L’India è il secondo produttore di tè al mondo. Anzi, per molto tempo è stato addirittura il primo, scalzando la Cina, che negli ultimi anni ha recuperato il suo primato di paese scopritore, selezionatore, esportatore di tè di alta qualità. Come riporta Krisi Smith, c’è un altro primato: gli indiani sono i più grandi bevitori di tè al mondo, con un consumo pari al 23% del tè bevuto, oltre due miliardi di tazze al giorno. Molte di queste sono piene di masala chai, altrimenti noto come tè chai.
La nascita del tè in India
Come siamo arrivati a questo? Difficile riassumere in poche e semplicistiche righe un processo così importante e strutturale, che ha permesso all’India di prendersi un posto di primo piano nella produzione e nel commercio globale di tè in un tempo, tutto sommato, molto breve. Per dare qualche coordinata, possiamo dire che la varietà autoctona, la camelia sinensis assamica, diversa da quella prevalente in Cina, la camelia sinensis sinensis, per lungo tempo era stata impiegata in India solo per creare infusi a scopo medicinale.
È con il dominio britannico che l’India comincia a produrre tè nel XIX secolo, specializzandosi nella produzione di tè neri robusti, adatti alla colazione o al momento dell’afternoon tea, e parallelamente creando coltivazioni e lavorazioni più pregiate, come quella dei tè assam e darjeeling e nilgiri. Intanto in India si andavano rafforzando alcune abitudini autonome legate al tè, tra cui il rito del masala chai, che è divenuto famoso e apprezzato anche nel resto del mondo.
Tè chai, masala chai, o chai
Anche se, quando portiamo qualcosa da noi, non è raro che la condiamo con un po’ di insana confusione, a partire sempre dai nomi. L’abbiamo dimostrato nell’articolo in cui abbiamo parlato del poke e del suo accento. Dire (o scrivere) tè chai, come fanno in tanti, non ha senso. Chai infatti è la parola in hindi che designa il tè. Quando diciamo tè chai, stiamo semplicemente traducendo, o se vogliamo essere più taglienti, ripetendo due volte la stessa parola ma in due lingue diverse. Più comunemente questa bevanda viene chiamata masala chai, quindi “tè speziato”, oppure semplicemente chai.
Chai e Starbucks
L’equivoco c’è anche negli Stati Uniti, da cui è probabile che abbiamo derivato la nostra cattiva abitudine. Come riporta la blogger Shweta, la bevanda divenne popolare negli Stati Uniti grazie a Starbucks, che ne diffuse una sua versione nel 2014. “Il risultato è stato un tentativo di masala chai pieno di cannella e annacquato che piaceva agli americani e non ai desis (questa parola indica persone che hanno origini o le cui famiglie hanno origini dell’India, del Bangladesh o del Pakistan ma si trovano a vivere in altre nazioni)”. E ancora scrive Shweta: “E grazie a Starbucks, la gente cominciò anche a dire “chai tea”. Chai significa “tè”, quindi chai tea significa tè tè. È ridondante e imbarazzante”.
Secondo una versione riportata anche dal blogger Joonas Jokiniemi, inizialmente il tè nero in India veniva bevuto “all’inglese” aggiungendo solo qualche goccia di latte. Nel frattempo in India si cominciava a sviluppare una versione locale, con un mix di spezie, declinato in infinite varianti e ricettazioni. Esistono anche venditori di chai nelle strade, che si chiamano Chai Wallhas, ognuno con un suo metodo specifico, posti in punti strategici delle città.
La ricetta del masala chai
Il masala chai viene preparato a partire da un infuso di erbe e spezie, addizionate con latte e zucchero. Krisi Smith (l’ho nominata anche sopra) riporta come ricetta autentica quella che prevede di mettere in una padella di medie dimensioni 400 millilitri di latte intero e 200 di acqua. Vengono poi aggiunti tre cucchiaini di tè nero in foglie sfuse e poi un mix di spezie. Che si può fare a piacimento a partire almeno da cannella, pepe, zenzero, cardamomo, chiodi di garofano. Il latte con il tè va fatto sobbollire per 10 minuti per poi aggiungere due cucchiaini di zucchero e servire. Sul blog di ricette indiane Milhaan c’è anche una versione video. Sottolineo anche che chai masala e chai latte non sono la stessa cosa, anche se potrebbe sembrarlo. Il secondo viene preparato con schiuma di latte o latte montato.
C’è una parte straordinaria del libro di Joseph Wesley Uhl che sul masala chai racconta: “Uno dei vantaggi dell’essere entrato a far parte di una famiglia dell’Asia meridionale è quello di aver raccolto le ricette e le tecniche personali dei familiari di mia moglie per la preparazione del masala chai” e poi spiega che la ricetta che riporta nel libro “costituisce un insieme di ricette raccolte negli anni durante vari viaggi in India, guidato dal mio bisogno incessante di nascondermi nelle cucine a prendere appunti sul metodo di preparazione del masala chai perfetto”. Nella sua versione, il tè viene fatto bollire quattro volte e nel mix di spezie ci sono anche semi di finocchio e anice stellato.