Parliamoci chiaro. Neanche il riferimento storico della famosa battaglia tra Gaio Claudio Nerone ed Asbrubale del 207 a.C., dove già si parlava della bevibilità del vino locale, è servito a far conoscere in Italia la ormai oltre 50enne DOC del Bianchello del Metauro.
Nonostante tutto iniziamo in Italia a parlarne ora grazie al lavoro di 9 produttori che, uniti insieme sotto il marchio di “Bianchello d’Autore” hanno iniziato un racconto dei loro vini che ha portato me ed altri miei colleghi ad interessarci al più bistrattato vitigno dell’Adriatico.
Parliamone, dunque.
Cos’è il bianchello?
Il Bianchello è tecnicamente un’uva molto semplice e neutra che lasciata sola tende a focalizzarsi sul profumo del biancospino. Ricorda lo Chardonnay in quanto lo spettro della frutta cambia a seconda del clima (citrico col freddo, nettarino a metà, tropicale col caldo), ha una leggera parte verde di erba fresca, una fortissima acidità e una capacità di muoversi tra la spumantizzazione
fino alla versione passita passando per una buona tolleranza al legno.
Dista però dalla famosa uva francese nel suo naturale sbilanciamento tra gli aromi del naso e la grande neutralità della bocca dominata solitamente da una fortissima sensazione amara che trasforma la frutta in una vera e propria spremuta sul finale nel palato.
La questione sull’invecchiamento di questo vitigno rimane aperta e legata alla visione del singolo produttore. La maggior parte delle cantine, nonostante l’impegno nel valorizzare il prodotto, lavorano il Bianchello come un’uva povera. Da questo ne consegue una scarsa selezione delle uve ed una vinificazione poco attenta che porta a vini cotti ed amarissimi non capaci di reggere un invecchiamento in bottiglia più lungo di un paio d’anni.
Nonostante il disciplinare dia la possibilità di usare una piccola ma importante percentuale di Malvasia, il Bianchello in purezza ha una sua potenzialità. Durante la nostra chiacchierata, il produttore Claudio Morelli lo ha descritto come un vitigno più moderno del fratello maggiore Verdicchio grazie alla sua facile accessibilità. Nonostante io non sia d’accordo (non esiste un
bianco più moderno del Verdicchio) ammetto che nel vedere questa uva locale come una sorta di Greco di Tufo del centro Italia ho trovato molte più belle sorprese che delusioni.
Sulle Rive del Metauro
Il Bianchello è prima di tutto un territorio in fase di studio in quanto nessuno prima dell’esperimento di “Bianchello d’Autore” aveva pensato ad uno storico aziendale. Nonostante i dati siano quindi pochi e i terreni molto simili tra di loro nelle zone prodotte (parliamo principalmente di un misto di argille, tufo e marna arenaria) si può fare una distinzione a seconda di dove il vigneto si posiziona rispetto al fiume Metauro.
Nella parte destra, più continentale e verso l’entroterra, troveremo vini più’ alcolici ed acidi ma con meno intensità dei profumi, mentre sulla riva sinistra, più vicina al mare e quindi soggetta ai venti dell’Adriatico, vini più aromatici, salmastri e verdi con strutture più leggere e meno alcoliche.
Il Futuro del Bianchello?
Nello sforzo di capire cosa il Bianchello sia veramente in grado di fare, l’enologo Giancarlo Soverchia e suo figlio David sono i primi che hanno ragionato sulle potenzialità che potevano essere espresse tramite un lavoro basato sulla qualità. Tra tutte le cantine visitate Terracruda, da loro curata, e’ stata forse l’unica a mostrare potenzialità di invecchiamento su tutta la linea a
partire dal loro base Boccalino capace di reggere oltre i 10 anni sulle migliori annate.
Mentre Giancarlo sta sperimentando come il legno possa essere usato in varie quantità e forme, David ha un occhio di riguardo per le versioni spumantizzate che secondo il parere di chi scrive sono il vero gioiello della denominazione.
Cantine e vini da provare
1. 2019 Fattoria Villa Ligi – Albaspino Bianchello del Metauro DOC [Riva Destra]
Stefano, pergolese DOC, e Lea, francese con il bagaglio tecnico della Borgogna e un esperienza da Craggy Range in Nuova Zelanda. Dietro il loro Bianchello base, uno dei più identitari della zona, si nasconde un perfetto bilanciamento tra corpo, freschezza e bevibilità. Biancospino, pesca e una leggera vaniglia che viene dall’uva riesce a bilanciare il finale amaro.
