo” di Casa Belfi è tra i più buoni, profondi, appaganti della scena produttiva dei Prosecco a rifermentazione in bottiglia.
CAROLINA GATTI
(Ponte di Piave, Tv)
I vini di Carolina rappresentano a pieno il suo carattere: dirompenti, a tratti esplosivi, spesso irresistibili. Il suo “Bolle Bandite”, da sole uve di glera coltivate più vicine a San Donà che a Conegliano, è largo e scattante, avvolgente e fragrante.
Lambrusco
PALTRINIERI
(Sorbara, Mo)
L’iconico “Radice” è uno dei lambrusco di Sorbara più noti e apprezzati. Un grande: sempre affilato, teso, straordinariamente fresco nella beva e appagante nel sapore. Alberto Paltrinieri una persona di rara sensibilità, gentilezza, modestia.
PODERE IL SALICETO
(Campogalliano, Mo)
Sono i giovani Gian Paolo Isabella e Marcello Righi a tenere le briglie di uno degli indirizzi più interessanti della bassa modenese. Vini vibranti, non di rado giocati su un’acidità di grande purezza e al tempo stesso sostenuti da una decisa sostanza.
TERREVIVE – BARGIANTI
(Gargallo di Carpi, Mo)
Prima annata 2013 per uno degli indirizzi più interessanti del panorama produttivo regionale. Il “Primo” è un salamino appuntito e gustoso, il rosato “Perfranco” già un riferimento. Tutto merito di Gianluca Bergianti e della sua volontà di recuperare i vini della zona declinandoli con attenzione e un pizzico di contemporaneità (e occhio anche al resto della produzione).
VITTORIO GRAZIANO
(Castelvetro, Mo)
Uno dei padri nobili del Lambrusco trova casa sulla cima di una delle colline poco sotto il paese, con vista sulla Pianura Padana. Qui è il grasparossa a farla da padrone, affiancato da almeno altri due vini di spettacolare beva e relativo appagamento dei sensi: il bianco frizzante “Ripa di Sopravento” e il rosato, sempre frizzante “Smilzo”. Imprescindibile.
PODERE CIPOLLA – DENNY BINI
(Reggio Emilia)
Tanti i Lambrusco di Podere Cipolla: dal “Ponente 270” al “Libeccio 225” e al fantastico rosato “Rosa dei venti”. Tutti vini buonissimi, capaci di coniugare sapore e tensione come pochi altri in zona, nel reggiano. Dal 2003 a oggi quella di Denny Bini è stata una progressione inarrestabile, oggi indirizzo non mancabile.
CINQUE CAMPI
(Montecavolo, Re)
La profondità dei vini di Vanni Nizzoli non ha forse eguali nel panorama produttivo emiliano. Vini di carattere e allungo, spessore e longevità. Il suo frizzante, a maggioranza grasparossa, va esattamente in questa direzione: sostanza e materia non senza bei richiami autunnali. E occhio anche ai suoi metodo classico.
STORCHI
(Montecchio Emilia, Re)
Tra i tanti Lambrusco del reggiano il “Pozzoferrato” di Storchi rappresenta una tappa necessaria. Antesignano o quasi, nasce nel 2003, ben identifica lo spessore e l’allungo dei vini di questo spicchio di territorio Emiliano. Un classico senza tempo.
CROCIZIA
(Pastorello di Langhirano, Pr)
Chissà se anche solo 2 decenni fa sarebbe stato possibile immaginare tutto il fermento produttivo che in così poco tempo ha investito questa zona dell’Emilia. Quella di Marco e Aurelio Rizzardi è realtà che si inserisce perfettamente in questo rinascimento con una gamma di vini frizzanti non solo straordinariamente divertente ma anche di particolare solidità. Lambrusco? Certo (maestri), ma anche Pinot nero, Sauvignon, Malvasia in un rincorrersi di etichette tutte da bere.
CAMILLO DONATI
(Felino, Pr)
Forse nessun altro produttore italiano si identifica con la tipologia come Camillo Donati, vignaiolo capace nel corso degli anni di provare a rendere frizzante ogni varietà, o quasi. È però il Lambrusco (maestri) il suo cavallo di battaglia, il suo vino più noto e più diffuso. Una garanzia di qualità, vino di rara integrità, leggiadrìa e conseguente appagamento. Occhio però a tutta la produzione: dalla Malvasia alla Barbera in rosato, dal Sauvignon al Trebbiano non c’è vino che non meriti una deviazione dall’A1.
CROCI
(Castell’Arquato, Pc)
Nonostante la giovane età Massimiliano Croci è da considerarsi come uno dei padri del movimento dei vini frizzanti italiani tale è la sua esperienza e la sua determinazione nel difendere questa tipologia da ogni contaminazione e ogni moda. Non solo: i suoi sono vini di impressionante integrità, personalità, bontà. Il “Campedello” è un blend delle varietà tipiche del piacentino (malvasia, trebbiano, ortrugo e altre), idem il Gutturnio (barbera e bonarda). Not to be missed.
Oltrepò
BARBACARLO, LINO MAGA
(Broni, Pv)
Pochi altri vignaioli si identificano con un territorio e con un vino come Lino Maga con il suo Barbacarlo. Croatina, uva rara, ughetta per il rosso frizzante che più di tutti gli altri può dire di saper sfidare il trascorrere del tempo (il Barbacarlo 1976 è ad oggi uno dei vini -non solo frizzanti- più buoni abbia mai avuto la fortuna di assaggiare). Trascinante per sapore, stupefacente per profondità, racconta in modo didascalico la vendemmia da cui nasce grazie a un residuo zuccherino a volte più accentuato e a volte quasi assente. Meglio nella prima opzione, dimostrazione di un’annata non “grama”, come ama ripetere Lino Maga.
Per approfondire quelli che sono i principali interpreti dei vini frizzanti all’interno delle zone considerate come storiche si consiglia la lettura del completissimo “Effervescenze”, libro di Massimo Zanichelli uscito nel 2018. Un volume capace di fare chiarezza come nessun altro su questo mondo così affascinante.
[Immagine di copertina: Podere Cipolla]