In collaborazione con Signorvino
Prodotti a partire da uve a bacca nera lasciate macerare a contatto con il mosto per un tempo più o meno breve, quello utile a far sì che i pigmenti contenuti sulle bucce donino il caratteristico colore al vino. È questo, in estrema sintesi, ciò che identifica i vini rosati. Si tratta insomma di un approccio alla vinificazione, una tecnica che abbraccia trasversalmente territori, vitigni e stili eterogenei.
I trend mondiali (dati Iwsr) ci parlano di una crescita del 30% dal 2002 ad oggi: a cavalcare questo fenomeno è soprattutto la Francia, con la Provenza a tenere le fila in termini di volumi prodotti, ma da qualche anno (meglio tardi che mai) anche l’Italia ritorna a scommettere su una tipologia che è parte della storia di tanti territori.
L’Osservatorio Signorvino, analisi svolta semestralmente dal gruppo, rivela che a rivolgersi ai rosati è una platea sempre più eterogena di consumatori. In epoca di pandemia, forse anche grazie alla vetrina dell’e-commerce, si sono avvicinati ai rosati anche gli uomini, sia esperti di vino che semplici appassionati. Non si tratta più di una categoria di vini destinata soltanto all’aperitivo o ad abbinamenti “leggeri”, al contrario i rosati sono sempre di più equilibrato abbinamento anche di portate ricche ed elaborate.
L’Italia in rosa(to)
Parliamo di una produttiva molto eterogenea, diverse vocazioni territoriali, diversi i vitigni utilizzati, diverse le filosofie produttive che portano a “stili”, quindi sorsi, molto eterogenei, inseriti all’interno della stessa tipologia di vino: diversità e peculiarità a lungo bistrattate e poco valorizzate, ma che rappresentano un valore, una ricchezza (anche ampelografica) si cui l’Italia del vino sta tornando a scommettere. L’inversione di tendenza è stata senza dubbio tardiva, ma lascia ben sperare per il prossimo futuro, soprattutto guardando ai consumi su alcuni mercati internazionali.
Anche perché non stiamo parlando di qualcosa di esotico, tutt’altro, l’Italia del rosato ha validi rappresentanti sparsi lungo Stivale. Territori che da qualche tempo hanno ripreso a scommettere su ste stessi, forti di una “tradizione” (o dell’accezione che noi oggi attribuiamo al termine) che aspetta solo di essere comunicata.
È proprio con questo spirito che i sei distretti produttivi più significativi del nord, centro e sud Italia hanno deciso di fare rete per la promozione dei vini in rosa della tradizione italiana. Rosautoctono -l’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano- è una compagine presentata al ministero delle Politiche agricole, che raccoglie i Consorzi di tutela delle DOC più rappresentative del settore: Bardolino Chiaretto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirò Rosato.
Il colore: rosa si fa per dire
La definizione vino rosato (o rosa come amano definirli alcuni) è ovviamente utile ad inquadrare genericamente una tipologia di prodotti ma è inadatta ad identificare le peculiarità di ogni espressione. Sono parecchie le differenze sensoriali dei prodotti presenti in commercio, una di queste è senza dubbio il colore. I vini rosati variano da un colore buccia di cipolla -insomma un rosa molto scarico di colore- al quasi-rosso. Tempo di macerazione a contatto con le bucce, vitigno, ed eventuale invecchiamento (perché sì, alcuni si prestano anche a questa pratica) hanno un peso notevole nel tinteggiare l’aspetto del vino. Tra i due estremi abbiamo ogni sfumatura del rosa.
Il prezzo: cheap sarai tu
Se dei pinot neri d’Oltralpe o dello Champagne diremmo che il vino è costoso ma non caro -per indicare prodotti che valgono fino all’ultimo centesimo- dei vini rosati potremmo dire che sono molto spesso vini economici, ma non cheap. È indubbio che il mercato sia popolato anche di prodotti dozzinali, ma questo vale per qualunque tipologia di prodotto. Ci sono ottimi rosati in commercio, e sono tra quelli con il miglior rapporto qualità (godimento) prezzo in assoluto. Se sapete scegliere, o affidarvi a chi sa scegliere per voi, berrete molto bene a prezzi super interessanti insomma.
Lo sanno bene da Signorvino, catena che ormai conta 22 enoteche con cucina diffuse in tutta Italia (ultima apertura quella di Roma), in grado di offrire oltre 2000 etichette italiane in ogni punto vendita, in questo mese impegnato in un interessante focus sui rosati con molte promozioni attive. Aziende molto note, piccolissimi produttori e curiosità provenienti da tutto lo stivale, la carta delle enoteche presenta vini adatti ad ogni occasione ma anche a tutte le tasche (solo per citare alcuni esempi, l’Etna Rosato Sul Vulcano di Donnafugata costa 21,90 euro e il Rosé Trevenezie 11 Minutes di Pasqua 15,90 euro).
