Il nuovo Codice della Strada spaventa i produttori di vino delle Langhe

Le nuove norme del Codice della Strada metteranno in difficoltà quei territori che hanno basato molto della loro proposta sull'offerta turistica legata al vino?

Il nuovo Codice della Strada spaventa i produttori di vino delle Langhe

C’è preoccupazione in questi giorni qua e là tra le colline piemontesi. Il motivo è il nuovo codice della strada, già annunciato da tempo ma entrato in vigore sabato 14 dicembre, un piccolo regalo di Natale in anticipo firmato Matteo Salvini.

Un codice che mette un freno deciso al consumo di alcol per chi guida, sostanzialmente mettendo tolleranza zero. Anzi, 0.5. Tanti sono i g/l di tasso alcolemico che bastano per incappare in sanzioni pesanti: multa tra 573 e 2.170 euro e sospensione della patente da 3 a 6 mesi per un tasso da 0.5 a 0.8; multa da 800 a 3.200 euro, arresto fino a 6 mesi e sospensione della patente da 6 mesi a 1 anno con un tasso compreso tra 0,8 e 1,5 g/L e multa tra 1.500 e 6.000 euro, arresto da 6 mesi a 1 anno e sospensione della patente da 1 a 2 anni con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/L.

Le norme sono restrittive, soprattutto se pensiamo che sono state emanate da un governo il cui ministro dell’agricoltura ha sempre sostenuto che il vino fa bene, e che viene demonizzato da chi esagera con gli allarmismi salutistici, contribuendo al generale calo dei consumi delle nostre produzioni d’eccellenza. Le stesse che oggi, tra le colline Patrimonio Unesco di Langhe Roero e Monferrato, temono di avere un danno dopo aver tanto investito sull’enoturismo. Da queste parti, oltre che per la bellezza del territorio, si viene per mangiare e bere bene e, complice anche una certa difficoltà a fare altrimenti, ci si muove con mezzi propri.

Cosa pensa Lollobrigida del nuovo Codice della strada? Cosa pensa Lollobrigida del nuovo Codice della strada?

Quindi, la domanda vien da sé: il nuovo codice della strada sarà un problema per i flussi turistici di quei territori che molto, nella costruzione della loro offerta, hanno puntato sul vino? Lo abbiamo chiesto a Ferruccio Ribezzo, presidente del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, che ci tiene a rassicurare i produttori preoccupati.

Cosa pensa del nuovo codice della strada?

“In realtà non arriva all’improvviso, erano norme che si aspettavano da un po’, perché orami sono comuni all’Europa e al mondo intero. Inutile girarci intorno: quello dell’alcol alla guida è un problema serio che va risolto. Ma questo va nella stessa direzione del nostro prodotto turistico: il nostro è un territorio dove si deve venire per degustare e avere un’esperienza piacevole. Abusare del vino non è proprio l’idea che abbiamo di promozione”.

Ma qui non si parla di abuso, ma di sanzioni pesanti anche con un 0.5 g/l…

“L’indice di 0.5 è corretto nell’ambito di una norma che ormai è condivisa da tutti, eravamo rimasti solo noi e la Francia a fare eccezione. Nel nord Europa il limite è di 0.2, ben al di sotto del nostro. Questo regolamento è stato fatto sulla base di un parametro europeo: l’Italia era indietro e si è adeguata. Da esperto, visto che sono anche enologo, posso dire che se hai un tasso alcolico di quel tipo non è il caso che tu ti metta alla guida”.

Le Langhe non sono fatte per l’abuso di alcol

langhe

Le preoccupazioni dei produttori sono fondate?

“Io capisco che per le degustazioni si possa complicare la situazione, anche perché i nostri sono sicuramente vini alcolici, anche più di altri. Quindi sì, un rischio c’è. Ma bere e guidare comporta un rischio maggiore: non possiamo minimizzare i rischi dell’alcol, i dati sono reali. Purtroppo non c’è altro modo di risolverla: se si beve non si può guidare, punto”.

L’enoturismo subirà il contraccolpo?

“I turisti stranieri, che sono già abituati a queste limitazioni, lo capiscono sempre di più, e si organizzano di conseguenza. Uno di loro, a turno, non beve. Lo dico per esperienza diretta, io stesso sono un albergatore da tanti anni. In generale, dobbiamo capire che questo territorio è importante e qualificato per esperienze uniche legate al cibo e al vino, e l’esperienza non prevede l’abuso. Fare una degustazione vuol dire ingerire poco vino, assaggiarlo, anche perché poi non capisco più niente di cosa sto bevendo: ecco, dobbiamo ricordarci che con i nostri vini lavoriamo sulle degustazioni, non sull’abuso”.

Ha sentito lamentele sul territorio?

“Il malessere c’è, è ovvio. Tutti si preoccupano, e io comprendo le difficoltà. Ma a tutti sto cercato di spiegare quello che sto dicendo a lei“.