È da circa un anno che ogni volta che si parla di biodinamica nel dibattito pubblico ma soprattutto scientifico mi si stringono le unghie nei palmi. Dalla emblematica puntata di Fazio con ospiti Burioni e Cattaneo, virologo l’uno e biofarmacologa l’altra, di clarissima fama entrambi, fino al grottesco polverone che sta accompagnando la nuova legge a tutela del biologico, questione ampiamente già analizzata e discussa su questi schermi. Le risatine sarcastiche di Burioni, gli strali ciechi della Cattaneo, le più recenti sparate del Nobel per la fisica Parisi che parla di stregonerie, tutti accomunati da un unico punto di vista: il biodinamico è anti-scie-nti-fi-co. A me viene da dire di botto: e allora? È forse tutta la sfera delle attività e delle pratiche umane regolata solo dalla scienza occidentale? Non può forse sussistere qualcosa della vita di tutti noi, che assurga anche a importanza pubblica (questo è il punto) e che sia per ora (altro punto fondamentale) fuori dal dominio della scienza? E se iniziassimo a pensare a ciò che è fuori dall’ortodossia razionale prevalente come complementare alla scienza, e non contro (“anti -”, dicono loro)?
Dunque io non sono necessariamente un devoto al biodinamico e se entri o meno nel discorso pubblico non è qui il punto. Parlo invece di un certo modo di fare scienza, ideologicamente arroccato e di retroguardia. (C’è una fine peggiore per la scienza che diventare ideologica?). Come quando in quei litigi stizzosi ti scappano cose che non pensi davvero e di cui poi ti penti, resisterò alla tentazione di parlare di dittatura della scienza. Sono la persona più pro-scienza che conosco. Ho frequentato in una vita precedente un dottorato socio-scientifico in America (si, in una di quelle università). Flash-forward 20 anni ed ero lì a cliccare in preda allo spasmo alienato finché il sito non mi ha dato l’OK per la terza dose, il secondo esatto in cui scadevano i cinque mesi. Così per fare due esempi a caso.
Ma è proprio la grande considerazione per la scienza a doverci far vedere chiari i limiti e il suo campo d’azione, che non è infinito e che non può coprire ogni scelta e ogni aspetto della vita, anche a livello pubblico. Pena l’equiparazione con l’onnipotenza divina e quindi la negazione ultima della scienza stessa. Rubando il ragionamento a pensatori più autorevoli di me, ci sono tre saperi, o meglio tre modi del pensiero che sempre andrebbero insieme e non in contrasto: la conoscenza e le pratiche tradizionali; il pensiero intuitivo; la ricerca scientifica.
L’agricoltura biodinamica, che è una pratica tradizionale, non ha necessariamente bisogno del timbro definitivo della scienza per trovare validazione, in quanto i suoi principi sono comprovati dal tempo e dall’osservazione intuitiva dei suoi effetti da parte di artigiani, agricoltori e custodi del suolo che fuori dai laboratori hanno instaurato un rapporto benefico, produttivo e armonioso con la natura.
Alcuni di questi principi, a mio avviso quelli veramente importanti e certamente molti lontani da ogni sospetto esoterico, come la rotazione delle colture e il ripudio delle coltivazioni e degli allevamenti intensivi, hanno stimolato la (ancora solo iniziale) diffusione di queste stesse pratiche presso l’industria e l’agricoltura convenzionale, assolvendo in un certo senso al ruolo di attivismo e lobby (come spiega Civil Eats). E di conseguenza contribuendo a stimolare la ricerca e la validazione scientifica stessa a posteriori.
Ci sono poi i meccanismi indiretti secondo cui ciò che scientifico non è possa comunque contribuire a generare effetti al contrario misurabili e concreti anche dall’angolazione scientifica. Se un agricoltore biodinamico attiva il compost con il vituperato e stregonesco corno letame, il punto è che fa il compost, non un rito magico. E promuove una buona pratica di economia circolare nella gestione di un’azienda agricola. Se il nostro contadino, ancora, si dedica alla dinamizzazione dell’acqua, un rito che schiude all’acqua l’ingresso delle forze celesti, egli starà semplicemente dando seguito a un sistema valoriale e spirituale che lo motiva ad un operare al contrario molto concreto, benefico e impattante. Come ad esempio un maggior rispetto del suolo e della natura e a pratiche di gestione integrata e mutuamente dipendente tra flora e fauna in fattoria.
Non tutto ciò che muove l’umanità e il rapporto di questa con la natura è in linea con la scienza consolidata, con buona pace dei tribunali della Nuova Inquisizione da Laboratorio. Peraltro le posizioni reazionarie che qui critico slatentizzano un paradosso eclatante: se si dovesse procedere sempre e solo per via della scienza consolidata, la scienza stessa non progredirebbe mai, in quanto le nuove scoperte, che originano spesso dal pensiero intuitivo o da conoscenze pregresse anche tradizionali, scienza prima non erano e in quanto tali necessariamente meritevoli di scherno e dismissione.
Dirò di più, a me l’attenzione esplicita (ma in nessun modo prioritaria) al biodinamico nel testo di legge di questi giorni (come spiegato qui) pare una mossa alquanto progressista, con il legislatore che sposa una visione laterale e fuori dagli schemi. Mi è naturale un paragone risalente a quando vivevo in UK e mi occupavo di economia. Iniziava appena a emergere ai margini dell’accademia una teoria economico-comportamentale piuttosto eretica, secondo cui le persone possono essere spinte a comportamenti virtuosi per mezzo di meccanismi spiccioli, come dei trucchetti, e sfruttando una serie di incongruenze psicologiche ricorrenti negli esseri umani. La (serissima) autorità britannica per la regolamentazione dei mercati istituì subito un tavolo di lavoro dedicato per includere questi principi eretici nelle decisioni di politica pubblica. Si chiamava, si chiama ancora, la Nudge Theory, e poco dopo l’inventore ci prese il Nobel (dicevamo già prima la validazione postuma di posizioni originariamente strampalate e non ortodosse?)
Mi piace chiudere citando il grande scienziato e inventore inglese James Lovelock, i cui studi, tra molte altre cose, hanno determinato il divieto internazionale dei clorofluorocarburi. Nel suo ultimo libro scrive che la scienza di oggi, rigidista e dogmatica, assomiglia molto a quello che la Chiesa era nel 1600. Io non sono uno scienziato ma da comune cittadino mi sento di essere più ottimista, nonostante la Cattaneo e compagnia bella.