Prosecco: 5 vini “alternativi” al Prosecco che criticate

Mentre si stappa Prosecco per festeggiare il riconoscimento delle colline di Conegliano e Valdobbiadene a patrimonio Unesco, vi suggeriamo 5 vini "alternativi" al Prosecco comunemente conosciuto e, spesso, criticato.

Prosecco: 5 vini “alternativi” al Prosecco che criticate

Mentre in Conegliano e Valdobbiadene si sboccia come se non ci fosse un prossimo Capodanno, con l’ingresso delle colline “del Prosecco” nell’Olimpo dei siti Unesco, noi riflettiamo sui vini alternativi al Prosecco che criticate.

Perché lo state facendo: se per anni il dibattito sull’elezione a Patrimonio dell’Umanità delle colline maggiormente vocate al Prosecco è stato incentrato sull’uso (e abuso) di pesticidi, a un giorno dall’ambito riconoscimento giornalisti e lettori rincarano la dose, forse trascurando che solo una piccola parte di quel territorio è stato benedetto dall’Unesco.

Quindi, prima di dirvi da quali cantine attingiamo noi, lungi da vigne a ridosso dalle tangenziali e raccolte meccanizzate scelleratissime, alcune doverose precisazioni:

  • il riconoscimento parla di paesaggio, non di vino: l’assemblea Unesco riunita in Azerbaijan ha definito il sito un “territorio da proteggere e tutelare per l’unicità del suo paesaggio culturale. La zona, cito testualmente, è caratterizzata da dorsali collinari, ciglioni (piccoli vigneti in terrazzamenti), foreste, villaggi e coltivazioni. Per secoli questi terreni aspri sono stati plasmati e adattati dall’uomo e dal 17° secolo l’uso dei ciglioni ha creato un paesaggio a scacchiera fatto di filari di viti paralleli e verticali alle pendenze. Nel 19° secolo la tecnica della “bellussera” (un sistema di coltivazione delle viti disposte a raggiera grazie al sostegno di pali in legno collegati fra loro) ha contribuito alle caratteristiche estetiche del paesaggio.”;
  • il 55esimo sito italiano eletto giacimento culturale non è quello del Prosecco, non riguarda l’intera denominazione del Prosecco insomma; il riconoscimento è legato alle sole colline di Conegliano e Valdobbiadene. Il Comitato infatti “ha evidenziato come la protezione del paesaggio rurale sia garantita in particolare dalle regole di produzione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, che promuove il mantenimento dei vigneti, dei ciglioni e delle altre caratteristiche fondamentali per la conservazione delle tradizioni locali e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi associati”.

Ciò premesso, non neghiamolo: se diciamo “Prosecco”, al netto della scenografia collinare, molti di voi penseranno alla bolla geyser evanescente nel bicchiere (frutto di un troppo breve periodo di affinamento), a un residuo zuccherino tutt’altro che trascurabile, a lieviti (e quindi profumi) sempre uguali a se stessi.

Al Fruttolo.

Quindi, per celebrare il Prosecco, come sempre a modo nostro, vi proponiamo cinque vini, o meglio cinque cantine, che meritano di essere provate. Piccoli produttori che si distinguono (per sostenibilità in vigna e vini di carattere) tra le colline appena divenute sito Unesco, ma anche fuori dall’area di Conegliano e Valdobbiadene e, perché no, veri e propri dissidenti, che hanno rinunciato alla parola “Prosecco” in etichetta, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che comporta prendere le distanze dal “brand” italiano amatissimo a Londra.

Casa Coste Piane

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Sei ettari vitati a S. Stefano di Valdobbiadene, nella pedemontana trevigiana. Quello di Casa Coste Piane è un approccio rispettoso in vigna; si attuano rifermentazioni naturali in bottiglia (leggasi Colfòndo, ad eccezione di una referenza prodotta con metodo charmat); tra le cose che mi capita di bere più di frequente in quelle zone. Azienda di riferimento per la tipologia, un vignaiolo che da sempre produce il Prosecco utilizzando questo metodo.

Le Vigne di Alice

 

Sempre in zona Conegliano Valdobbiadene vi farei assaggiare il ‘life is a bubble’, pensiero di Cinzia Canzian (aka, Le Vigne di Alice). Tre linee in cui trovano spazio le espressioni più tradizionali del prosecco, le rifermentazioni in bottiglia, vitigni autoctoni e alloctoni. La linea dei rifermentati in bottiglia, in particolare, è interessante (lo so, sono monotona): nasi espressivi, bei vini.

Bele Casel

Prosecco Bele Casel

 

Usciamo dalle terre appena diventate patrimonio Unesco, ma rimaniamo sempre nella denominazione del Prosecco DOCG.  Siamo nella vicina Asolo e non possiamo non citare la cantina Bele Casel. L’azienda, oggi capitanata dal ‘vignaiolo ciclista’ Luca Ferraro, ha sulle spalle qualcosa come 40 vendemmie. Il loro Colfòndo è probabilmente tra i vini bandiera dell’azienda, ma segnalerei anche il bel lavoro che stanno facendo sui lunghi affinamenti della Glera (il loro Vigne Vecchie merita l’assaggio) e sulla valorizzazione di altre varietà autoctone.

Casa Belfi – Naturalmente frizzante

Ci si sposta a San Polo di Piave, nel trevigiano, per assaggiare un altro Confòndo. Il progetto, legato a naturalità e artigianato, nasce dal sodalizio tra Albino Armani, storico produttore della Val D’Adige (oggi le tenute sono cinque e annoverano anche Trentino e Friuli) e l’enologo Maurizio Donadi. Una Glera rifermentata in bottiglia che si spoglia della denominazione (non troverete alcun riferimento al Prosecco).

Costadilà

costadilà

Tra i dissidenti, se ci spostiamo nella parte nord-orientale della DOCG Conegliano – Valdobbiadene e troviamo i rifermentati di Costadilà. Macerazioni sulle bucce e rifermentazioni in bottiglia caratterizzano i sorsi che troverete nelle referenze a base Glera dell’azienda. Sempre che non vi spaventi il colore..torbido. Il loro vino da beva compulsiva? Il Vino bianco frizzante 450 S.L.M.