Notizia di queste ore è la pubblicazione da parte dell’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), sulla rivista scientifica The Lancet Oncology, del rapporto che indaga l’associazione fra le carni rosse e l’insorgenza di cancro in tutto il mondo.
L’IARC, che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini e tra queste ha distinto due gruppi. Nel primo raccoglie: carni rosse lavorate, quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione, e che «sulla base di sufficienti evidenze le legano al tumore del colon ed anche con il tumore allo stomaco».
Nel secondo gruppo, la lista dei probabili cancerogeni, inserisce il consumo di carne rossa (manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo o capra) , «in considerazione dei numerosi e rilevanti dati che dimostrano un’associazione positiva fra carni rosse e soprattutto cancro al colon, ma anche tumori di pancreas e prostata».
Per quanto gli stessi esperti IARC invitino alla moderazione, il panico sembra essersi già diffuso.
Nello stesso rapporto ricordano però: «La carne rossa contiene anche proteine e micronutrienti importanti (come la vitamina B, il ferro e lo zinco) ed il contenuto di grassi dipende dalla specie dell’animale, dall’età, dal sesso, da come è stato allevato e nutrito, dal taglio della carne.
Per quanto riguarda la cottura, è bene fare delle differenze e ricordare che l’essicazione o l’affumicamento di tutti i cibi (carne inclusa) possono portare alla formazione di agenti chimici a loro volta cancerogeni.
Fritture, barbecue, grigliate sono generalmente più pericolosi per le sostanze che si possono sprigionare rispetto ad altri metodi di preparazione.
Per una persona il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto a causa del consumo di carne rimane basso, ma aumenta se si esagera con le quantità – ricorda Kurt Straif, a capo dell’IARC Monographs Programme -. In considerazione però del gran numero di persone che nel mondo mangiano giornalmente questo alimento, l’impatto globale sull’incidenza dei tumori è un fattore importante per la salute pubblica».
«I risultati del gruppo di lavoro devono far riflettere sulla possibilità di rivedere le attuali raccomandazioni sui limiti all’assunzione di carne – sottolinea Christopher Wild, direttore dell’IARC – . Allo stesso tempo però questo alimento ha un alto valore nutrizionale. E’ quindi essenziale che i governi e le agenzie regolatorie internazionali intervengano per bilanciare i rischi e i benefici del consumo di carne rossa e lavorata e forniscano le migliori raccomandazioni dietetiche alla popolazione».
Nel leggere queste poche righe, oltre ovviamente ad allarmarmi alla faccia delle proteine e dei micronutrienti importanti della carne rossa, ho riflettuto su tutti quegli alimenti forse non necessari, ma di sicuro recentemente molto consumati come l’hamburger.
Dovremo rinunciare all’hamburger? E’ questa la rivincita dei vegetariani? Ci incontreremo con gli amici per mangiare zuppe e sgranocchiare verdura cruda? Non credo.
Di certo il consumo di carne rossa potrebbe essere uno dei fattori che contribuiscono ad aggravare il rischio di contrarre un tumore, ma eliminare completamente il consumo della carne rossa non è salutare come smettere di fumare. Insomma, se nelle sigarette i lati positivi non ci sono, in un hamburger non è tutto da buttare.
Come sottolineano sul Guardian , gli amanti delle carni rosse si trovano di fronte ad una scelta consapevole.
Sono cosciente del rischio che corro e sta a me scegliere una dieta equilibrata, che non elimini del tutto la carne rossa e che non ecceda nel consumo della stessa.
In questo momento, prima di debellare completamente dalle nostre diete il consumo di carne rossa, sarebbe meglio fermasi al poco e spesso limitando in particolare il consumo degli insaccati.
Consumo di hamburger consapevole, quindi?