La prima volta in cui si mette piede sul suolo britannico e si nota l’abitudine piuttosto consolidata di servire il tè accompagnandolo con un bricchetto di latte, esattamente come faremmo noi con il caffè macchiato, la reazione potrebbe essere straniante. L’usanza di accompagnare il tè con il latte fu infatti proprio un’innovazione se così possiamo chiamarla, del mondo anglosassone, particolarmente affezionato al tè in tempi non sospetti.
Il tè all’inglese
Tra il Seicento e il Settecento, quando molti europei commerciavano stabilmente con la Cina e con altri paesi dell’Estremo Oriente, gli inglesi assorbirono l’usanza di consumare tè tutti i giorni e istituirono momenti e luoghi dedicati alla bevanda. Come l’afternoon tea, tanto amato della Regina Vittoria, le tea house e i tea garden. Insomma inventarono un loro rito del tè, con pietanze, modalità, suppellettili, tempi e regole ben definite e squisitamente “inglesi”. Tra cui l’usanza di allungare la tazza di tè con un goccio o più di latte. In qualche caso – tenetevi forte – anche panna.
Come nel mondo del caffè, gli specialisti sottolineano la necessità di bere il tè in purezza (che sia un tè puro o un blend, poco cambia) per assaporarne a pieno le proprietà olfattive e gustative e riconoscerne in modo inequivocabile il profilo aromatico. Lo stesso può dirsi per altre due abitudini: quella di aggiungere zucchero e limone. Quest’ultima nello specifico, è probabilmente la più deleteria tra quelle elencate e non trova giustificazione neppure nella più democristiana delle ipotesi. Ovvero “è una questione di gusto”.
Po Cha, il tè tibetano
Se guardiamo al resto del mondo, per alcune popolazioni del Tibet, il tè con il latte e il burro è un rito istituzionalizzato da tempo. Si chiama Po Cha, ed è una bevanda particolarmente diffusa in diverse regioni che insistono sulla zona nell’Himalaya: oltre al Tibet, il Nepal, il Butan e alcuni stati dell’India. L’usanza di aggiungere il burro al tè deriva da fattori storici e climatici: il tè arrivò dalla Cina in Tibet nel VII secolo, quando l’uso del burro era ampiamente sdoganato nell’alimentazione di tutti i giorni. In secondo luogo, ad alte quote, latte, burro e sale hanno una funzione corroborante e per questo vengono preferiti alla bevuta di tè in purezza.
Il Po Cha si prepara con foglie di tè, burro, sale, latte. Alla base c’è un tè nero o Pu’er che si prepara facendo sobbollire a lungo le foglie di tè, anche per mezza giornata. I metodi di preparazione sono differenti per un risultato tutto sommato simile. Tuttavia va sottolineato che non sussistono prove certe che l’usanza tibetana sia connessa con quella britannica, che poi si è allargata anche ad altre culture. Le due cose difficilmente si possono considerare come consequenziali, anche se i popoli intrattenevano delle relazioni.
Perché gli inglesi bevono tè con il latte?
Dunque perché gli inglesi hanno cominciato a mettere il latte nel tè? Secondo una versione abbastanza accreditata, il tè veniva addizionato di latte in Gran Bretagna per evitare che le tazze si macchiassero. La goccia di latte abbassava le temperature dell’acqua bollente e permetteva un contatto più lieve con le porcellane di non particolare qualità che giravano in passato, che si sarebbero rotte al contatto con un calore eccessivo. Una seconda versione afferma invece che quando il tè arrivò in Inghilterra, i palati del tempo preferivano coprirne i sapori amari o erbacei con l’aggiunta del latte. Si supponeva che questo accadesse anche con tè di qualità non particolarmente notevole.
Quando aggiungere il latte al tè: un dibattito
A questo punto non ci resta che affrontare la cruda realtà: cosa fare se proprio dovete aggiungere il latte nel vostro tè, insomma, se non riuscite a farne a meno? Premesso che in Italia mi aspetto che sia abbastanza facile farne a meno, facciamo almeno ordine sulle modalità. Come abbiamo detto, il latte si aggiunge direttamente al tè in tazza, sia caldo che freddo.
Ma c’è una versione divergente: secondo il British Standard Institute che ha fissato delle regole di riferimento per la tazza di tè perfetto, il latte va messo prima nella tazza e non versato nell’acqua bollente, per evitare che il latte si scaldi troppo e in modo irregolare. Nel 2014 il Guardian pubblicò un articolo in cui raccontò che secondo una ricerca condotta da un gruppo di scienziati, il latte doveva essere versato tassativamente prima del tè. La cosa forse più divertente è scoprire che, come noi ci scanniamo per la pancetta nella carbonara o l’utilizzo del nome arancina o arancino, gli inglesi dibattono sul momento in cui sia più opportuno aggiungere il latte al tè. Quando sarebbe facile (e populista) risolverla così: non mettetelo e tantissimi cari saluti.
Tè neri, Oolong e rooibos con il latte
L’aggiunta di latte è comprensibile solo in tre casi: tè neri, tè Oolong particolarmente ossidati (quindi simili nel gusto a tè neri), rooibos, che non è un vero e proprio tè ma una bevanda infusa, che assomiglia al tè nero pur non avendo caffeina, per cui si sposa bene con latte e zucchero. Se si intende aggiungere il latte al tè, occorre seguire un ulteriore consiglio: quello di prolungare l’infusione delle foglie oltre i 4 minuti. Con il tè bianco e il tè verde il latte è assolutamente sconsigliato perché ne offuscherebbe completamente i sapori.
Matcha Latte e Chai Latte
Altro discorso vale per il Matcha Latte, una bevanda molto apprezzata negli ultimi anni, che viene preparata sia a freddo che a caldo con il latte, l’acqua e il Matcha, il tè polverizzato di origine giapponese. In questo caso il metodo di preparazione lo rende più simile a un cappuccino, e il Matcha grazie alla sua unicità finisce per sposarsi perfettamente non solo con il latte, ma anche con altre bevande vegetali come il “latte” di mandorla, di avena o di soia. Per chi ha bazzicato le caffetterie britanniche (ma ormai Starbucks ha varcato anche i nostri confini) c’è anche il Chai Latte, un’infusione di tè nero con le spezie e aggiunta di latte e crema di latte.