La versatilità in abbinamento
La versatilità dei vini rosati nell’abbinamento vino cibo è molto ampia, sono perfettamente abbinabili con gli antipasti, la pasta, il riso, il pesce, la carne e anche con i formaggi. Una delle caratteristiche principali dei vini rosati è la loro freschezza negli aromi, in genere gli stessi che sono tipici nei vini rossi giovani, tuttavia, come per ogni altro tipo di vino, prima di procedere all’abbinamento, è necessario conoscere le caratteristiche specifiche di ogni vino. Si è già detto che, dal punto di vista dell’abbinamento cibo vino, i vini rosati sono da considerarsi una via di mezzo fra i bianchi e i rossi, e grazie a questa caratteristica offrono un’ampia versatilità.
Rispetto ai vini bianchi, i rosati sono in genere meno acidi e possiedono una maggiore morbidezza, fattori che dipendono anche dal modo in cui sono stati prodotti, mentre rispetto ai rossi, hanno una struttura e un’astringenza minore. Ogni rosato ha le sue caratteristiche organolettiche, destreggiarsi negli abbinamenti è un’abilità non certo banale che spesso richiede la guida di un addetto ai lavori come nel caso dei Wine Specilist di Signorvino, formati appositamente per indicare l’etichetta giusta per ogni occasione o abbinamento, parlando chiaro al consumatore, senza inutili formalità, con il solo intento di promuovere il vino italiano ed indirizzare verso un consumo sempre più consapevole.
Un trend in crescita
Con 2,8 miliardi di bottiglie consumate nel mondo nel 2019, rappresentano a tutti gli effetti uno dei due grandi trend degli ultimi anni. E se è la Provenza a tenere le fila in termini di numeri, l’Italia inizia a credere in sé stessa, forte di quella tradizione ed eterogeneità di stili e prodotti che potrebbero rappresentare un vero e proprio tesoretto enoico.
Stiamo ancora parlando di una fetta minima del mercato italiano (siamo sotto il 10% dei consumi nazionali, compresi gli spumanti) e di una percentuale ancora più bassa del nostro export, ma il sistema “vino rosa italiano” custodisce al proprio interno un vero e proprio patrimonio, in cui proprio la diversità (territoriale, di vitigno e approccio produttivo) può essere la giusta leva
Siamo comunque tra i principali Paesi produttori al mondo: dal Bardolino Chiaretto (10 milioni di bottiglie prodotte) al Valtènesi Chiaretto (1,5 milioni), dal Cerasauolo d’Abruzzo (6 milioni) al Castel del Monte Rosato (500.000), dal Salice Salentino Rosato (500.000) al Cirò Rosato (1,5 milioni).
Gli Sparkling rosè
Ma non solo vini fermi. Un altro trend che promette di registrare cifre da capogiro nei prossimi anni è quello degli sparlking rosè. La bollicina mania è ormai nota ai mercati internazionali, e anche i consumi nel nostro Paese lo dimostrano. L’avvinazzato è sempre più incline a consumare “bolle”, le nostre cantine spumantizzano la qualunque e più in generale vi è la tendenza ormai consolidata a cercare freschezza nel bicchiere.
Cosa ci può essere di più fresco di una bollicina? Abbiamo già parlato in passato di come l’acidità sia diventata la tendenza sensoriale del decennio, gli sparkling rosè sono un driver importante in tal senso. Le bolle in rosa, la cui produzione mondiale nel 2021 parla di 160 milioni di bottiglie (5% di quota sul totale dei consumi degli sparkling nel mondo), sono una scommessa con cui l’Italia ha calato l’asso del Prosecco Doc Rosé (50 milioni di bottiglie previste) che promette di farsi valere, soprattutto sui mercati esteri. Un piccolo esempio?
Il Prosecco Rosè Vigner di Vinicola Serena, prodotto con uve Glera e Pinot Nero. Il mosto è fermentato in vasche d’acciaio e poi spumantizzato in autoclave con metodo Charmat. Di colore rosa acceso. Al naso un bouquet di pompelmo rosa, delicati aromi di frutta rossa e petali di rosa. In bocca molto secco con richiami minerali che sostengono il bouquet floreale. Buona freschezza e bolla morbida. Uno spumante veneto per tutti i giorni in grado di mettere d’accordo palati diversi. Da accompagnare con saluti e taglieri di formaggio o primi di pesce (in vendita da Signorvino a 12 euro).