(1) A saperlo prima mi sarei impiccata con una lunga salsiccia al soffitto: tanto vale soccombere se devo rinunciare al salame. Non lo dice più solo Veronesi, che la carne è cancerogena lo dice l’OMS e non credo l’OMS si diverta a seminare il panico tra i carnivori. Vabbè dai, non mi impicco più, anzi mi metto in stand-by sulla questione della carne perché al mio colon ci tengo discretamente.
(2) Allora faccio così: mi sfondo di formaggi, che loro sì che mi sanno sempre consolare. “E no, cara, che vuoi diventare una tossica di Camembert?” mi dice quel rompipalle del diavoletto sulla spalla. Anche i sassi ormai sanno che il formaggio provoca dipendenza, pare addirittura che il figlio di “mio cugino” abbia crisi da astinenza da formaggino Mio e si trasformi nell’esorcista sul seggiolone dopo 5 ore precise dall’ultima somministrazione.
(3) Okay, ho l’ennesimo piano B: mi butto sul pane, che mi dà energia. Poi ci penso un attimo: non posso, se lo mangio muoio perché c’è la questione delle farine raffinate che “Mio Dio!”. Provate a digitare “farina 00” su Google e vi suggerirà la terza parola: cancerogena. Lasciamo perdere.
(4) Sì, ma (come dire?) io avrei un po’ di appetito: due grissini con la Nutella? Ma che sei pazza Carlotta, vuoi ingerire dell’olio di palma, il male di tutti i mali? E poi ricordati di quelle foto di oranghi con espressione mesta a cui hanno rubato la casa, buttato giù alberi, e che ora non sanno dove andare, porelli.
(5) Opto per uno spuntino gourmet: foie gras e non ci penso più. Aspetta, ma da Pam non lo vendono più perché le oche piangono, e hanno anche le loro ragioni. E io non voglio cattiverie sulla coscienza, perché va bene avere fame, ma non per questo devo andare a rompere le scatole agli animaletti.
(6) Nelle mele c’è il pesticida
(7) Lo zucchero bianco è tossico
(8) Via anche la Coca Zero perché l’aspartame fa male
(9) Nel pesce c’è troppo mercurio
(10) Nella pasta c’è il grano OGM e poi viene pure dall’Ucraina e la storia di Chernobyl ve la ricordate tutti
(11) Il latte vaccino lo sappiamo che è il male (e ho letto che aumenta la produzione di muco, oh mamma che schifo), i vini hanno i solfiti che vade retro, la soia è modificata.
Fermiamoci un attimo, anche perché potremmo andare avanti per ore senza uscirne.
Al netto delle bufale, degli allarmismi che si sgonfiano nel giro di un quarto d’ora, e mettendo la tara persino all’Organizzazione Mondiale per la Sanità forse due cosine riusciamo ancora a mangiarle, ma poca cosa.
Che fare quindi? Come sopravvivere in un mondo dove tutto è contaminato, l’industria alimentare ci prende a sberle di continuo e ogni giorno l’Ansa ne spara una alimentar-cancerogena? Come, di grazia?
Cosa mangio se non voglio morire? Niente, la risposta è niente.
E se non mangio niente muoio. Allora mangio che tanto muoio lo stesso. Potrei provare a costruirmi una dieta talmente varia da mangiare la stessa cosa solo a distanza di 6 mesi, facendo giri lunghissimi. Ma poi passerei la vita a cercare cibi “altri” e non me la godrei.
Oppure si potrebbe filtrare un po’, leggere solo informazione positiva e crogiolarsi nei dodicimila articoli al giorno che ci raccontano di potentissimi antiossidanti nel pomodoro, superfood che ti fanno rinascere anche se hanno sapori schifosi, bicchieri di vino che fanno bene alla salute, lasagne che fanno campare cent’anni.
Ma non sarebbe divertente.
Non credendo nel respiranesimo, che per capirci conta adepti complottisti che sostengono che il respiro sia nutriente (ma poi dove abitano? Non a Milano, mi sa), non resta che il suicidio di massa. L’altra sera in tv passavano di nuovo “La grande abbuffata“: potrebbe essere un’idea.
Ora, per favore, datemi un po’ del Cupolone di Ugo Tognazzi, che io non ho paura di morire.