Gli americani sono gli antichi maestri nell’arte di trovare un primo classificato (cosa ve ne farete mai, oh yankee, del primo premio per il miglior porco grasso della fiera della Contea di Isabella in Michigan?). Traendone ispirazione, anche noi italiani distribuiamo classifiche di vini da oltre trent’anni. E, dato l’incomodo di vedersi giudicati, i bravi vignaioli gradirebbero finire in queste guide dei vini ed accaparrarsi quanti più grappoli, chiocciole, viti, corone, faccini e bicchieri possibili. Trofei da poter esporre in sala degustazione o, tramite apposito bollino, direttamente sulla bottiglia, per far capire all’avventore che è capitato bene, che ha fatto visita ad una cantina ‘premiata’, che la bottiglia è ‘di livello’.
Però qui sorge la domanda: e i vini ultimi classificati? Perché non esiste una guida tutta per loro? Perché nessuno ha mai pensato di recuperare tutti i punteggi più bassi, assegnati ai vini dalle maggiori guide del settore nel corso delle sessioni di degustazione, e creare una “Guida ai peggiori vini d’Italia”, magari premiando il peggiore dell’anno con i tre crachoir?
D’altronde le classifiche hanno una cima e un fondo; le gare hanno un vincitore e un ultimo classificato. Eppure, se ci mettiamo a sfogliare le guide dei vini uscite sul mercato nelle scorse settimane troveremo schiere di etichette premiate con tanti bei simboli, circondate da una moltitudine di altri onesti vini, qualitativamente inferiori ma non si dica che non sono buoni, per l’amor del cielo. Inoltre, ogni guida ha un proprio plotone di vini premiati, con pochi fuoriclasse il cui giudizio di eccellenza è unanimemente condiviso da tutti gli editori; questo potrebbe già confondere, ma parliamo pur sempre di ‘gusti editoriali’ e va bene così. Il problema vero è che dare un 6 politico a chi è presente in guida anche se giù dal podio non permette ulteriori distinzioni tra tutto quel mare magnum idroalcolico. Che male ci sarebbe a informare il pubblico completamente, dando dei giudizi anche ai vini meno performanti? Sarebbe un atto di profonda sincerità nei confronti dei lettori e delle cantine: i primi riceverebbero un’informazione completa, le altre potrebbero far tesoro del giudizio e tentare di approcciare l’annata nuova con voglia di migliorarsi. No, ripensandoci le cantine partirebbero con una sventagliata di diffide. O peggio, appenderebbero il portafogli al chiodo.
Sappiate però una cosa: io il vino peggiore d’Italia lo comprerei veramente. E come me centinaia di persone, ci giurerei. Perché? Ma perché è il peggiore dell’anno. Perché il peggiore è comunque un vertice di una piramide, ancorché rovesciata. Per capire come mai sia proprio lui il peggiore. Mi raccomando, se a qualcuno venisse il colpo di fare una guida simile, almeno una dedica o una citazione in esergo me la dovete.