L’ossessione anti-carboidrati infuria, e nel turbine è finita ovviamente anche la pasta. Ma non tutti i cereali raffinati sono uguali, e la pasta non rientra nella stessa categoria di biscotti, torte e dolci in generale.
La pasta infatti ha un più alto indice di sazietà, che fa cioè sentire sazi più a lungo, mentre i carboidrati contenuti nei prodotti da forno comportano un brusco innalzamento del livello di insulina nel sangue, e un senso di sazietà “falso” destinato a sparire in fretta.
È stata questa la conclusione cui è arrivato uno studio canadese diretto dalla ricercatrice Laura Chiavaroli e pubblicato sul British Medical Journal Open, che ha preso in considerazione un campione di 2500 individui, per un periodo di tempo di tre mesi.
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Tra i finanziatori della ricerca ci sono anche noti produttori di pasta –per esempio Barilla–. come hanno fatto sapere i ricercatori stessi.
Osservando il regime alimentare delle persone sottoposta allo studio, è stato notato che chi mangiava pasta circa tre volte a settimana, inserita nell’ambito di una dieta a basso indice glicemico, non ha acquistato peso per nulla, anzi, in alcuni casi si è verificata persino una lieve perdita di peso, di circa mezzo chilo in 12 settimane.
E questo, come dicevamo, perché la pasta ha un basso indice glicemico, cioè innalza lentamente il livello di glicemia nel sangue, prolungando il senso di sazietà.
Lo studio canadese è solo l’ultimo di quelli, infiniti, sulla questione pasta, e di recente anche in Italia lo studio Moli-sani era arrivato alle stesse conclusioni di quello canadese: su un campione di 20.000 persone, era stato osservato che coloro che mangiavano più pasta avevano un indice di massa corporea più basso di chi ne consumava quantitativi minori.
Altro mito da sfatare, se riferito alla questione del peso, è che la pasta integrale sia migliore di quella comune. In realtà, diversi studi hanno concluso che gli spaghetti integrali non hanno alcuna incidenza sull’indice glicemico né sul cosiddetto “ormone della sazietà”, la leptina.
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Ma attenzione: la pasta ha un basso indice glicemico solo se cotta al dente, se non si superano gli 80 grammi al giorno per gli uomini e 70 per le donne, oltre ovviamente a esser condita con sughi leggeri, tipo pomodoro e basilico.
La cottura al dente aumenta la capacità dell’organismo di assorbire gli amidi, mentre quando la pasta è troppo cotta fa aumentare il livello di insulina, favorendo l’aumento di peso.
[Crediti: Italia Salute]