La guida di Dissapore per orientarsi nel magma birrario che ci ha invasi è tornata. Per raccontare stili, sottostili, non stili (e chi più ne ha più ne cuocia) della birra artigianale, corredata dai consigli per gli acquisti che sazieranno la vostra sete di bere bene. Questa volta si parla di Belgian Dark Strong Ale.
Dopo Helles, Pils, Marzen, Weizen, Bock, Kolsch, Berliner Weisse e Gose,Rauchbier,Blanche,Saison,Lambic,(Italian) Sour ale,Oud Bruin e Flemish Red Ale,Blond ale,Tripel e Dubbel ci prepariamo a salutare il Belgio per spostarci altrove, ma non prima d’aver chiuso il cerchio delle produzioni monastiche che hanno fatto della sfarzosità sensoriale il tratto caratteristico. Cosa manca all’appello? Le belgian dark strong ale, per l’appunto.
La storia della birra Belgian Dark Strong Ale
Evitare di ripetersi è impossibile quando è la storia stessa a farlo. E voi che certamente avrete letto il racconto sulle tripel vi annoiereste con la sintesi di una stessa genesi (contrariamente, rimediate). Forse però è utile ricordare che la tradizione monastica porta con sé gli archetipi di ciò che in tempi recenti abbiamo catalogato e suddiviso in stili, come le versioni più alcoliche e corpose delle birre pensate per il consumo quotidiano, le belgian dark strong ale ad esempio, la cui alcolicità ricorda le più giovani e dorate tripel ma è più simile alle dubbel in alcuni rimandi olfattivi.
Produzioni ancestrali quindi, nate con le stesse comunità monastiche, il cui lascito oggi (dopo rivoluzioni, guerre e innovazioni tecnologiche) è la risultante della nostra idea di tipicità, non certo una copia identica di ciò che fu.
Tipicità legate in questo caso alle produzioni abbaziali Trappiste, che a partire dalla seconda metà del 1800 iniziarono a commercializzare i loro prodotti (Chimay fu la prima, per sostenere il monastero, nel 1862), che annoveravano spesso (Westvleteren, Rochefort, Chimay, La Trappe) queste birre scure e forti.
Nella seconda metà del secolo scorso -quella della rivoluzione craft americana su cui ci soffermeremo più avanti nel corso di questa rubrica- sono state riscoperte, rilanciate, reinterpretate e (come in questo caso) laicizzate.
Sdoganare stili e reinterpretarli ha avuto il grande valore di renderli più popolari, a volte di salvarli dall’oblio. In alcuni casi però ne ha snaturato l’essenza, legittimando licenze (stilistiche, filosofiche e semantiche) un tantino fuorvianti. Ma quanto ci diverte questa libertà espressiva.
Il termine Quadrupel (o Quadruple, o Quad) cui si vorrebbe attribuire una qualche origine storica, usato a volte come sinonimo e altre come tratto distintivo per le versioni più alcoliche dello stile (si, sono bravi a complicarsi la vita), è frutto del più recente libertinismo birrario (La Trappe scelse appunto Quadrupel per la sua strong ale scura, verosimilmente per meri scopi di marketing).
In effetti il termine è abbastanza intuitivo, la progressione dubbel, tripel e quadrupel è facilmente interpretabile e in molti utilizzano questa nomenclatura.
Le caratteristiche della birra Belgian Dark Strong Ale
Pur mantenendo tratti di unicità (viva iddio) legate alla mano di chi le produce, dovreste avere qualcosa di simile a questo nella coppa:
Aspetto: la schiuma è abbondante, densa e pannosa di colore leggermente brunito (che potrebbe risultare meno persistenze nelle versioni più alcoliche dello stile). Dovreste avere un liquido ambrato-bruno intenso nel calice (il termine dark in questo caso sta ad indicare un birra più ‘abbronzata’ di una golden), di discreta limpidezza.
Al naso: siamo ovviamente al cospetto dell’opulenza sensoriale. Il duetto malti- lieviti (o meglio, i composti aromatici prodotti dalla fermentazione) suonano una complessa sinfonia, i due temi principali sono riconducibili alla frutta matura e appassita (uvetta, susina, ciliegia, fico, prugna, ecc) e a sentori maltati, lo zucchero cotto (caramello, miele). Potreste percepire anche sentori speziati (pepe, chiodo di garofano, vaniglia).
Sebbene presente, non dovreste invece avvertire aroma di luppolo, anche se lo stile ammette un leggero aroma floreale o erbaceo. Si allontano invece dallo stile i tostati ‘scuri’ (torrefatto, affumicato).
In bocca: corposità, dolcezza e tenore alcolico (8-12 % vol) trovano il necessario contrappunto in un amaro moderato, nella buona secchezza (in molte interpretazioni la componente dolce è più presente) e la carbonazione vivace (frizzantezza). Il sorso non dovrebbe risultare pesante o stucchevole.
Cosa la distingue da una dubbel? Il maggior corpo, talvolta unito all’alcolicità più elevata (simile a quella di una tripel).
Le migliori birre Belgian Dark Strong Ale artigianali in Italia
Il canonico formato da 0,33 cl che utilizziamo per il consueto raffronto sui prezzi, riferiti alle vendita al dettaglio e on line (esclusa somministrazione), oscilla dai 4 ai 6 euro. Qui una selezione tricolore:
10 e Lode– Opperbacco
Sei diversi malti e tutta la complessità che esige lo stile. Base per produrre tre variazioni sul tema, caratterizzate da sentori fumè, vinosi o sour.
Quadrupel– Extraomnes
Poteva mancare un omaggio allo stile in casa Extraomnes? Non scherziamo. 9,3 gradi di vinosità, frutta disidratata e speziatura, per una birra estremamente articolata e profonda.
Mukkamannara– Mukkeller
Mai assaggiata l’intepretazione di Mukkeller? Rimediate. Vincitrice dell’oro nella sua categoria, allo scorso Birra dell’anno di Rimini – medaglia che ha contribuito a rendere il marchigiano Mukkeller “Birrificio dell’Anno”, la Mukkkamannara è una Belgian Dark Strong Ale esemplare.
Brune – Maltus Faber
Versione caratterizzata da una maggiore presenza di sentori tostati e cioccolatosi, che potete trovare anche nella versione ancora più strong, la “Extra Brune”.