E alla fine, la retorica 5 stelle è arrivata pure nella Sala Comunale di Torino, insinuandosi quatta quatta tra le maglie dell’intransigenza e della “purezza” grillina.
E ci è arrivata nelle austere ed allampanate forme, lievemente fassinesche, della neo sindaca Chiara Appendino, fresca di incoronazione e vincitrice del seguitissimo derby Fassino-Appedino dello scorso giugno, a cui hanno partecipato ben 45 torinesi –quelli che non erano già in vacanza– e che hanno decretato la vittoria della giovane promessa della politica torinese firmata cinque Stelle.
Una sindaca che “si distingue” per i temi cari ai cinque stelle, raggruppati sotto il vessillo “onestà e trasparenza” ma suddivisi in decine di rivoli minori: viabilità, urbanistica, bilancio, NoTav, risparmio, meritocrazie, ambiente, piste ciclabili e … dieta vegana.
Sì. Avete letto bene, dieta vegana.
La neo sindaca ha infatti depositato il testo del suo programma per i prossimi cinque anni di governo cinque stelle, programma in cui fa capolino, tra la voce “trasporti” e quella “sicurezza”, pure la “dieta vegana”.
No, non è una svista, è la dura realtà: il programma della neo sindaca prevede promozione della dieta vegana e vegetariana sul territorio comunale «come atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente la salute e gli animali».
Allora, non bastava volerci tutti in bicicletta, volenti e nolenti, a pedalare allegramente come la vispa Teresa per le trafficate strade di Torino. Non bastavano le domeniche del pedone, i giovedì del polmone e il sabato del rognone, retaggio delle precedenti amministrazioni, a costringerci ad andare tutti a piedi, con provvedimenti a cui tutti, obtorto collo -commercianti in prima fila-, ci siamo dovuti adattare
Ora, nemmeno più il cibo ci vogliono lasciare.
Intruppati dalla dilagante mania animal-free, e in nome della salvaguarda dell’ambiente, della nostra salute e degli animali, ci dovremo sentire in colpa anche quando mangeremo un semplice toast con una sottile fetta di prosciutto cotto o quando, per placare i caldi estivi, apriremo una piccola scatoletta di tonno da ottanta grammi.
In nome della nostra salute, ovvio, perché è chiaro nella mente di chi ci governa che noi, popolo bue da indirizzare, non abbiamo la benché minima idea di quali siano i comportamenti alimentari da tenere per conservarci bene e il più a lungo possibile, tant’è che deve intervenire l’amministrazione comunale.
E, tra i tanti regimi alimentari salutari che si potrebbero menzionare, era chiaro che un’esponente del partito duro e puro d’Italia, e che ora abbiamo la fortuna di avere alla guida della nostra bella Torino non avrebbe potuto che scegliere il più duro: il vegansimo.
Vale a dire addio non solo a prosciutti, cotechini e arrosti, ma anche a frittate e lasagne con besciamella, parmigiane e supplì, panzerotti e arancine, tutti rei di contenere al loro interno non solo carne, ma altri ben di Dio quali uova, latte o formaggi: veleni, per noi e per l’ambiente, che manco l’antrace di binladiana memoria!
Ma tant’è, questo prevede il sano programma cinque stelle, e considerato il piglio degli attivisti del movimento, sindaca in prima fila, potremo star sicuri che a breve Torino si trasformerà nella capitale dello zucchino alla griglia e del pomodoro arrosto.
Aspettando che, magari, il semplice programma di governo diventi un obbligo; al ché i torinesi insorgeranno a modo loro e al grido di “pollo arrosto e patate per tutti” cominceranno a far nascere le prime bische clandestine con vincite a base di cotechini e acciughe al verde.
[Crediti | Link: La Stampa]