“Un cocktail potrebbe cambiare la tua vita, quindi perché no?”
E così, seguendo il suggerimento di un’amica, la canadese Kaitlyn Stewart, che lavora al Dinette, un bar di Vancouver, ha vinto l’edizione più recente della World’s Class Competition, diventando la bartender migliore del mondo.
“Una” bartender, una ragazza, che ha sbaragliato altri 10.000 concorrenti (diecimila!) provenienti da 57 Paesi, arrivando sul podio dopo aver preparato una sessantina di drink.
In una settimana di gare la 27enne Kaitlyn ha dimostrato di saper superare le sfide che hanno messo alla prova le sue abilità (per l’Italia ha gareggiato Mirko Turconi del Piano 35 di Torino) dimostrando di saper creare un cocktail integrando il meglio delle tecniche culinarie a quella della miscelazione.
Uno dei primi cocktail che ha inventato è stato Matriarch, in onore di sua nonna, grazie al quale è arrivata ai campionati regionali. Poi da lì fino alle finali a Città del Messico e quindi alla vittoria.
Kaitlyn è la seconda donna a vincere il trofeo, e dopo aver vinto la competizione ha parlato con la rivista americana Esquire:
“E’ stato meraviglioso vedere Jennnifer (Le Nechet, francese, numero uno nel 2016, n.d.r.) vincere lo scorso anno, e questo ha dato il via a un nuovo modo di considerare le bartender donne. Nel senso che nessuno si stupisce se due ragazzi vincono consecutivamente, nessuno dice mai “Oh, mio Dio, hanno vinto due, o tre uomini di fila!” Ma quando due donne vincono la principale gara internazionale dedicata ai cocktail molti si stupiscono; io sono orgogliosa di far parte di tutto questo. Ora noi donne ci siamo, e siamo qui per restare”.
Il bartender migliore del mondo è giovane, di Parigi, soprattutto donna.
Per quanto, nella mente di molti clienti, resti comunque una bella dose di supponenza verso le bartender donne:
“Molti mi vedono dietro al bancone e, con una faccia perplessa, mi chiedono “Sai fare un Old Fashioned?”. In quel caso non ti rimane che sorridere, essere gentile e rispondere cose tipo “Non so, ma ci posso provare”. Non ci si può far nulla, molti pensano che il bartender non sia un mestiere adatto a chi non veste un’elegante divisa o non ha un paio di grossi baffi arricciati”.
Ma Kaitlyn va per la sua strada, e ha un’idea precisa riguardo ai cocktail. La sua parola d’ordine è “sostenibilità”
“Basta tenere un recipiente per il compostaggio dietro al bancone, è lì mettere tutti gli avanzi dei cocktail, dai pezzi di frutta inutilizzati ai fondi di caffè, invece che nella spazzatura”.
Un’altra parola d’ordine di Kaitlyn è semplicità:
“I cocktail classici, tipo Manhattan o Daiquiri, hanno in genere tre ingredienti –dice Kaitlyn–: semplicità è prendere questi classici e rimodernarli, non buttare dentro alla rinfusa una trentina di ingredienti. Al bar bisogna servire qualcosa di veramente buono e magari spiegarlo, in modo che il cliente una volta tornato a casa possa rifare lo stesso drink”.
E buttare la buccia del limone nel recipiente di compostaggio, per godersi un cocktail e nello stesso tempo far del bene al pianeta.
[Crediti | Link: Esquire]