Come sono i vini di Bruno Vespa? Recensione

La Prova d'Assaggio che sapevate di volere è quella dedicata ai vini di Bruno Vespa: la recensione completa (del bianco e del suo rosso più famoso).

Come sono i vini di Bruno Vespa? Recensione

Accantonato il passabile vino di Gerri Scotti, urgeva la doverosa Prova d’assaggio delle etichette firmate da Bruno Vespa. Chiunque legga Dissapore comprenderà l’impellenza di testare il prodotto del celebre giornalista, partigiano del “vino che fa bene” se ce n’è uno, oltre a Francesco Lollobrigida si intende.

Stiamo dando troppo per scontato? Bruno Vespa nasce a L’Aquila nel maggio di 81 anni fa. Già adolescente punta deciso verso la carriera giornalistica, che coronerà approdando alla RAI nel 1968. Entra di diritto nella Storia d’Italia in quanto fu lui ad annunciare, in un’edizione straordinaria del TG1 il 9 maggio 1978, il ritrovamento del corpo di Aldo Moro.

Il vino fa male: il paradosso francese spiegato a Bruno Vespa Il vino fa male: il paradosso francese spiegato a Bruno Vespa

Dal 1996 è il demiurgo e conduttore di Porta a Porta, talk show di approfondimento tanto politico quanto di costume e di cronaca. Tra i momenti scolpiti nella memoria degli italiani restano la telefonata in diretta di Giovanni Paolo II, la firma del “contratto con gli Italiani” di Silvio Berusconi, e poi i famigerati plastici dei delitti di Cogne, di Avetrana e di Garlasco, e momenti controversi come l’invito in trasmissione di esponenti del clan Casamonica o del figlio di Totò Riina.

Vespa, Vignaioli per passione

bruno vespa vino

Nel 2014 Bruno Vespa, assieme ai figli Federico e Alessandro, sceglie di calarsi nel mondo dell’enologia italiana acquisendo la Masseria Li Reni in Puglia, a Manduria per la precisione, zona viticola celebre per il Primitivo. Nota a margine: dirimpettaio del nostro è Gianfranco Fino che, assieme alla moglie Simona Natale, produce una delle più eccitanti versioni del Primitivo, l’“Es”.

Si dice spesso che la viticoltura di qualità non si possa fare in assenza di declivi collinari; di conseguenza, un posto come la piana di Manduria potrebbe suggerire l’assenza di vini notevoli. Naturalmente, anche questa regola prevede eccezioni: l’areale in questione, connotato da una ventilazione costante e da una terra rossa che spesso lascia affiorare il bianco del calcare sottostante, ha tutti i crismi per generare grandi bottiglie nonostante la livella rimanga in bolla.

Come guida enologica i Vespa si affidano alle sapienti mani di Riccardo Cotarella, enologo di fama mondiale, presidente di Assoenologi, a richiesta opinionista a Porta a Porta. La mano di Cotarella è nota per la realizzazione di vini piuttosto corposi, morbidi, concentrati e assai fruttati, che rispettino protocolli di vinificazione pluritestati e che non disdegnino lunghe soste in barrique. Qualche decennio fa produrre vini in questo modo era indice di sicuro successo, oggi ci si fa quasi vanto dell’abbandono delle tecniche enologiche. Lascio a voi il giudizio su quale strada sia la migliore, consapevoli che entrambe divergono dalla via del vino ideale, perlomeno il mio.

Il parco vini dei Vespa-vignaioli-per-passione, variato durante gli anni, oggi conta 12 etichette, più una grappa e “Terregiunte”, bottiglia in cui si incontrano il Primitivo di Vespa e le uve dell’Amarone della cantina veneta Masi (i malpensanti potrebbero obiettare che non è la prima volta che primitivo e uve venete si incontrano, ma non è questa la sede per discuterne. Birbanti).
Tra le etichette proposte ne abbiamo scelte due: il bianco “Bianca terra” e il rosso pluripremiato “Raccontami”.