Prezzo: 8 euro in cantina
2. 2016 Mariotti Cesare – Piandeifiori Bianchello del Metauro DOC [Riva Destra]
Tra i 2016 più freschi che si possano bere in Bianchello ora. Grande impresa tecnica dove l’acidità riesce a domare una importante alcolicità. Biancospino e mineralità. L’amarognolo in bocca si spinge verso limonata e scorza di limone.
Prezzo: 12 euro in cantina
3. 2019 Conventino Monteciccardo – Le Fratte Bianchello del Metauro Superiore DOC [Riva Sinistra]
Si differenzia tra tutti gli altri Bianchello per un lavoro in riduzione (senza presenza di ossigeno in vinificazione) piuttosto che in ossidazione. Grande intensità degli aromi dalla pesca agli agrumi, dalle note verdi al biancospino. Sul palato una forte salinità porta un finale salmastro e minerale che richiama al mare e ad un lungo invecchiamento.
Prezzo: 8 euro in cantina
4. 2017 Terracruda – Campodarchi Oro Bianchello del Metauro Superiore DOC [Riva Destra]
Il Bianchello con più riconoscimenti internazionali e’ ancora in piena fase di sperimentazione ma vicino al raggiungimento di quello che potrebbe essere considerato il suo stile finale. Il legno ancora molto presente e la sua integrazione ancora non compiuta ricorda molto uno stile Leflaive presente anche nell’area del Verdicchio (Pievalta, Marca di San Michele). Con il tempo si assottiglia per aprire a note di zucchero di canna. Rimane sul palato spremuta di lime e fiori bianchi.
Prezzo: 18 euro in cantina
5. 2015 Bruscia – Conte Giulio Spumante Brut Metodo Classico Bianchello del Metauro DOC [Riva Destra]
Se qualcuno mi chiedesse di stupire con un Bianchello io porterei a tavola questo vino. Metodo Classico, 36 mesi sui lieviti, nel giocare sulla neutralità del vitigno mostra una fortissima aromaticità con un sentore di fumo che muove fiori bianchi e limone. Finale che rimane fruttato, presagendo ad una longevità importante, e condito da una struttura perfetta tra finezza e persistenza delle bollicine.
Prezzo: 20 euro in cantina
Perché non stiamo bevendo Bianchello? Una critica.
Cerchiamo di scoprire le carte fin da subito. Il Bianchello non è il nuovo Chardonnay né tantomeno una valida alternativa alla magistrale complessità del Verdicchio. Perché quindi dovremmo berlo? Nella sua semplicità il Bianchello è capace di regalare buoni vini a prezzi alla portata di tutti e nella sua capacita’ di abbinarsi al cibo della riviera Adriatica ha pochissimi rivali.
Perché dunque e’ cosi difficile trovarne uno nelle nostre enoteche, soprattutto quelle locali delle Marche? Purtroppo il Bianchello si trova in mezzo ad uno scontro diretto dove le colpe ricadono ad egual misura su produttori e ristoratori. Da una parte i produttori, che nel Bianchello ci credono ma fino ad un certo punto, per paura di non riuscire a sopravvivere si costringono a sfornare cataloghi con mille etichette diverse che, aiutati da un marketing dozzinale, ricordano il banco dei vini del supermercato.
Dall’altra troviamo il mondo della ristorazione e dei locali della Riviera che, essendo troppo impegnati tra Champagne e bianchi della Borgogna per raccontare quello che succede dietro casa, fanno percepire una sorta di disprezzo rispetto alla facile reperibilità di questo vino soprattutto nella versione dello sfuso.
“Bianchello d’Autore” sta superando l’impossibile sfida di far ritornare sulle tavole questo vino, battendo sotto il livello comunicativo il suo fratello maggiore Verdicchio dove i produttori si sentono ancora troppo rockstars per fare gruppo, ma non è abbastanza. Il prossimo passo, quello più difficile, sarà di trovare una vera quadra a questo vitigno perso nelle sue troppe versioni e fargli parlare una lingua comune dettata da uno stile e da una qualità che, forse, è già nell’aria.