Nessuno probabilmente l’avrebbe mai creduto, ma il tema della carne coltivata (che al Ministero della Sovranità Alimentare si ostinano a chiamare “carne sintetica”) è l’argomento politico del momento. Non i migranti, non le unioni civili, non l’inflazione. La carne coltivata. Evidentemente, come ha più volte spiegato il Ministro Francesco Lollobrigida, fedelissimo di Giorgia Meloni, siamo di fronte a un pericolosissimo nemico dei nostri allevamenti Made in Italy, secondo solo alla farina di grilli. La carne sintetica – dice il Ministro – mette a rischio salute, ambiente e patrimonio enogastronomico italiano. E quindi va fermata. Il Governo Meloni si è già prodigato per farlo, in effetti (sebbene la carne coltivata sia molto lontana dall’essere commercializzata in Italia), imponendo lo stop alla produzione (ma non all’importazione). Il risultato, comunque la si pensi sull’argomento, è (anche) che la nostra ricerca scientifica sul tema rischia di rimanere indietro, mentre ancora una volta il resto del mondo ci sorpassa.
Che poi, non si capisce esattamente perché e per chi la carne coltivata possa essere una potenziale minaccia. Parliamo di un prodotto ancora in fase sperimentale, che non è che venga venduto negli scaffali dei supermercati e di certo non è che verrà camuffato da carne animale (anche solo perché, esattamente come la farina di insetti, costa assai più di quanto vogliamo mediamente spendere), e che potrebbe presentare indubbi vantaggi, per l’ambiente, per gli animali e perfino per l’uomo. Perché bloccarlo sul nascere, se non per un tentativo (ben riuscito, c’è da ammetterlo) di propaganda nazional-popolare?
Carne coltivata VS carne sintetica
Noi, con fermezza, abbiamo scelto di non stare dalla parte di quella propaganda, ed è il motivo per cui non useremo il termine “carne sintetica”. Un termine introdotto da questo Governo – prima tutti parlavano di “carne coltivata” – che porta con sé una connotazione intrinsecamente negativa: chi mai può essere a favore di un prodotto alimentare “sintetico”? E, a conferma che di propaganda si tratta, le parole vengono sempre scelte strategicamente, proprio per il peso che hanno nello spostare le opinioni. “Sintetico” al posto di “coltivato”, a significare che quella carne lì è finta, è falsa, è prodotta in maniera artificiosa (e dannosa).
Che poi, al di là della questione ideologica, il punto è che il termine “carne sintetica” è tecnicamente, scientificamente e letteralmente sbagliato, come ha spiegato molto bene, tra gli altri, la biologa Barbara Gallavotti in un’intervista a Giovanni Floris: “sintetica è la plastica, che è ottenuta assemblando dei polimeri”, ha spiegato. “Questa invece è qualcosa che si ottiene da cellule, in laboratorio, quindi è coltivata”. Si parte dalle cellule prelevate da un animale di allevamento, prosegue la biologa, che vengono immerse in un liquido che contiene le sostanze nutritive che servono loro per moltiplicarsi. Insomma, le cellule (naturali, mica sintetiche) vengono tecnicamente coltivate. Non sintetizzate.
Quindi, se di battaglia si tratta, iniziamo a farla con le armi giuste dalla nostra parte: la lingua italiana, per esempio.