Alla fine, questo Barolo venduto a 12 euro (e 99 centesimi) in Autogrill l’abbiamo assaggiato. Non l’avevamo fatto prima non perché non avessimo voglia di esprimere un nostro parere sulla qualità del vino, ma semplicemente perché non era quello il punto del nostro ragionamento precedente sul tema. Ragionamento che verteva sulle possibilità e sulle opportunità di posizionamento di un brand “Barolo”, che indubbiamente porta con sé una questione valoriale, territoriale e storica che va oltre la sfera del singolo produttore che, in regime di libero mercato, decide legittimamente di dare al suo barolo un prezzo stracciato.
Per quanto ci riguarda, il Barolo a 12,99 di Co.Tra.Pro. (alias Terre del Barolo), avrebbe potuto anche essere il miglior Barolo del mondo, ma la questione sarebbe comunque rimasta la stessa.
Eppure, la domanda da parte vostra è rimasta, ed è arrivata a più voci: sì, ma alla fine com’è ‘sto Barolo? Non sappiamo se lo vogliate sapere per correre a farne una scorta o se per pura curiosità. In ogni caso noi facciamo il nostro dovere, e quindi eccoci qua a stapparne e assaggiarne una bottiglia.
Le caratteristiche del Barolo Co.Tra.Pro.
Intanto il Barolo in questione è un 2018, quindi un Barolo giovanissimo. Apriamo quindi immaginando di trovare nel bicchiere un prodotto che ancora non si è evoluto in termini di complessità così come ci si aspetterebbe da un vino di questo tipo.
Il tappo di sughero, all’apertura, risulta inumidito dal vino e rimane leggermente danneggiato dal cavatappi, anche se riusciamo a non romperlo del tutto. Potrebbe anche non dipendere necessariamente dal produttore: è uno dei rischi di prendere una bottiglia in autostrada e farle fare un viaggio non necessariamente confortevole (pensateci, la prossima volta che comprate dei vini che devono essere trasportati a lungo, e magari, qualora li compriate online, scegliete un corriere che sappia fare il suo lavoro).
Nel bicchiere abbiamo un vino dal colore rosso rubino intenso, con riflessi granato, il che è effettivamente compatibile con un Barolo molto giovane. Il vino non è troppo consistente, e anche in questo caso la mancanza di invecchiamento si nota immediatamente.
Al naso, una volta lasciato un po’ respirare per mandare via un certo eccesso vinoso, risulta abbastanza complesso, con note fruttate (amarena, soprattutto) e floreali, e un po’ di sottobosco. Mancano in maniera abbastanza evidente i sentori terziari, che sono una caratteristica distintiva dei Baroli importanti.
In bocca il vino è in linea di massima abbastanza equilibrato ma, tenuto conto che sappiamo che è un Barolo, risulta decisamente carente sulle durezze. In particolare, manca la caratteristica distintiva di un vino conosciuto per essere tannico e corposo: se guardato nell’ottica della sua denominazione, questo Barolo risulta decisamente poco tannico. Anche la persistenza è meno intensa di quel che ci si aspetterebbe, fatto salvo per un lieve retrogusto amarognolo che rimane sul palato.
Non ci addentriamo in una valutazione numerica, convinti che questa descrizione possa in qualche modo bastarvi per capire se imboccare di corsa la tangenziale o meno.
Certo, c’è da dire che forse la nostra valutazione non è delle più precise: in fondo, non l’abbiamo bevuto freddo, come suggerisce il buon Oscar Farinetti.