Assistiamo inermi alla conferma della Legge di Bilancio, che tra le altre cose ha attuato il taglio ai fondi per i disturbi alimentari. Il terrore è che rimanga nulla del Fondo DNA istituito nel 2021 dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, che garantiva 25 milioni di euro per le strutture socio-sanitarie dedicate alla gestione e alla cura dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare). Il Governo Meloni non ha inserito tale voce in bilancio, e la cosa ha scatenato non solo rabbia ma anche molta preoccupazione per il futuro.
Oltre al danno, la beffa di vedere in bilancio fondi destinati a inezie. Ma il punto è (anche) un altro: vista la linea politica, di Fratelli d’Italia prima e di Giorgia Meloni poi, non stupisce più di tanto che il Governo abbia voluto tagliare i fondi per i DCA. Ci si dovrebbe chiedere a monte perché abbia potuto farlo: ha potuto perché i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) dipendono dalle leggi di bilancio e non godono di budget fissi. Di cosa stiamo parlando, quindi?
Qualche dato, perché i numeri non mentono
Quelli legati all’insorgenza di un DCA sono numeri allarmanti: un conto è dire che con la pandemia sono aumentati i casi, un altro è collegare l’aumento a percentuali e cifre concrete. Il Sole 24 ore riporta: “almeno 22mila pazienti, soprattutto in età evolutiva e per il 60% concentrati nel Sud e nelle isole“, “3780 decessi in Italia nel 2023” per disturbi legati ai DCA (recentissimo il caso di uno di questi, ovvero la morte per anoressia della giovane Emanuela Perinetti). Parlando di sanità: “delle 126 strutture censite nel 2023 dall’Istituto superiore di sanità, il maggior numero dei centri e cioè 63 si trova nelle regioni del Nord con 20 strutture in Emilia Romagna e 15 in Lombardia, mentre al Centro se ne trovano 23 – di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria – e 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (tra cui 12 in Campania e 7 in Sicilia)“. Insomma, una situazione che non esige una spiegazione né tantomeno potrebbe portare dubbi. Eppure.
Se il Governo considera i DCA una “devianza giovanile”
Devianza, ovvero “insuperabile difficoltà di adattarsi alle fondamentali norme etiche o comportamentali della società o del gruppo di appartenenza”. Soffermiamoci un attimo non sul come il Governo Meloni abbia potuto tagliare i fondi ma sul perché lo abbia fatto. Nostra supposizione, in virtù delle campagne elettorali passate: perché i DCA sono ritenuti una “devianza“, una cattiva abitudine, un vizio. Questo è quanto emerse nel 2022 durante la campagna sul diritto allo sport, “con giovani sani e vincenti e per una Nazione virtuosa” (citazione dal video di Giorgia Meloni, a riguardo). Senza sport, continuò Meloni, “si cade nelle devianze che affliggono i nostri ragazzi“.
In quel video non si associò anoressia e bulimia alle “devianze”, ma a farlo fu Fratelli d’Italia in reazione alle accuse mosse da Enrico Letta proprio sulla campagna. Lo leggiamo su un virgolettato riportato da Ansa, il 22 agosto 2022: “Fdi ribadisce il concetto, presentando un elenco che comprendeva droga, alcolismo, tabagismo, ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia, bullismo, babygang, hikikomori“. A parte il fatto che nessuna nelle problematiche elencate è una “devianza”, ecco perché non ci stupisce che proprio i DCA siano stati oggetto di taglio. Non c’è molto altro da commentare, in merito. Anzi sì: bella mossa, da parte del ministro Francesco Lollobrigida, rendere compatibili vino e sport dopo che anche l’alcolismo è stato incluso nelle devianze, durante la campagna pro-attività sportive.
Volontà a parte, perché il Governo ha potuto tagliare i fondi?
Si chiamano LEA “le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini”, leggiamo sul Ministero della Salute. I LEA non godono di budget di spesa vincolante. I disturbi del comportamento alimentare fanno parte dei LEA. Di conseguenza, i DCA non godono di un budget di spesa vincolante ma sono supportati appunto dalle varie leggi di bilancio. Se una legge di bilancio decide di non dedicare cifre a questa problematica, è quindi anche perché tecnicamente può farlo.
Aldilà delle motivazioni che hanno spinto il Governo Meloni ad agire in tal modo – le ragioni di volontà – vi sono alla base ragioni tecniche e legislative che hanno consentito alla volontà di essere messa in atto. Di conseguenza, il problema vero è che sia cosa legittima il fatto che il Governo abbia potuto tagliare i fondi ai LEA, ed è questa cosa che va cambiata.
Il ripensamento del Governo
Di poche ore fa l’intervento del ministro alla Salute Omar Schillaci, che ha annunciato la decisione di dedicare un fondo di 10 milioni di euro, come nel 2023, alle cure di tipo alimentare. Non solo, a quanto pare agirà proprio sui LEA e sulla problematica di base che abbiamo fatto notare. La Repubblica riporta le parole di Schillaci: “entreranno in vigore i nuovi Livelli essenziali di assistenza e la copertura sarà strutturale, quindi non serviranno fondi straordinari. Con i nuovi LEA (da aprile 2024) sarà garantita la copertura finanziaria in modo strutturale, rendendo di fatto non necessario qualsivoglia fondo straordinario a carattere temporaneo finora sperimentato“.