Se un amico vive a mezz’ora da casa nostra è “fuori mano”, ma se dobbiamo guidare per cinquanta minuti e impiegarne altrettanti per trovare parcheggio pur di mangiare la pizza del cuore non battiamo ciglio. Senza contare i chilometri che facciamo pur di mangiare nel nostro ristorante preferito.
Sono segnali preoccupanti, forse. Sempre meglio che rincitrullirsi davanti a un video game, drogarsi, o frequentare “brutte compagnie”, ammesso che esistano ancora.
Ma se il discorso si sposta dal mangiare al bere, siamo ancora disposti a fare di tutto?
Magari possiamo prenderla con maggiore serenità, non so, aspettare la prossima vacanza per provare il “vino col serpente” delle Filippine o il Pulque messicano.
Nel frattempo facciamoci un’idea grazie alla BBC, che ha svolto il lavoro sporco per noi, immaginando finalmente di bere come uno del posto.
Ecco 18 tappe interessanti per i vostri prossimi viaggi.
1. Snake Wine, Filippine
No, non avete le traveggole: viene esattamente realizzato così, immergendo serpenti interi in vino ottenuto da riso fermentato o alcol etilico.
Bevanda antichissima, il suo consumo è registrato sin dalla Cina della dinastia Zhou (circa XI secolo avanti Cristo).
I serpenti utilizzati di solito non sono velenosi; tuttavia, qualora ci fosse del veleno, questo viene reso innocuo dall’etanolo contenuto nell’alcol. Ha la fama di essere una bevanda ristoratrice, e quindi di tradizione viene somministrata a chi ha bisogno di riprendere le forze.
Il mercato di Taipei è famoso per le molte varietà di serpenti presenti… insomma, un supermarket di rettili.
2. Bia-Hoi, Vietnam
Letteralmente, significa birra gassata, in una commistione linguistica che vede coinvolti il vietnamita (hoi) e il francese (bia). Si trova a ogni angolo di strada, viene distillata quotidianamente e consegnata ai locali in grosse taniche di plastica.
Tenore alcolico molto basso: parliamo di uno scarso 3%. Sciacquarsi al bocca, insomma.
3. Boza, Turchia
La boza è una bevanda fermentata di malto, diffusa in Est Europa, con propaggini fino alla Turchia e al Kazakistan. Ha origini antichissime: si hanno attestazioni di bevanda fermentata a base di grani anche nell’antica Mesopotamia (8000 avanti Cristo).
La versione turca è a base di grano fermentato, servita con guarnizione di chicchi di grano. La gradazione alcolica resta bassissima: intorno all’1%, con un sapore lievemente dolce.
Attenzione alla linea, però: risulta estremamente calorica.
4. Caipirinha, Brasile
Diminutivo del sostantivo caipira, che indica le zone rurali e non molto sviluppate del Brasile, è sicuramente tra i cocktail sudamericani più conosciuti. Ingredienti basic (acquavite brasiliana, lime, zucchero di canna e ghiaccio tritato), è simbolo intramontabile di estati e di sbaciucchiamenti spariti all’alba.
Per i brasiliani, il massimo della vita sembra essere bere caipirinha con la feijoada, fagiolata con carne di maiale su un letto di riso.
5. Carajillo, Spagna
Uno shottino di caffè corretto diffusissimo in Spagna e nei Paesi di lingua spagnola, come dopo pasto e digestivo.
In genere vengono utilizzati brandy, rum, whisky o cognac; possibile l’aggiunta di chicchi di caffè o scorza di limone. Il liquore viene riscaldato, di solito insieme alle aggiunte, e viene versato direttamente nel bicchierino con l’espresso.
Di solito, i bicchierini sono termoresistenti: le temperature raggiunte possono essere molto alte.
6. Mead, Lituania
Il mead è un tipo di bevanda alcolica diffusa in tutto l’Est del mondo, ottenuto con la fermentazione di acqua e miele, spesso unito a frutta e spezie oppure luppoli (il che potrebbe dare un sapore simile alla birra).
Antesignano del mead è la medouvkha, sempre ottenuta con la fermentazione di acqua e miele ma più veloce e più economica. Tra gli 8° e i 20°, il mead odierno è la bevanda simbolo del popolo lituano, lievemente soppiantata in tempi moderni dalla vodka.
7. Peliknovac, Croazia
Il pelinkovac è il digestivo che brucia tutto, diffusissimo in Croazia e la sua eco arriva fino a Gorizia e dintorni, dove esiste ancora la ditta dei Fratelli Abuja.
Nella realtà dei fatti, dovrebbe essere un assenzio, ricavato dalla pianta di artemisia absinthium. Bevuto con una fettina di limone a fine pasto, non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi digestivi, Jagermeister compreso.
8. Pulque, Messico
Il pulque è una bevanda alcolica diffusa in tutto il Sudamerica; in Messico, insieme alla tequila, è considerata la bevanda nazionale. Si hanno tracce del pulque anche nella civiltà Azteca: i sacerdoti la utilizzavano come drink sacro.
Si ottiene facendo bollire il succo dell’agave salmiana (pianta a foglie larghe diffusa in loco), ricavato tramite taglio delle foglie. Dopo una fermentazione rapida (che può essere indotta con lievito di birra, oppure in maniera naturale), si ottiene un liquido di poco superiore ai 7°.
Viene bevuto liscio, come aperitivo o come digestivo, oppure mescolato a birra o succhi di frutta.
9. Mint Julep, Kentucky, Stati Uniti
Oooh, questo cocktail è diffuso in tutto il Sud degli Stati Uniti; in odore di southern rock è a base di whisky (tipo bourbon) e sciroppo dolce di menta.
