“Si dice Renais, non Renaìs”. Modificando leggermente la più celebre delle citazioni della piccola maghetta di Hogwarts, Hermione Granger, possiamo farci subito un’idea su chi ci sia dietro al nuovo gin anglofrancese che racconta il terroir di Chablis: Emma Watson, ma anche suo fratello Alex.
Ma il loro gin non è il solito prodotto celebrity branded, espressione che si riferisce a ciò che sfrutta la popolarità di una figura pubblica per promuovere qualunque cosa (qualcuno sta pensando all’hard seltzer di Fedez?). Già, perché se la prima è una pluripremiata attrice e attivista di fama internazionale, il secondo è un professionista nel settore del vino e degli spirits da ormai oltre dieci anni.
Il loro Renais Gin nasce proprio da qui, dalla volontà comune di celebrare con un taglio più moderno la lunga tradizione vitivinicola di famiglia. Come? Con un prodotto, appunto, che parte dalla Borgogna e viene distillato in Gran Bretagna, icone rispettivamente del vino e del gin. Ma soprattutto con un prodotto che (per fortuna) sembra tutt’altro che la classica trovata pubblicitaria, dove dietro a un nome altisonante di solito si nasconde solo tanto fumo. Vi spiego perché, partendo dalla fonte e quindi dal produttore reale di Renais: Alex Watson.
L’intervista ad Alex Watson
Alex, come e quando è nata l’idea di produrre Renais Gin?
“Questa è una storia molto lunga, una storia iniziata quando mio padre ha piantato i nostri primi vigneti a Chablis ormai più di trenta anni fa. Chris Watson all’epoca viveva a Parigi e lavorava come avvocato, ma durante il fine-settimana passava molto del suo tempo a produrre vino in Borgogna. Io stesso sono nato e cresciuto in Francia e questo ha avuto una grande influenza sulla mia decisione di iniziare a lavorare in questo settore. Ho sempre voluto creare qualcosa che fosse ispirato e collegato al patrimonio enologico francese, oltre che alla mia famiglia“.
Qual è la differenza tra Renais e gli altri innumerevoli gin presenti sul mercato?
“Credo che si possa rispondere a questa domanda in due modi: posso parlare delle differenze materiali di Renais in termini di ingredienti e poi anche di processo produttivo, che è molto diverso. Innanzitutto la nostra è un’acquavite a base d’uva, creata quindi riciclando le bucce d’uva del processo di vinificazione. Questo non è il modo più semplice di produrre alcol, ma ci consente di realizzare una base alcolica sostenibile e di alta qualità con cui lavorare. In secondo luogo, la nostra scelta delle botaniche è molto insolita per un gin. Non si tratta di un London Dry Gin, classico inglese, perché tutte le nostre botaniche sono state selezionate per replicare le note di degustazione di uno Chablis e della Borgogna più in generale“.
È dunque il terroir il vero tocco di magia di Renais Gin?
“Sicuramente è proprio questo ciò che ci rende maggiormente diversi da qualsiasi altro gin. La missione di Renais è ricreare la stessa filosofia e lo stesso approccio agli spirits che già esiste da anni nel vino. Per ovvie ragioni, la metafora è d’obbligo, amiamo definire il terroir il nostro tocco di magia. Mi riferisco alle nostre vigne e anche a tutte le botaniche che utilizziamo per ottenere quel sapore specifico, portandolo infine nel gin. La magia c’è ed è la parte enologica della nostra filosofia, ma per me è anche il fatto che questo gin rappresenta la storia della mia famiglia negli ultimi 30 anni“.
Com’è lavorare con la tua sorella maggiore, ma soprattutto con Emma Watson?
“È fantastico lavorare con Emma, siamo quasi coetanei (33 anni lei e 31 lui, ndr) e siamo co-founder del progetto. Lei è molto creativa, da tanti punti di vista, mentre il mio background è più legato alle bevande: insomma, insieme siamo una squadra ben assortita. Io vengo da tanti anni di lavoro in un’istituzione del gin quale Tanqueray, gli spirits rappresentano la mia più grande passione. Cos’altro aggiungere invece su mia sorella? Lei è incredibilmente brava in qualsiasi cosa faccia, lo sapete tutti”.
Com’è Renais Gin
Ok lo storytelling, ok l’elegante bottiglia gialla/dorata dall’ispirazione art déco, ma passiamo ora alle cose serie e alla degustazione. Con un profilo aromatico distintivo e una spiccata identità, Renais bilancia la mineralità di un vino francese con la citricità degli agrumi freschi e la balsamicità del ginepro.
Si percepiscono in serie anche le note calde delle spezie, così come chiari sentori floreali e un pizzico di dolcezza sul finale. Tutto questo lo rende ideale come base per un Gin Tonic, un Negroni o, più semplicemente, perfetto da gustare liscio apprezzandone appieno la complessità.
Non il solito celebrity branded
In primis, per il metodo di produzione e l’origine sopracitata della sua base alcolica (vinacce e non cereali), ma c’è dell’altro. Renais, “rinascita” in francese, è un gin orgogliosamente a zero emissioni di anidride carbonica sviluppato utilizzando ingredienti di provenienza locale, tra cui uve organiche Grand Cru, raccolte a mano e riciclate dalla pressatura del vino, che provengono dal Domaine Watson in Borgogna. Le vinacce vengono in seguito sottoposte a macerazione su pietra di Kimmeridgian, prima di essere distillate con le altre botaniche del gin come fiori di tiglio, bacche di cubeb e miele d’acacia. L’intero liquido viene inoltre distillato in piccoli lotti per garantire massima qualità a ogni bottiglia.
Il risultato? Un tripudio di mineralità tipico di Chablis, e anche un prodotto di cui ogni Watson amante del vino Chablis sarebbe orgoglioso. Naturalmente questo peculiare processo di produzione lo rende un prodotto premium, che in Italia costa non a caso quasi 70 euro a bottiglia (67, per la precisione, su tante enoteche online). Mica poco… Ma, dopo averlo provato di persona, vi assicuro che questi 70 euro non si motivano solo col nome illustre che Renais si porta dietro.