Sono diverse le novità su Baladin, il birrificio che dichiara una produzione di 25mila ettolitri l’anno, 25 milioni di ricavi aggregati (+ 19% sul 2016) e 6.500 clienti diretti in Italia, scoperte leggendo stamattina Economia, l’inserto del Corriere della Sera (non online).
Teo Musso, proprietario del birrificio di Piozzo (Cuneo) con un socio di minoranza come Oscar Farinetti di Eataly (20%), non ha certo intenzione di vendere al gigante straniero, come hanno fatto invece Birra del Borgo (comprata dalla Ab Inbev di Leffe e Corona), Birrificio del Ducato (rilevato da Duvel) o il lombardo Hibu (acquistato da Heineken).
Anzi rilancia. Sta per lanciare una catena di ristorazione in franchising per “nobilitare il toast”.
[Baladin: quale di queste birre ha “fatto epoca” più delle altre?]
Si chiama “Pop & Toast“, punta ad aprire 20 locali in tutta Italia entro il 2024, con il primo in arrivo sul Naviglio grande di Milano in luglio.
“Faremo panificazione di tre tipi, con posizionamento alto –chiarisce Teo Musso, e Pop significa anche birra in lattina”, uno dei prodotti più recenti del birrificio piemontese.
Una volta raggiunto l’obiettivo che si è prefisso, ovvero “raddoppiare la quota di export sul fatturato dal 17% al 35% in tre anni”, Teo Musso pensa per Baladin anche a Piazza Affari:
“Ci sto pensando, è una strada percorribile per mantenere la nostra indipendenza, per espandersi senza diventare troppo grandi per non snaturarci. Ma sul listino più piccolo”, cioè l’Aim per le piccole medie imprese.
Diversificare è un altro obiettivo del birrificio: non solo di Baladin ci sono già il cioccolato e i succhi Bevifrutta, ma a gennaio ha aperto il lussuoso Baladin Zanzibar Beach Hotel, che si aggiunge al Riad Baladin di Essaouira.
Senza contare il progetto Open Garden, il grande giardino in un’ex cascina piemontese che dal 2017, oltre al birrificio con impianti hi-tech sul quale sono stati investiti 15 milioni di euro, ospita pub, macelleria e mercati bio.
La sola nota negativa in questo tripudio di iniziative imprenditoriali e crescita esponenziale sembra essere Birre d’Italia 2019, la principale guida italiana sulla birra artigianale pubblicata da Slow Food, che di recente ha levato a Baladin il suo massimo riconoscimento, la chiocciola.
[Birre d’Italia 2019: Slow Food spiega perché Baladin ha perso la chiocciola]
Il motivo? “Un calo di qualità sulle etichette più diffuse, che poi rappresentano gran parte della produzione”, ci ha detto Eugenio Signoroni, curatore della guida.
[Crediti | Corriere Economia]