Fiano Salento IGT Bianca Terra, 2023


Il “Bianca Terra”, annata 2023, è un Fiano Salento IGT, ossia prodotto per almeno l’85% da uve fiano, che meritano una digressione a sé. Il fiano è la celebre uva a bacca bianca irpina (e se per voi non è celebre, vi comando di recuperare e bere vini irpini a base fiano, che poi vi interrogo), mentre in Puglia è diffusa un’altra varietà a bacca bianca, il minutolo; tuttavia, questa era storicamente chiamata ‘fiano minutolo’. Dal punto di vista genetico fiano e minutolo non hanno niente in comune e, per rimarcare questa differenza, dal 2011 il minutolo è iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite solo con il nome minutolo, appunto. Infine, leggendo il disciplinare della Salento IGT, tra le varietà ammesse è nominato solo il fiano e non il minutolo. Tutto questo per la precisione (cit.).

Nessuna macerazione sulle bucce e breve sosta di pochi mesi in acciaio prima che il vino venga imbottigliato e distribuito. Sul didattico giallo paglierino con cui il vino si presenta, nulla da eccepire. Casomai è al naso che si presentano le prime antipatie: molto poco espressivo.

Si potrebbe dire reticente, se non fosse che questo aggettivo presuppone ci sia qualcosa da trattenere; invece il Fiano dei Vespa ha le tasche veramente vuote: un leggerissimo agrume, una lieve mela golden, un po’ di camomilla, cenni salmastri e un finale di cerino spento. Tutto molto sottotono.

In bocca si apprezza una buona freschezza e una discreta sapidità (minimo sindacale per questo tipo di vino), ma emerge un sensibile amarore in chiusura di sorso; l’aroma risulta molto flebile e di minimo impatto, con persistenza davvero modesta. Insomma, è un medio vino bianco, che potrebbe non distinguersi da migliaia di altri onesti bianchi italiani senza pretese.

Prezzo: 10 euro circa (in base ai rivenditori)

Primitivo di Manduria DOC Raccontami, 2020


Il “Raccontami”, annata 2020, è un Primitivo di Manduria DOC, costantemente premiato con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, le quattro viti AIS o i cinque grappoli Bibenda. Il nome richiama la trasmissione che Bruno Vespa tenne con il figlio Federico dal 2007 al 2020 su RTL 102.5.

Dalla scheda tecnica si legge che le uve subiscono un processo di surmaturazione in pianta prima della raccolta, la quale avviene comunque ad agosto, poi 15 giorni di macerazione sulle bucce e 12 mesi di affinamento in barriques. E qui non c’entra il cambiamento climatico, in quanto l’epoca di maturazione dell’uva è insita nel nome stesso: nei primi anni del 1800 un sacerdote di Gioia del Colle, don Francesco Filippo Indellicati, operò una selezione massale su alcune piante di vite, scegliendo quelle con germogliamento tardivo al fine di evitare le gelate primaverili. Il sacerdote scoprì che l’uva di quelle piante maturava molto presto, così battezzò l’uva “primaticcio”, termine che col tempo divenne l’attuale “primitivo”.

Il naso rispetta le aspettative: molto ricco e balsamico. Si va dalla ciliegia sotto spirito alla prugna in confettura e alla mora; poi emergono spezie (noce moscata, pepe rosa), polvere di caffè, cacao e scatola di sigari. N.B: Scatola di sigari è un vezzo sommelieristico del quale avete piena facoltà di perculo, ma sappiate che ha un suo senso: somma le note di tabacco e la balsamicità del legno di cedro in un unico descrittore.

In bocca si ha una relativa sorpresa: già da un Primitivo di Manduria ci si aspetta ricchezza e stazza, poi con la surmaturazione figuriamoci; e invece il sorso del “Raccontami” non è per nulla mastodontico (nemmeno leggiadro, eh) e si caratterizza per una sensibile freschezza agrumata, che lascia poi spazio ad una buona sapidità. Coerenti con il naso sono i richiami aromatici di frutta e spezie, che resistono in bocca per lunghi secondi. Notevole è il calore alcolico (15% di alcol mi fa il ragazzone), che consiglia una temperatura di servizio piuttosto bassa per la tipologia di vino, direi attorno ai 16 gradi massimo, anche perché praticamente non ci sono tannini che possano ritorcersi contro con le basse temperature.

Prezzo: 24 euro circa