Quando dalla redazione mi hanno chiesto di scrivere un post dedicato ai migliori Moscato d’Asti in vista delle imminenti festività natalizie ho pensato da una parte di non essere all’altezza: troppo poche le occasioni per assaggiare in maniera estesa, completa e magari alla cieca un numero sufficiente di bottiglie, e dall’altra quanto sia ancora per certi versi difficoltoso uscire dallo stereotipo che vede questo vino sempre ed automaticamente abbinato al solo panettone, o quasi.
Se per cercare di ovviare alla prima problematica ho provato nelle ultime settimane ad aprire il maggior numero possibile di bottiglie sulla seconda c’è ancora molto da fare. Eppure non dovrebbe essere così difficile: il Moscato d’Asti è vino dolce che sa funzionare bene nei contesti più diversi, non solo tra il 25 dicembre e i 6 gennaio. Si tratta infatti di vino frizzante particolarmente leggero, tutt’altro che alcolico, generalmente delicato e al tempo stesso caratterizzato da un tratto aromatico inconfondibile. È quello dell’uva: il moscato bianco (questo il nome della varietà che viene utilizzata per produrlo) già in vendemmia ha un sapore che ricorda quello del vino, e viceversa. Vero che con i dolci lievitati è abbinamento naturale e certificato, altrettanto vero che con i Moscato più buoni è possibile sbizzarrirsi divertendosi a tutto pasto. Due i tentativi tra quelli che ho preferito: con un piatto di formaggi morbidi, profumati ma non erborinati, e con alcune ostriche (giuro, può funzionare).
Qualche dato: il Moscato d’Asti viene prodotto nella zona meridionale del Piemonte, tra le provincie di Alessandria, Asti e Cuneo e nasce in autoclave, grandi serbatoi di acciaio a chiusura ermetica che permettono di tenere sotto controllo ogni fase della vinificazione e soprattutto di effettuare la rifermentazione senza perdite di pressione. Si tratta di un vino la cui fermentazione viene infatti interrotta al raggiungimento dei 5, massimo 6 gradi alcolici e che quindi preserva al suo interno gli zuccheri già naturalmente presenti all’interno dei grappoli.
Soprattutto, un vino sempre più diffuso: negli ultimi anni la produzione di Asti Spumante è andata via via calando in favore di quella del Moscato d’Asti fino a superare i 30 milioni di bottiglie del 2018, con tutto quello che questo comporta sulla qualità media dei vini in commercio. Inutile girarci intorno: non moltissimi i prodotti meritevoli di attenzione, troppi i Moscato d’Asti venduti a prezzi eccessivamente bassi incapaci di raccontare la fragranza e la finezza delle migliori bottiglie. Come sempre vale la regole del cartellino, al di sotto di un certo prezzo è impossibile trovare un vino di qualità.
Qui ho provato a raggrupparne alcuni particolarmente significativi in ordine alfabetico, ben consapevole in giro ce ne siano altrettanti meritevoli della stessa attenzione.
Moscato d’Asti DOCG “Vite Vecchia”, Ca’ D’ Gal
Santo Stefano Belbo, AT
Forse il più celebre, probabilmente il più longevo, di certo il più costoso: il Vigna Vecchia (oggi Vite Vecchia) è Moscato d’Asti che nel 1998 ha aperto una strada e dimostrato le potenzialità della tipologia. Segni particolari: un lunghissimo affinamento in bottiglia, di almeno 3 anni per un vino di rara stoffa e longevità, capace forse di andare “oltre” la tipologia e affermarsi tra i grandi vini italiani.
Moscato d’Asti DOCG “Filari Corti”, Carussin
San Marzano Oliveto, AT
Nomen omen, il Filari Corti nasce da un vigneto la cui particolare conformazione ha obbligato Bruna Ferro e Luigi Garberoglio a impiantare il filare trasversalmente. Saporito e dinamico, avvolgente come pochi: un riferimento non solo tra i vini naturali.
Moscato d’Asti DOCG, Emilio Vada
Coazzolo, AT
A partire dai vigneti di famiglia, le cui uve vengono ancora oggi per larga parte vendute a terzi, Emilio ha iniziato nel 2012 una piccola produzione anche di Moscato d’Asti tanto soffice quanto fresco, morbido senza mai stancare. La mia personalissima rivelazione dell’anno.
Moscato d’Asti DOCG, G.D. Vajra
Barolo, CN
La dimostrazione di quanto un ottimo Moscato d’Asti possa trovare casa anche all’interno di importanti cantine delle Langhe, accanto al Barolo (anche se poi a guardare bene le uve che contribuiscono a quello della famiglia Vaira provengono da vigneti a Mango e Santo Stefano Belbo, nel cuore dell’area produttiva storica, nell’astigiano).
Moscato d’Asti DOCG “Casa di Bianca”, Gianni Doglia
Castagnole delle Lanze, AT
Tra quelli scoperti di recente quello che forse più mi ha colpito per la bella quantità di dettagli e di sfumature che è in grado di offrire. Da singolo vigneto, caso più unico che raro nel panorama dei Moscato.
Moscato D’Asti DOCG Canelli, La Morandina
Castiglione Tinella, CN
Una sicurezza, vino di straordinaria costanza qualitativa che non può mancare da ogni possibile lista ragionata dedicata alla tipologia. Sempre grande freschezza, giusta complessità, particolare allungo sulla dolcezza.
Piemonte Moscato DOC “Moscato d’Autunno”, Saracco
Castiglione Tinella, CN
Cantina imprescindibile per affrontare il mondo del Moscato d’Asti di oggi e il tentativo, riuscito, di produrre un Moscato “superiore”, più raffinato e complesso rispetto a quello (già molto buono) della casa.
Moscato D’Asti DOCG Canelli “Tenuta del Fant”, Tenuta Il Falchetto
S. Stefano Belbo, CN
Dal profilo inconfondibile, forse l’unico produttore ad aver scelto per il proprio Moscato d’Asti una bottiglia simile a quella cosiddetta “renana”, quello del Falchetto è intenso e avvolgente, ricco e cremoso non senza la giusta freschezza.
Vino bianco frizzante “Anarchia Costituzionale”, Vigneti Massa
Monleale, AL
Quello prodotto fuori denominazione, parecchi chilometri a est e nel cuore dei colli tortonesi dal vignaiolo icona Walter Massa. Una provocazione più che centrata, che funziona per equilibrio e per personalità.
Plus, per chi proprio non ama lo zucchero: senza stare a scomodare il discutibile fenomeno degli Asti Secco (sigh) impossibile non segnalare uno dei più interessanti vini frizzanti prodotti in Piemonte proprio a partire da sole uve di moscato bianco: il “RiFol” di Ezio Cerruti.
[Immagine di copertina: Azienda Agricola Emilio Vada]