Sono una donna. Mi trovo al supermercato, davanti allo scaffale della birra, e proprio non so quale scegliere. Mi seguite, sì? Vi aiuto a visualizzare: donna – supermercato – birra – indecisione (e anche un po’ di malumore da ciclo).
Eccola lì, sono sicura che ora l’immagine vi suona familiare. Tenetela bene a mente, eh, che vi racconto cosa succede ora. Che poi, diciamocelo: quell’immagine è familiare giusto perché sono le donne a occuparsi della spesa. Altrimenti, scusate, volete dirmi che ne saprà mai una donna di alcolici? Poco e niente, naturalmente. Infatti, non a caso, il 26% di quelle donne indecise di fronte allo scaffale delle birre sceglierà quella con un “grado alcolico non elevato”, e il 30% sceglierà una birra in base alle sue “capacità dissetanti”.
E ancora, il 24% prenderà in considerazione eventuali richiami alle “note fruttate”, ché si sa che le donne preferiscono bere floreale e naturalmente dolcissimo. Eppure, nonostante questo, c’è un 10% di donne fuori dal comune (strane e probabilmente pericolose) che vuole una birra dal “gusto amaro”, nonostante sia “in genere non sempre apprezzato dalle donne, anche per ragioni che ci riportano alla preistoria”.
Tranquilli, non siamo impazziti. Sapete quanto rispetto abbiamo da queste parti per la birra (e per le donne): due categorie che amiamo allo stesso modo. Naturalmente – Dio ce ne scampi – tutto ciò che abbiamo detto e virgolettato sul tema non è farina del nostro sacco. Compresa naturalmente l’ultima frase, quella sul gusto amaro e la preistoria, su cui ci siamo arrovellate il cervello un bel po’, senza comunque venirne a capo. Ammettiamo la nostra ignoranza, ma d’altronde siamo donne.
E ammettiamo di non capire neanche che senso abbia fare una ricerca dal titolo “Donne e birra, quel pizzico di sale che fa la differenza”, come quella commissionata da Birra Messina alla Doxa. Un marchio dalla storia molto interessante che oggi, grazie alla proprietà di Heineken, è tornato in luce, nonché in voga tra gli scaffali del supermercato, con la “Cristalli di sale”. Una birra che guarda il caso ha proprio le caratteristiche messe in luce dal campione messo in luce dall’analisi firmata Doxa/Birra Messina.
Possiamo anche capire le analisi di mercato sui target specifici, ma non è questo il caso. Qui si parla di una delle tante ricerche fatte per essere trasformate in un comunicato stampa e inviate ai giornalisti, in modo che possano pubblicarle sulle loro testate facendo finta di non notare quanto siano totalmente assurde, fin dai presupposti delle statistiche stesse.
Cercare di dimostrare, con domande poste in maniera talvolta tendenziosa, ora che il surgelato migliora la nostra vita ora che il tonno in scatola è simbolo di democrazia, attraverso ricerche commissionate guarda un po’ da aziende di surgelati e scatolame.
Ancor meno capiamo che senso abbia prendere quella ricerca, inviata via comunicato stampa, e considerare i suoi risultati come oro colato, pubblicati come dati di fatto da testate che nemmeno si interrogano su committenti e scopi delle analisi.
Ma probabilmente anche noi cambieremo idea, stando alla propensione di noi donne verso le novità: a incuriosire maggiormente le donne, secondo il 95% del campione intervistato, sono infatti le “ricette originali”. Sia in fatto di birra che in fatto di ricerche di mercato.