“Fa venire il cancro!” – “Macchè, tutte storie, pensa piuttosto a quello che respiri ogni giorno, specialmente nella Pianura padana !”. “Causa la desertificazione di mezzo pianeta abbondante, bar dello Sport compreso!” – . “Ancora con ‘sta storia? Ma lo san tutti che non è così!”. “Fa venire il colesterolo, la gotta, l’ipertensione e pure il piede torto!” – “Ma figurati, tutte bufale, c’è scritto pure sul web!!”
Sarà chiaro a tutti di che cosa stiamo parlando: dell’olio di palma, ovviamente.
Il serial killer mascherato da innocuo grasso alimentare secondo alcuni, semplice grasso vegetale paragonabile al burro per altri.
Eppure, nessun argomento, nessuna questione, nessun tema ha mai suscitato una simile ondata di pareri controversi, tanto da causare la formazione di vere fazioni, in favore dell’una o dell’altra versione.
Soprattuttto nel web, si è subissati da una marea di informazioni discordanti, confuse, eccessivamente allarmistiche o al contrario troppo confortanti rispetto all’olio di palma.
Una ridda di opinioni e pareri –spesso provenienti dal mondo scientifico, tutt’altro che concorde sulla questione– tali da indurre molte aziende alimentari a urlare sulle etichette dei loro prodotti la rassicurante scritta “SENZA OLIO DI PALMA”, proprio per rassicurare i consumatori dubbiosi e incerti.
Nel dubbio, meglio evitare– pare essere la parola d’ordine.
Ma non così è per tutte.
O certamente non per Ferrero, che dopo essersi attirata il livore imperituro delle mamme del creato per l’utilizzo del famigerato olio nel suo prodotto di punta, l’inarrivabile Nutella, ha pensato di attirarsene una dose ulteriore perseverando nell’impiego del grasso incriminato, sostenendone a spada tratta la non pericolosità.
O meglio, le caratteristiche del tutto paragonabili ad altri grassi utilizzati nell’industria alimentare –per esempio pari al più rassicurante burro– a suon di convegni, pareri, video e informative varie, il tutto preferibilmente nel pianeta del web.
Il risultato è che se l’olio di palma sta smettendo di imperversare fra brioche e merendine, ha iniziato a impazzare in rete e sui social, e assieme a lui una ridda di altre informazioni, tutte riguardanti il mondo del cibo e della sicurezza degli alimenti.
Sul web infatti le notizie riguardanti il cibo stanno letteralmente dilagando, testimoni del morboso interesse suscitato dall’argomento, e siamo ormai tutti letteralmente sommersi da enormi «flussi tossici di informazioni”, bufale e notizie false che invece di informare correttamente e permettere di crearsi un’opinione chiara e circostanziata, contribuiscono a creare un clima di incertezza e di sfiducia verso il mondo del cibo e l’industria alimentare.
Secondo un rapporto del Censis, sono infatti il 71,4% gli italiani sensibili ai temi della sicurezza alimentare mentre il 40% esige sempre maggiori informazioni sul cibo giornalmente consumato, percependo gli alimenti industriali come qualcosa a cui non accordare la propria fiducia se non dopo attente e minuziose informazioni.
Un atteggiamento comune, diffuso in special modo tra i Millennials –i nati cioè tra gli anni ’80 e il 2000, in piena era digitale–, particolarmente attenti alle tematiche ambientali e di ecosostenibilità.
Ma l’avversario con cui deve fare i conti l’industria alimentare non è solo il clima di sfiducia generato dall’eccesso di informazioni discordanti.
Le quote di mercato appaiono infatti sempre più difficili da conquistare e da mantenere, sia in Italia che all’estero, e la creazione di grandi reti commerciali e distributive paragonabili a realtà straniere quali ad esempio Carrefour e Auchan, richiede una massiccia dose di investimenti che non risultano pianificati da alcun soggetto italiano.
Il risultato è che, non riuscendo ad acquisire nuove quote di mercato, l’industria alimentare sembra condurre una sorta di battaglia in casa, nel tentativo apparente di sottrarre clienti ai propri concorrenti.
Impossibile non accorgersi in questo periodo della guerra combattuta a massicce dosi di spot pro e anti olio di palma da Ferrero e Coop.
Ma non è sottraendosi spazi di mercato che l’industria alimentare nazionale riuscirà a scongiurare un’inevitabile fase di stallo del settore.
Inevitabilmente la soluzione dovrà passare attraverso la meticolosa ricostruzione di un clima positivo e di fiducia verso il mondo del cibo e verso l’industria alimentare, la sola condizione che potrà permettere la creazione di nuovi spazi e nuove quote di mercato.
Anche perché il prodotto italiano lavorato è uno dei più affidabili in Europa, e queste sono le cose di cui i consumatori devono essere informati e su cui devono essere rassicurati.
Senza bisogno di bufale, notizie false, messaggi catastrofici ma nemmeno di stucchevoli favolette.