Prosegue la scoperta dei principali stili birrari, come si sono evoluti e quali sono le interpretazioni migliori in salsa tricolore. Oggi Dissapore si arricchisce di un nuovo racconto dai sentori fumé: è la volta delle delle Rauchbier.
Con in più un elenco di consigli per gli acquisti che vi farà aumentare la salivazione, promesso.
La storia delle Rauchbier
Le birre affumicate (rauch sta appunto per fumo) sono l’ennesimo esempio di come una comune pratica –cioè quella di essiccare il malto esponendolo al calore diretto del fuoco– abbia dapprima dettato le sorti delle produzioni birrarie tedesche in modo trasversale (insomma, un po’ tutto poteva essere affumicato) e solo successivamente abbia riguardato soltanto alcune produzioni.
Ed è la Franconia la protagonista di questo racconto (sulle cui produzioni Manuele Colonna, proprietario del pub romano Ma che siete venuti a fa, ha scritto ciò che definirei un odierno compendio) e in particolare Bamberga e dintorni, dove l’affumicatura dei malti è divenuta una sorta di bandiera, grazie alla perseveranza di alcuni produttori.
Pratica che si riflette nella tipicità delle produzioni locali (weizen, bock e doppelbock solo per citare alcune) arricchite dal contributo affumicato e un po’ pancettoso del malto.
Ma certamente l’espressione birraria a cui oggi si associa questa tecnica è legata in particolar modo alle Märzen.
Le Rauchebier, nell’accezione odierna del termine, sono di fatto märzen affumicate. La Schlenkerla (oggi di proprietà della Heller-Bräu Trum KG) è probabilmente la più conosciuta tra le realtà locali.
Antico birrificio di Bamberga, tra i pochissimi ad auto-prodursi ancora oggi il malto affumicato, possiede anche la Brauausschank Schlenkerla, una sorta di storico brewpub dove, secondo alcuni scritti del tardo medioevo, questa tipologia di birra era già diffusa e largamente consumata.
Ci sarebbe poi una storiella carina che colloca la nascita dello stile all’interno di un chiostro in cui scoppiò un incendio che affumicò accidentalmente i malti presenti in sala cottura. Una storiella, appunto.
Le caratteristiche dello stile Rauchbier
Parliamo di märzen, quindi di una lager (sinonimo di bassa fermentazione) ambrata, che si esprime nel bicchiere grossomodo così:
ASPETTO: schiuma abbondante e di colore variabile (in funzione della miscela di malti utilizzata) dal rossiccio-marrone. La birra è limpida tra il rossastro e il ramato scuro.
NASO: le note affumicate dominano il naso, seppur con intensità variabili. I sentori potrebbero ricordarvi il fumo, la pancetta (ma anche lo speck affumicato, la scamorza.. ecco, ora ho fame).
Le note di malto non affumicate completano il tema olfattivo con rimandi al pane e la sua crosta, miele, il caramello, la frutta secca, ecc. L’apporto del luppolo, con i rimandi erbacei, è solitamente silenzioso o comunque contenuto.
IN BOCCA: il sorso fa il suo ingresso in bocca con un accenno di dolcezza, mitigata dall’anidride carbonica, solitamente ben presente, dalla buona attenuazione (secchezza) e da un accenno di amaro. Il corpo medio e l’alcol moderato (4.8- 6 % vol) completano il tutto.
Le migliori Rauchbier artigianali italiane
Eccovi una scelta delle interpretazioni tricolore ispirate allo stile. I prezzi, riferiti alla vendita al dettaglio (e online) oscillano dai 3.50 ai 4.50 euro per il formato da 0,33 cl.
Smoky – Birrificio Rurale
Una delle ultime nate in casa Rurale, frutto del sodalizio con il microbirrificio casalingo “il Vicolo”.
Preda – Statale Nove
La preda (pietra) rossa di Bologna, questa birra è un omaggio alla città e alle “singolarità” umane che la animano. Ispirata allo stile, è ringalluzzita nel tenore alcolico.
La Nebbia delle Bassa – Beerbante
Si torna alle interpretazioni parmensi nelle versione proposta da Beerbante.
Fumata Bianca (tipo Rauch)– Birrificio Menaresta
“Da Bamberga all’Italia, papale papale”, golosa rivisitazione ad Alta (fermentazione) in chiave brianzola dello stile.
E dato che si parla di rarità perché non suggerirvi un altro paio di assaggi a tema. Dobbiamo spostarci in Polonia e precisamente a Grodzisk (Gratz sotto il dominio tedesco), cittadina che diede natali e nome alle Grodziskie, specialità prodotta con il 100% di frumento maltato, essiccato su legno di quercia. Naso meno intenso rispetto alle Rauchbier, acidula e con tenore alcolico più contenuto, è uno stile consumato quasi solo localmente.
Si è curiosamente insinuato tra gli intenti alchemici di alcuni produttori italiani:
Polock Świeze –Birrificio Italiano
Opalescente, fumosa, acidula, corpo snello e alcol contenuto tratteggiano l’identikit dell’interpretazione sul tema proposta da Ago Arioli del Birrificio Italiano.
Polska – Birrificio Amiata
Una birra doppiamente celebrativa, anche in questo caso.
Avete preparato le scamorze? Acceso il barbecue? L’elenco qui sopra sembra suggerirlo prepotentemente.
[Crediti: Alltommat]