È nato il Beermouth e a portarlo sul mercato, con questo nome temerario, è Baladin, celebre birrificio artigianale di Piozzo fondato e guidato da Teo Musso.
Si tratta proprio di ciò che state immaginando e un po’ temendo: un vermouth a base di birra che, intercettando la recente febbre per il vino liquoroso piemontese, rilanciato dalle versioni artigianali, vuole fare da battistrada per una nuova categoria di prodotto.
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Potete vederla in due modi.
Romanticamente, non poteva che andare così, che fosse il birrificio nato (nel 1996) a due passi da Barolo a La Morra a dare i natali a una bevanda ispirata al mondo del vino.
Oppure cinicamente: quel volpone di Matterino Musso –detto Teo– ha compreso che con il vintage non si casca male, di questi tempi. Così ci ha costruito sopra una nuova etichetta e l’ha messa a scaffale a 33 euro (per 50 cl.) associando il proprio marchio a quella che potrebbe diventare una nuova tendenza.
Va detto, d’altra parte, che dopo la registrazione da parte di Baladin il marchio sarà messo a disposizione di chiunque voglia farne uso, per “dar vita in futuro a una tradizione comunemente accettata”.
Nelle fantasie di Musso andremo al bar e chiederemo UN beermouth al bancone, insomma, oppure lo berremo miscelato in qualche cocktail di tendenza.
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La distribuzione delle 11.000 bottiglie è iniziata nei canali Horeca, oltreché sugli scaffali di Eataly, e la volontà di proporlo nella mixology è stata chiara dalla presentazione del nuovo prodotto alla stampa di settore (e non).
Del resto il prodotto porta la firma di due barman, accanto al birraio: Dennis Zoppi e Giacomo Donadio.
Ma com’è fatto questo beermouth?
Base Xyauyù, birra (stile barley wine, nello specifico) di punta del marchio piemontese, e le 13 botaniche che caratterizzano il vermouth (spezie, bacche e fiori usati per aromatizzare), estratte con ultrasuoni e distillazioni sottovuoto. Il ventaglio aromatico è molto fedele a quello del vino liquoroso, con artemisia e rabarbaro in testa; un equilibrio ben riuscito su impronta balsamica.
Cambia, rispetto al vermouth, nella nota umami tipica della birra barricata Baladin e una texture leggermente più densa. 19 gradi, per capirsi.
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Se l’obiettivo era quello di creare una bevanda a sé, riconoscibile rispetto al vermouth, ci sono riusciti. E per essere buona è buona, anzi, buonissima. Il resto è tutto da vedere: diventerà un prodotto vero e proprio, interpretato da altri birrifici pronti a raccogliere la sfida, o rimarrà un’etichetta Baladin?
[Crediti foto | Chiara Cavalleris ]