Si è svolto dal 14 al 16 febbraio il Vinexpo Paris 2022, la grande vetrina del vino, principalmente francese, che qualche anno fa aveva come centro nevralgico Bordeaux, ma che negli ultimi tempi vede Parigi come punto di riferimento. Di che tipo di expo si tratta? Si potrebbe dire che ha molte analogie con Vinitaly, è una fiera principalmente orientata al mercato, ai buyer e agli importatori esteri. Ovviamente la situazione pandemica ha praticamente azzerato la presenza degli attori cinesi e dell’Estremo Oriente, tuttavia, conversando con gli espositori, molti americani hanno fatto capolino e ci sono stati diversi visitatori da tutta Europa. Vi era insomma un grosso timore di flop epocale che fortunatamente non è avvenuto. Abbiamo detto vino, con i corridoi di Borgogna e Champagne tra i più affollati, ma vi era una intera sezione nel padiglione tre dedicata ai distillati, chiamata BE SPIRITS, più altri produttori sparsi in altre aree del salone.
L’armagnac lotta
Sorprendentemente, almeno per me, poca presenza di produttori di cognac, con le grandi maison assenti e la presenza più sfavillante era certamente Lhearaud. Quello che invece è sempre stato considerato il parente povero, l’altro nobile distillato di vino francese, l’Armagnac, ha dimostrato tutta la sua vitalità con molte aziende presenti e con molti produttori che si sono presentati con una immagine più moderna. Oltre alla Cina, l’Armagnac ha forte richiesta anche in Russia e negli Stati Uniti.
Proprio una delle più importanti realtà dell’armagnac, Darroze, con altri piccoli produttori molto noti e di grandissima qualità si consociato sotto le Cartel des Spiriteux Familiaux, un soggetto ancora embrionale ma vede sotto una unica insegna: Jacoulot (marcs et fines de Bourgogne, ma non solo), Domaine Dupont (sidro e calvados), Michel Couvreur (whisky), Drouet (cognac), Longueteau (rhum), Distillerie Metté (distillati di frutta) e lo stesso Darroze. Questo permetterà economia di scala sulla comunicazione e sulla partecipazione a fiere ed eventi, oltre a sottolineare la connotazione familiare di queste aziende.
Molto ridotta la presenza di produttori di rum delle terre d’oltremare, addirittura meno numerosi dei produttori del Quebec, dove spicca la Distillery of Montreal che produce un’ampia gamma di distillati molto interessanti tra cui gin, vodka, whisky e persino rum.
L’ascesa del whisky transalpino
Grande spazio dedicato alla miscelazione, un intero lato del padiglione chiamato “Infinite bar” dove molti degli espositori si sono abbinati a bartender francesi che hanno studiato cocktail specifici per ogni bevanda. La parte del leone l’ha comunque fatta il whisky transalpino, un fenomeno in ascesa vertiginosa con oltre cento distillerie che oramai coprono l’intera mappa. Impressionante la crescita esponenziale di Rozelieures in Lorena, rimasta di dimensioni contenute per anni producendo ottimi distillati di frutta ma esplosa appena si è cimentata col whisky, con un modello grain to glass, con orzo coltivato, maltato, fermentato e distillato completamente in azienda. Attualmente è il produttore di single malt più grande di Francia.
Il whisky subacqueo
Tra le cose bizzarre ma affascinanti, già percorse nel mondo del vino, una bottiglia di whisky lasciata evolvere sott’acqua. Risultato sorprendente, naso molto timido ma in bocca una salinità ben integrata col prodotto. Autore del Uisce de Profundis è Benjamin Kuentz, che si definisce “editore di whisky francese” in quanto seleziona botti tra i vari produttori senza dichiararne la provenienza. Ha fatto esperimenti anche immergendo intere botti ma il risultato è stato molto più altalenante senza soddisfarlo ancora appieno.
Allo stand del Concour Mondiale de Bruxelles, uno dei whisky francesi più interessanti, il Sequoia prodotto solo da orzo biologico e con l’ausilio anche di un alambicco sottovuoto. La presenza italiana? Buona tra gli stand del vino, a occhio la rappresentanza straniera più grande, mentre erano quasi totalmente assenti dai distillati se eccettuiamo Silvio Carta, che aveva i suoi prodotti allo stand con i suoi vini, e Bertagnolli che invece era unico rappresentante in BE SPIRITS ma con una postazione anche alla zona miscelazione. Parigi apre coraggiosamente la strada alle esposizioni del 2022 dove si spera di raggiungere una certa normalità e conferma come il mondo degli spiriti si stia aprendo una strada ben definita anche in una manifestazione fortemente connotata dal mondo vinicolo.