Avrete sicuramente visto, nelle grandi città, gente girare per strada sorseggiando da bicchieroni pieni di liquido colorato e indefinito, costellato di palline: si tratta del bubble tea, letteralmente te con le bolle (sfere), un cold drink che ha davvero conquistato tutto il mondo.
Qui in Italia è diventato trendy a partire da Milano, la City, ed è quasi più instagrammabile dell’avocado e dell’hawaiano poke bowl. Quasi.
Sembra uscito da un anime giapponese, con colori a pastello e aspetto infantile, ma non è il Giappone il suo luogo di nascita. E nonostante sembri una tendenza (che diciamoci il vero, qui in Italia non ha mai preso veramente piede), ha origini più antiche di quanto si pensi. Parrebbe una schifezza chimica, ma non lo è.
Il Bubble tea nasce da un incidente, come la ganache
Pensate che, a Taiwan, suo luogo di nascita, il bubble tea spegne circa 40 candeline. Siamo nei ruggenti anni ottanta e si racconta di Lin Hsiu Hui, maldestra impiegata presso la caffetteria Chun Shui Tang: avrebbe fatto accidentalmente cadere nel tè il dolce che stava mangiando. Il dolce in questione è il fen yuan, ovvero un dessert a base di tapioca in palline, tradizionale del Paese. Non si sa se per mascherare l’incidente, o se per spirito anti spreco, resta il fatto che questo miscuglio è stato bevuto… ed è piaciuto talmente tanto che il titolare della caffetteria l’ha immediatamente inserito nel menu fisso (esattamente come la ganache, nata per un errore dell’aiuto pasticcere).
Non si ha la certezza che questa sia la storia originale, ma resta il fatto che in breve tempo il bubble tea è diventato virale: non solo tantissimi locali hanno iniziato a venderlo, ma ne sono nati presto moltissimi interamente dedicati a questo tè particolare con sfere di tapioca.
Da Taiwan alla Cina, Pizza Hut Singapore ha messo le bubble anche sulla pizza, al Giappone, e poi negli States dove prese piede in maniera incredibile. In Italia è arrivato recentemente, giusto tre-quattro anni fa: amore a primo sorso, anche se non ha preso piede in maniera altrettanto capillare.
Cosa beviamo, esattamente
Veniamo alla parte concreta: bello sapere di storia e origini, ma cosa beviamo esattamente?
Il tè
La base è tipicamente tè nero o tè verde – e di ottima qualità, se sapete scegliere bene i locali – insaporito con sciroppi dolci a base di frutta. Nasce come freddo e shakerato, servito liscio oppure con l’aggiunta di latte di soia.
Le sfere
Prima di chiudere il bicchierone, nel tè aromatizzato sono versate le famose bubble: null’altro che sfere di tapioca, che scoppiettano in bocca e rilasciano del succo di frutta o sciroppo. Questo è piuttosto concentrato e dolce, molto piacevole rispetto alla (voluta) delicatezza del tè. Una vera e propria sorpresa, che stupisce e diverte tantissimo. Queste sfere si chiamano boba, motivo per cui la bevanda è conosciuta anche come “boba tea”.
I colori
Facile avere bubble tea qualitativamente scarsi che contengono coloranti alimentari, ma la maggior parte delle volte il colore della bevanda è conferito da erbe e spezie in polvere: spirulina tipica, acai, zafferano…
Varianti del Bubble tea
Ormai le varianti sono infinite, anche perché a livello artigianale si è iniziato a introdurre ingredienti fantasiosi e tipici del Paese in cui vien prodotto. Pochi mesi fa ho notato un bubble tea al tè bianco e fiori di sambuco, per dire. Parlando di varianti tipiche invece, il campo alla fine si restringe parecchio: tè verde o nero , con o senza bevanda vegetale (alla soia, nel 90% dei casi), con uno sciroppo fruttato e dolce ma in percentuale ridotta. I gusti di questo sciroppo, che alcuni producono artigianalmente partendo da acqua e zucchero liquido, sono tendenzialmente ai frutti tropicali.
Una delle prime versioni ufficiali di bubble tea prevedeva l’aggiunta di latte condensato, piano piano sostituito dagli ingredienti appena descritti. Le boba possono essere fatte in abbinamento allo sciroppo scelto, oppure in contrasto con esso. Ci sono negozi che tengono un solo tipo di boba e altri che propongono molta scelta.