Una cosa a cui non avevamo pensato, ma che ha una sua logica perversa: la pandemia causa una carenza di lattine, e a farne le spese sono i piccoli produttori di birra artigianale. Lo ha denunciato a febbraio la Brewers Association of America, e la crisi oggi arriva anche in Italia: Crak Brewery, il birrificio più in vista del momento, lo annuncia sulla sua pagina Facebook e sul sito, spiegando che dovrà ricorrere a delle lattine con la “vecchia grafica”.
Com’è potuto succedere tutto ciò? A monte dell’effetto domino c’è la pandemia, che genera la chiusura dei pub, che genera uno spostamento dei consumi e della produzione: quasi zero fusti per birre alla spina, molte più bottiglie e lattine per delivery e vendita diretta.
https://www.facebook.com/crakbrewery/posts/3817903168259060
Bene, ma anche male, perché la produzione di packaging sembra essere andata in crisi. Come in altri settori però, il coronavirus ha funzionato da amplificatore delle disuguaglianze: secondo una lettera lettera che Bob Pease, capo della Brewers Association, ha scritto ai produttori di lattine, “in tempi di carenza, non ci sono violazioni dell’antitrust e, quindi, si privilegiano i clienti più grandi“. Insomma c’è stata una “riduzione dell’approvvigionamento che in alcuni casi ha raggiunto anche il -40%. Alcuni birrifici stanno scoprendo solo ora che i loro ordini per l’acquisto di lattine relative al primo trimestre sono stati annullati”; ma si tratta dei produttori indipendenti e dei birrifici artigianali.
Ora la crisi sembra sbarcare in Italia, un paese dove storicamente lattina è stato sinonimo di birraccia industriale fino all’altroieri, ma dove questo aspetto come molti altri nel mondo della birra è cambiato in fretta negli ultimi anni. E per opera dei soliti noti: nel 2015 è stata Baladin a lanciare la prima birra artigianale in lattina, laddove all’estero era l’hype in latta era già all’ordine del giorno.
Infranto il tabù, c’è da dire che la lattina ha più senso per tanti motivi, da quello economico a quello del trasporto, e per birre dal consumo immediato nessuno svantaggio a bilanciare. I birrifici di seconda e terza generazione che hanno proseguito nell’innovazione, hanno spostato il discorso ancora più in là: il suddetto Crak produce birre in lattina di una figaggine assoluta, riservando le bottiglie ai prodotti da invecchiamento.
Ma sarà poi vero che le lattine non si trovano più, e che i produttori le stanno dando tutte ad Heineken (e Coca-Cola)?.
Dobbiamo considerare che il mercato americano delle birre craft è minoritario ma forte, mentre in Italia siamo ancora a livelli di briciole: qui si parla del 3% (ovvero, l’artigianale rappresenta il 3% del mercato birrario italiano) e il settore, con la pandemia, non sta andando per niente bene. Le latte consegnate a casa già refrigerate, che abbiamo imparato ad apprezzare particolarmente da un anno a questa parte, sono (erano?) un sospiro di sollievo per molti microbirrifici, a pub chiusi.
Per capirci un po’ di più abbiamo chiesto a due birrifici artigianali nostrani, Birra Impavida e Alder, con due caratteristiche in comune: lavorano molto bene (nel senso che la birra è assai buona, si intende) e producono solo birra in lattina.
Scopriamo che la situazione è sì problematica, ma le cause sono più articolate, complesse e in un certo senso sistemiche.
Matteo Milan, di Birra Impavida, racconta: “È un problema. Il nostro piano previsionale, e i conseguenti accordi con il fornitore, al momento sembrano metterci al riparo. In generale, mi risulta che sia più una questione di costo dell’alluminio. Se ho capito bene, i prezzi dei metalli negli ultimi mesi hanno avuto dei rincari del 30-40%. In previsione della cosa i grossi gruppi si sarebbero portati in casa più lattine possibile prima che il prezzo schizzasse. La cosa avrebbe senso. Sui grandi numeri risparmiare anche frazioni di centesimo sul singolo pezzo equivale a soldoni sulla fornitura totale”.
Marco Valeriani di Alder inquadra le cose in un più ampio rimaneggiamento delle tipologie di lattina: “Sì, le lattine stanno andando in esaurimento. Inoltre il formato da 400 ml che usiamo sia noi che Crak sta subendo delle riduzioni di produzione che lo porteranno a non essere più prodotto nel 2022. Infatti noi a breve passeremo alle440 ml.
Il formato da 400 ml viene realizzato da Ball due volte l’anno: aprile e ottobre. La produzione di aprile non la fanno perché preferiscono fare altri formati che vendono di più. Di conseguenza i piccoli birrifici come noi restano senza. Penso che al momento il problema sia più la mancanza del formato specifico da 400 ml, perché è solo Ball a produrlo. Ci sono lattine come le 33 sleek che invece sono più reperibili. Altri formati invece sono andati in esaurimento o comunque non saranno disponibili nel breve periodo: 440, 500 e 330 classica; quello da 400 probabilmente non verrà prodotto, stando a quanto afferma Ball. Al momento pare che sia solo un’idea, molto concreta però”.