Questo non è un nuovo episodio della Prova d’assaggio di Dissapore, test tra i prodotti del supermercato per decidere qual è il migliore. Non è neanche il panel test di Giudizio Universale, dove a sfidarsi sono gli acquisti gourmet da negozio specializzato. Stavolta c’entra Greenpeace.
Ma andiamo con ordine.
Il tonno: evergreen dell’italica dispensa, buono, pratico, consolatorio. Abbiamo mai pensato all’impatto ambientale della scatoletta fidata compagna di avventure? A due anni dall’ultima volta, gli indomiti ambientalisti di Greenpeace, che hanno fatto di questa domanda una vera ossessione, si sono messi d’impegno per compilare “Rompiscatole“, la classifica dei migliori (e peggiori) tonni in scatola.
Migliori (e peggiori) in che senso? Nel senso di quelli non rispettano le regole della pesca sostenibile e della trasparenza verso noi consumatori, mettendo in etichetta le informazioni necessarie per una scelta consapevole.
In Italia Asdomar è l’unico promosso, seguono distanziati Esselunga e Conad. Esame di riparazione per Rio Mare, mentre la sonora bocciatura spetta a Mareblu.
Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta al mondo, con un giro d’affari che si aggira intorno ai 19,3 miliardi di euro l’anno, ma in realtà pochi di noi sanno cosa c’è dietro le amate scatolette.
Sostiene Greenpeace:
“Troppo spesso troviamo metodi di pesca distruttivi che svuotano il mare e uccidono animali marini tra cui squali e tartarughe”.
Bisogna riconoscere che con la campagna “Tonno in Trappola”, gli ambientalisti hanno convinto diverse aziende italiane a usare per le loro scatolette solo tonno pescato in modo sostenibile.
Torniamo ora alla classifica.
“Rompiscatole”, arrivata ormai alla quarta edizione, ha esaminato e valutato undici marche tra le più vendute: politiche d’acquisto, trasparenza, adozione di precisi criteri di sostenibilità e sociale erano alcuni dei criteri principali.
Al numero uno troviamo Asdomar, per la prima volta in “fascia verde” grazie alle azioni concrete intraprese per mettere nelle sue scatolette tonno pescato con tecniche sostenibili, come la pesca a canna, usata nel 30 per cento delle produzioni.
Seguono, come dicevamo, Esselunga e Conad, in fascia arancione visti i progressi nelle politiche di acquisto per evitare i metodi di pesca più distruttivi.
Rio Mare, leader del mercato italiano, resta in quarta posizione con tanto di bollino rosso per le scarse informazioni riportate in etichetta.
In fondo alla classifica c’è Mareblu, poiché solo lo 0,2 per cento del tonno confezionato viene pescato in modo sostenibile, seguito da Lidl e Auchan che di strada (o meglio mare) ne devono ancora fare.
La nuova campagna di Greenpeace sta iniziando a produrre gli effetti sperati: dieci delle undici aziende presenti in classifica indicheranno in etichetta il nome della specie e l’area di pesca, anche in assenza di un obbligo di legge. Aumenta la sensibilità della Grande Distribuzione nei confronti della pesca a canna: sei supermercati offriranno almeno un prodotto pescato con la tecnica meno invasiva, tra questi anche Carrefour.
Sebbene lentamente, con le sue campagne Greenpeace sta sensibilizzando le aziende a una maggiore attenzione verso i temi ambientali e della trasparenza. Pensate che solo 5 anni fa quasi tutti i supermercati erano in fascia rossa.
[Crediti | Link: Greenpeace]