Del mint julep si parla già agli albori dell’Ottocento quando un inglese nei suoi scritti nomina una bevanda di whisky e menta tritata che gli abitanti della Virginia bevono di prima mattina.
Il momento migliore per godersi un mint julep? Il Kentucky Derby, l’annuale corsa dei cavalli: si calcolano 120.000 cocktail venduti durante i giorni della gara.
10. Pisco Sour, Perù
L’invenzione del Pisco Sour è attribuita a Victor Morris, immigrato americano trasferitosi in Perù nel 1913. Bevanda all’epoca diffusa nell’upper class peruviana, quella che parlava inglese, ha goduto di popolarità anche dopo la morte del suo creatore.
Stiamo parlando del tipo peruviano, a base di pisco (acquavite peruviana), succo di lime, zucchero bianco, bianco d’uovo, bitter.
11. Sangria, Portogallo
E’ doveroso dire che la sangria è il cocktail per eccellenza di tutta la Penisola Iberica, e non solo del Portogallo; ma sono stati i contadini portoghesi a definire la bevanda alcolica e dolce sangria, dal sangre, sangue.
Di solito la sangria è realizzata con vino rosso iberico, pesche, limone, arancia rum o brandy.
La variante della Catalogna prevede vino bianco o spumante, per risultati più frizzanti e dolci. In ogni caso, l’effetto ne-prendo-solo-un-altro-po’ è assicurato, così come lo stato di ebbrezza.
12. Spicy Caesar, Canada
E’ uno dei cocktail più famosi in Canada: a base di clamato (un mix di succo di pomodoro e brodo di vongole!) e salsa Worcestershire, servito in un tumbler con gambo di sedano e lime.
Dicono sia ottimo come rimedio dopo l’hangover, ma la famiglia dei cocktail Caesar comprende anche versioni con base vodka.
13. Tej, Etiopia
Il tej etiope appartiene alla famiglia degli idromele. Viene aromatizzato con foglie di gesho, una specie di luppolo che conferisce aromaticità al vino. E’ consuetudine produrlo artigianalmente nelle case etiopi, ma esistono bar dedicati chiamati tej betoch.
Dannatamente dolce, il sapore zuccherino maschera l’alto contenuto alcolico, che varia a seconda dei tempi di fermentazione.
14. Rakija, Serbia
La rakija è un superalcolico diffusissimo nei Balcani, prodotto per distillazione o fermentazione della frutta. Molto simile al brandy, le versioni commerciali hanno un grado alcolico sul 40%, ma quelli prodotti in casa arrivano anche al 60%.
La versione più alcolica arriva al 65% ed è anche la più scadente: basti pensare che il nome tradotto significa qualcosa come casino.
La versione serba prevede la fermentazione o la distillazione delle prugne; altre versioni prevedono anche uva, pesche, albicocche.
La rakija prodotta con le prugne o con l’uva può essere completata con spezie, erbe, mele acerbe e miele. Il 70% della produzione nazionale di prugne viene impiegata nella realizzazione del distillato; dovrebbe bastare a farvi capire quale importanza riveste.
15. Tuborg Julebyrg, Danimarca
La Tuborg Julebyrg è una birra stagionale, venduta per solo 10 settimane all’anno, eppure è la quarta birra più venduta del Paese, ma solo perché il periodo di vendita è limitato.
Fu lanciata nel 1980, come holiday edition della Tuborg, ma nel 1981, dato il grande successo, fu creato il labelling Julebyrg. E’ così apprezzata da avere un proprio J-Day, il giorno del lancio, festeggiato con i paramenti blu e bianchi.
16. Viez, Germania
In lingua tedesca, Apfelwein, diventa Viez dal latino vice, parola sostituta del vino. Gradazione alcolica contenuta (tra i 4° e gli 8°), ha un sapore acidulo ma gradevole.
E’ prodotto da mele pressate; il succo rilasciato viene lasciato fermentare con lieviti fino ad ottenere una bevanda con un grado alcolico di circa il 6%. Di solito, la quantità servita è 0,30 cl, ma ci sono boccali e brocchette da mezzo litro e un litro.
Sono molte le regioni dove si consuma il viez: è la bevanda nazionale dello stato federale tedesco dell’Assia e di molte città come Francoforte. Sagre e feste senza viez non sono la stessa cosa: i rubicondi tedeschi sanno come divertirsi, senza dubbio.
17. Vodka, Ucraina
Notoriamente, la vodka ucraina sembra essere la più buona del mondo. Ottenuta attraverso la fermentazione e la successiva distillazione dei vari cereali e di fecola e polpa di patata.
Ha ben tre fermentazioni: la prima, chiamata brantowka (vodka bruciata, 15°); la seconda, prostka (vodka rustica, di 30°); e la terza, più raffinata, la okovita (acquavite, 70°).
Mendeleev, proprio Mendeleev lo scienziato, attribuì alla vodka un tasso alcolico in prossimità dei 40°, il che la colloca tra i superalcolici più forti del mondo. Da provare quelle speziate: a quanto pare regalano universi sconosciuti.
18. Dawa, Kenya
La parola Dawa, in lingua swahili, significa medicina, pozione magica. Insomma: è così potente da risvegliarvi, curarvi.
Da tradizione, la ricetta di questo cocktail dovrebbe basarsi su quella di un parente brasiliano introdotto in Kenya: composto da molta vodka, zucchero di canna, lime e miele.
[Crediti | Link e immagini: Bbc]