Dove avevamo lasciato Federico Ferrero? Non è passato un mese da quando annunciava l’interruzione della sua rubrica su La Stampa e da allora brancoliamo nel buio alla ricerca di ristoranti decenti. Abbiamo dovuto farcene una ragione, però, scoprendo che si stava occupando di cose ben più importanti: dimostrare che i vini naturali ubriacano di meno. Federico Francesco Ferrero ha le prove, supportate da ricerca scientifica condotta da se stesso personalmente.
Lo ha comunicato ieri, sul suo profilo Facebook, non senza sensazionalismi: “LA NOTIZIA CHE NON TROVERETE ALTROVE“. E poi, ancora: “Il boccone di quest’oggi è un po’ indigesto: un lavoro scientifico pubblicato su una rivista medica internazionale e non il solito editoriale gastronomico […] questa informazione che, state certi, verrà tenuta piuttosto nascosta al grande pubblico…”
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Battute a parte, noi non vogliamo prestare il fianco ad alcun complotto, è nostro preciso dovere diffondere l’esito di questa ricerca, che mette nero su bianco quello che noi bevitori di vino professionisti ci diciamo da ennanta anni: il vino naturale non fa venire il mal di testa.
Veniamo al dunque: Vive la Difference! è il titolo della pubblicazione che il medicnutrizionista (e vincitore di una delle più popolari edizioni italiane di Masterchef) Federico Ferrero ha portato a termine, insieme a Maurizio Fadda, Luca De Carli, Marco Barbetta, Rajandrea Sethi e Andrea Pezzana. Una ricerca frutto di due anni di lavoro che dimostrerebbe come differenti bevande, a parità di grado alcolico e assunte in uguali quantità, possano avere differenti effetti sulla concentrazione di alcol nel sangue.
In particolare le “prove, basate sui fatti, suggeriscono che il vino naturale venga metabolizzato in modo diverso rispetto ai vini convenzionali”. Scriveva ieri il Dott. Ferrero: “su 55 volontari sono stati confrontati gli effetti di due vini, facendo bere, a una settimana di distanza, un vino naturale e un vino convenzionale, ottenuti dal medesimo vitigno e dotati di identico contenuto di alcol e residuo zuccherino. Il vino naturale ha mostrato, in media, di far salire meno il tasso di alcol nel sangue e, dopo due bicchieri di vino, i valori si sono mantenuti al di sotto del limite legale per la guida (0,5 g/l), mentre sono stati superati nel caso di assunzione di vino convenzionale. Questo significa che i due vini vengono metabolizzati in maniera diversa e che possono quindi avere effetti differenti sulla salute.”
Nell’abstract della ricerca, consultabile qui, viene specificato che “queste differenze sono probabilmente correlate allo sviluppo di diversi aminoacidi e antiossidanti nei due vini durante la loro produzione (…) lo studio mostra che con la stessa quantità e le stesse condizioni di assunzione, il vino naturale ha effetti farmacocinetici e metabolici inferiori rispetto al vino convenzionale, il che può essere assunto a causa delle diverse pratiche agronomiche ed enologiche con cui vengono prodotti. Si può quindi ipotizzare che il consumo di vino naturale possa avere un impatto diverso sulla salute umana da quello del vino convenzionale.”
Molte le reazioni nelle ore immediatamente successive la sua pubblicazione: dai più laconici “lo sapevo”, legati magari ai differenti tipi di mal di testa il giorno successivo una bevuta, fino ad alcune osservazioni legate alle modalità con cui si è svolto lo studio. Ecco quelle che a me sono sembrate più rilevanti:
“Forse è banale ma sarebbe utile sapere se il tasso alcolemico dei vini è bastato verificato prima della somministrazione, con metodo ufficiale. Perché se ci si è basati sulle etichette…”
“Di base confrontare un vino con un altro vino allargando una tesi così importante a tutte le “categorie” (di per sé non ben espresse) è, a mio parere, fazioso. Esistono tante pratiche enologiche diverse che possono dare infiniti risultati diversi, ammucchiarle tutte a caso è veramente poco serio.”
“Direi che il vulnus più grosso è che hanno utilizzato un solo vino per categoria. Inoltre sarebbero necessari almeno due gruppi di persone e testare i vini su entrambi i gruppi, incrociando le prove.”
A queste osservazioni si aggiunge il fatto che ai soggetti coinvolti nella ricerca è stato chiesto di astenersi dal bere bevande alcoliche per 7 giorni, dal fumare nelle 8 ore precedenti e dal mangiare nelle 4 con lo scopo di minimizzare eventuali interferenze. Bravi loro – se ci sono riusciti – ma è inevitabile dubitare di quello 0,0002 dichiarato di significatività, considerando diverse corporature e metabolismi.
L’impressione è che ci sia ancora molto da fare nell’indagare il lato scientifico del vino naturale, specie per quello che riguarda molti aspetti legati alla sua produzione, sia dal punto di vista agronomico che enologico. È tuttavia interessante che qualcosa si muova anche nell’ambito della ricerca, riconoscendo differenze che non solo in ambito produttivo ma anche per larga parte dei consumatori più attenti sono riconosciute da anni. Al tempo stesso è sempre rischioso parlare di più salubre o meno nocivo, specie quando ci si riferisce al vino: in quanto bevanda alcolica va sempre tenuto ben presente, prima di tutto, che il suo abuso può causare danni di ogni tipo.
NOTA BENE: La ricerca è stata pubblicata su Nutrients, testata scientifica che lo scorso agosto è stata al centro di un piccolo caso. Il caporedattore e tutti gli altri 9 membri della commissione editoriale si erano infatti dimessi, denunciando pressioni da parte dell’editore per accettare manoscritti di scarsa qualità. Inoltre è dichiarato tra i conflitti di interesse in calce alla pubblicazione che il Dott. Ferrero ha collaborato ad altri progetti con Velier, con i suoi vini “Triple A” uno dei maggiori distributori nazionali di vini naturali.