Piove più o meno ovunque in Italia, e non serve neanche tirare in mezzo il Governo per imprecare, perché alla fine, per quanto la pioggia battente possa causare disagi, la stavamo tutti aspettando con ansia, sperando che bastasse a risolvere l’enorme problema della siccità. La aspettava l’agricoltura, che tira un sospiro di sollievo vedendo arrivare un po’ d’acqua. Le perturbazioni di questi giorni (e quelle che ancora arriveranno, previste tra martedì 5 e mercoledì 6 marzo e poi ancora nel weekend) hanno dato un po’ di tregua alla siccità degli ultimi mesi, che rischiava di far prospettare un’estate da incubo. C’è perfino stata la neve, e meno male, così un po’ di scorta d’acqua è arrivata a bagnare il terreno, i campi, le falde. Ora c’è solo da sperare che i letti dei fiumi reggano, e che non ci siano (troppe) esondazioni, (il Veneto, per dire, sta con il fiato sospeso).
Eppure, che ci crediate o no, neanche una settimana consecutiva di pioggia ha risolto il problema della gravissima siccità degli ultimi mesi. E anche se lo avesse fatto (cosa che ribadiamo, non è avvenuta), la verità è che non si può più continuare a ignorare il problema, sperando anno dopo anno in qualche salvifica pioggia. La crisi idrica, in Italia come nel mondo, è un problema serio, attuale e grave, destinato a peggiorare se non si inverte la marcia, sia perché il clima diventerà sempre più secco, sia perché le risorse idriche verranno (ancora) utilizzate maggiormente per agricoltura e allevamento (intensivi, soprattutto). Insomma, qualcosa deve cambiare, se davvero neanche una settimana di piogge intense non è in grado di risolvere la siccità.
Siccità: la situazione in Italia
Prima di queste piogge, la situazione in Sicilia era drammatica, e siamo solo a marzo. La siccità sull’isola rischiava (e rischia ancora, a dir la verità) di essere la più grave degli ultimi dieci anni, tanto che già un mese fa il presidente della Regione Renato Schifani aveva dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa, ed era già partito il razionamento dell’acqua in diversi comuni dell’isola, per tentare di salvaguardare almeno un minimo la situazione, anche in vista dei caldi primaverili ed estivi.
Un po’ di pioggia è finalmente arrivata (quest’anno, il prossimo chissà), ma la salvezza è ancora piuttosto lontana: i rilievi dalla rete Sias (Sistema informativo agrometeorologico siciliano), infatti, parlando di un ammanco medio regionale nelle risorse idriche che è ancora quantificabile nell’ordine di circa 250 mm. Dunque, l’acqua piovuta non è bastata, neanche lontanamente, a scongiurare una primavera e un’estate difficilissimi.
La stessa cosa, a dire il vero, accade nel ben più fresco Piemonte che, nonostante la settimana di pioggia, ancora desta preoccupazione per la siccità. “I livelli delle falde e le portate dei fiumi, da almeno 18 mesi, hanno un bilancio negativo rispetto alle portate storiche”, ha spiegato al Corriere della Sera il direttore generale di Arpa Piemonte, Secondo Barbero. Insomma, ha piovuto tanto, ma non lo ha fatto per più tempo.
Insomma, la siccità in Italia (e nel mondo, ovviamente) rimane un problema grave, gravissimo, che andrebbe affrontato con più celerità e con più convinzione. L’impatto sulle produzioni nazionali, ad esempio, è definito da Coldiretti “devastante”: “i danni nel 2023, tra coltivazioni e infrastrutture, hanno superato i 6 miliardi dell’anno precedente, complici anche gli altri effetti dei cambiamenti climatici, con un taglio del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti e si registrano un calo anche per il pomodoro e per la vendemmia (-12%)”.
Ettore Prandini lancia l’allarme
A far notare che la situazione rimane grave è anche Coldiretti, che chiede a gran voce l’attuazione di soluzioni a lungo termine, le uniche che consentano di non stare a sperare, anno dopo anno, in un po’ di pioggia salvifica. “L’Italia riesce a recuperare solo l’11% dei 300 miliardi di litri di acqua che ogni anno cadono sul territorio nazionale”, afferma Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti. “Uno spreco inaccettabile in un territorio a fortissimo rischio desertificazione e con cronica carenza di acqua per i cittadini in alcune aree”.
Coldiretti lancia dunque un appello al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, chiedendo un incontro urgente al fine di poter verificare come dare finalmente attuazione al progetto invasi: “per valorizzare la risorsa irrigua e il suo uso multiplo si punti a costruire e mettere in connessione tra loro una rete di invasi sostenibili, fatti senza uso di cemento, che assicurino acqua per i cittadini, per le coltivazioni e per la produzione di energia rinnovabile che renderà migliore l’ambiente e attiverà anche le risorse occupazionali per la manutenzione degli invasi. Inoltre – conclude – sarà fondamentale anche recuperare, tramite un’opera di manutenzione, gli invasi già presenti sul territorio. Un’azione sistematica dove il ritardo è evidente”.