Latte dorato. O “golden milk”, se preferite.
E se non vi bastasse questo nome accattivante, aggiungeteci che il latte alla curcuma arriva pure dall’India: un’accoppiata suggestiva che già da sola basterebbe a spiegare il successo travolgente che il “latte d’oro” sta riscuotendo in buona parte del mondo, da Sidney a San Francisco passando per Londra, dopo aver fatto impennare su Google le ricerche relative alla voce “curcuma” di ben il 56% da novembre 2015 a gennaio 2016.
Mettete nel conto anche il fatto che per secoli la bevanda sia stata –e sia tuttora– una tra le più diffuse della medicina ayurvedica, motivo in più per compiacere i gusti di noi occidentali, consumatori attenti all’estetica quanto alla salute ma, soprattutto, alle mode del momento in fatto di cibo.
E questo è il momento del latte dorato, detto anche “turmeric latte”
Infatti, come spiega il Guardian, è la curcuma, comune spezia che appartiene alla stessa famiglia dello zenzero, a rendere speciale aromatizzandolo del semplice latte, vegetale o animale, nonché a dare quella colorazione giallo-dorata che tanto spopola su Instagram.
Un successo che incrocia quello, sempre crescente, del latte vegetale, sancito in particolare da uno dei bar più alla moda di Oxford, il Modern Baker, che prepara con grande gradimento dei clienti il “Golden mylk”, dove la y sta ad indicare un latte non di origine animale, in omaggio alle recenti tendenze vegane.
Lo stesso succede al Nama, ristorante vegano situato a Notting Hill, nella parte ovest di Londra, dove la bevanda viene già servita da due anni. “Nessuno preparava questo tipo di latte”, dice la cofondatrice del Nama, Irene Arango. “Abbiamo provato a offrire delle piccole degustazioni che sono subito piaciute ai clienti”
Certo, per le nostre orecchie occidentali l’accoppiata “latte e curcuma” non suona così familiare né gradevole, essendo abituati ad associare la spezia rosseggiante a saporiti cibi esotici o all’immancabile pollo al curry.
Ma non così è nel sud est asiatico, in particolare in India, dove la gialla bevanda aromatizzata con curcuma è da sempre considerata un toccasana non solo per la bontà ma soprattutto per le virtù salutari, che vanno dal curare il mal di schiena alle infiammazione intestinali, dal raffreddore ai dolori reumatici, grazie alla curcumina presente nella spezia.
In effetti, la curcumina, il principio attivo contenuto nella curcuma, si è dimostrato un valido ausilio nella cura di diverse patologie, quali i disturbi cardiovascolari, il colesterolo alto e il diabete.
La ricetta più comune e diffusa nei Paesi di origine prevede curcuma in polvere mescolata al latte, con l’aggiunta di un pizzico di pepe nero o, facoltativamente, di ghee, il burro indiano chiarificato, anche se, spiega la titolare di Arango, che nel suo locale è molto richiesta una particolare versione ghiacciata (tipo questa ricetta di Bon Appetit) e un’altra versione modello “caffè espresso”.
Ma le varianti sono tante, all’originale e antica ricetta dell’haldi doodh, si sono rapidamente affiancate nuove personalizzazioni tutte occidentali, molto spesso a base di curcuma non in polvere ma sotto forma di succo spremuto a freddo.
E anche il web è ormai intasato di ricette e varianti della gialla bevanda.
Goop, il sito di lifestyle dell’attrice Gwyneth Paltrow, propone ad esempio una ricetta del latte dorato a base di latte di mandorla e olio di cocco, mentre la catena di ristoranti vegani californiani Cafè Gratitude, invece, offre la bionda bevanda personalizzandola con latte di mandorla, succo di curcuma appena spremuto e miele.
E in Italia?
Per quanto affascinante, il latte dorato non è ancora così diffuso in bar e caffetterie come nella vecchia Londra o nelle lontane Americhe. In compenso di ricette se ne trovano a iosa.
Ma se la voglia di assaggiare questa gialla meraviglia dal gusto esotico dovesse assalirvi all’improvviso, potrete tranquillamente farvela in casa.
Potrete così anche voi dire di aver gustato il latte d’oro, e soprattutto, dopo averlo fotografato, correre subito a pubblicare lo scatto orgogliosamente su Instagram.
[Crediti | Link e Foto: The Guardian]