Prosegue in viaggio nei calici con la rubrica di Dissapore che vi racconta il sempre vario e mutevole mondo della birra artigianale, suggerendo altresì quali bottiglie scegliere e comprare per sollazzare corpo e spirito. Mantenete addosso il saio perché il nostro cammino prosegue nel raccoglimento monastico a suon di ora et labora, oggi ci soffermiamo sulle birre Dubbel.
Storia
Anche nel caso della birra Dubbel il sodalizio è di storica attualità. Difficile datarne le origini, così antiche da appartenere all’inizio delle produzioni birrarie monastiche. Sebbene le versioni odierne abbiano poco a che spartire con quel tipo di filosofia, il fascino legato alla loro storia non sembra accusare i cedimenti propri dell’anzianità. È inox.
Un’eccezione sono probabilmente le dubbel, la cui popolarità è diminuita (grossomodo a partire dagli anni Ottanta) per cedere il passo alle più modaiole e dorate tripel. La causa sono le evoluzioni stilistiche, o per dirla in altri termini, un mercato che ha variato gusti e consumi. Ma sebbene meno popolari, sono di certo il simbolo di una tradizione millenaria. E non mi riferisco solo all’arte monastica di produrre la birra. Lo abbiamo accennato svariate volte nel corso di questa rubrica, la storia della bevanda è legata, come in questo caso, al filo rosso dei cereali.
Il risultato erano talvolta cereali involontariamente tostati o magari birre scurite da lunghe bolliture dei mosti con conseguente caramellizzazione degli zuccheri contenuti nel chicco.
Volendo individuare un simbolo di ciò che è diventato lo stile di questa birra, è impossibile non citare ancora una volta Westmalle, che lanciò la sua dubbel ben prima della bionda sorella maggiore, cioè la Tripel, anche in questo caso con la regia di Hendrik Verlinden, l’ingegnere birrario in forza all’abbazia (1920).
Pare che la ricetta sia rimasta pressoché invariata, salvo alcune varietà di luppolo aggiunte a partire dagli anni ’50).
Le caratteristiche dello stile Dubbel
Che si tratti di prodotto Trappista o di una delle interpretazioni ispirate allo stile, nel bicchiere a coppa delle birre Dubbel trovate queste caratteristiche:
ASPETTO: schiuma abbondante e persistente color cappuccino e birra di colore ambrato scuro-ramato. In genere abbastanza limpida.
AL NASO: intensità e complessità aromatica solleticheranno i vostri neuroni dell’olfatto anche in questo caso. Ricordi di malto, zucchero caramellato, cioccolato e caffè. Ben presenti anche i fruttati: frutta rossa matura e appassita come uvetta, susine, prugne, datteri, e frutta a polpa bianca. Meno in evidenza ma presenti i rimandi speziati. Non dovreste percepire l’aroma di luppolo, potreste invece sentire una lieve nota etilica.
IN BOCCA: vi accoglie la moderata dolcezza che, assieme al corpo medio e alla tenue percezione dell’alcol (6.5-7%) si scioglie in un finale secco, moderatamente amaro e nella decisa carbonazione (frizzantezza, bolle, CO2, sempre lei), che alleggerisce e slancia il sorso.
Le migliori birre Dubbel artigianali in Italia
Non sono molte le interpretazioni italiane ispirate allo stile Dubbel ma qualcosina di interessante si trova. I prezzi, come sempre riferiti alla vendita al dettaglio e online (esclusa la somministrazione) si aggirano sui 4,00 – 5, 00 Euro (0,33 cl.)
Regina del Mare – Birrificio del Forte.
“L’abbraccio di questa marea” ha recentemente sedotto anche i giudici dell’European Beer Star (concorso internazionale tra i più noti), che la premia con un oro nella sua categoria.
È ghiotto il bottino dei medagliati italiani in questa edizione, l’ennesima testimonianza dell’ottimo lavoro svolto dai più (ganzi) in questi anni. Evviva.
Rebuffone – Manerba Brewery.
Sebbene l’amore teutonico traspaia nelle produzioni in casa Avanzi, l’offerta offre ormai un ventaglio di prodotti che attingono ai mondi più disparati. Questa poi è a listino da (credo) sempre, e rimane un bel bere.
Bruin – Extraomnes.
Qui si ama dichiaratamente il Belgio, non ci si può certo esimere dall’avere in scuderia una birra ispirata allo stile.
Ci si ispira allo stile dubbel anche in quel di Genova con la chiocciolata Magnus (Birra premiata da Slow Food, come peraltro la Rebuffone). E che assaggio lento sia.
Dubbel – Il Chiostro .
I birrofili campani conosceranno certamente l’interpretazione de Il Chiostro. Cercatela alla spina, è prodotta principalmente in fusto.
Ci si sposta nel lucchese con l’interpretazione di Brùton. Malti inglesi e scozzesi, ma belga nell’animo.
Mentre preparo lo spuntino e prendo a pugni una sbrisolona (non vorrete usare il coltello spero), immagino altri appaganti abbinamenti con il formaggio.
Una toma affinata nelle foglie di tabacco? Nella frutta appassita? O un formaggio di fossa, magari uno di quelli di Renato Brancaleoni (guarda caso da poco ri-emersi dall’odoroso scrigno delle meraviglie, in quel di Roncofreddo, e pronti per essere gustati).
Vi suggerisco generatori di felicità e la prima ad ingolosirsi sono io, me possino.