Il cibo usato come un’arma. Anzi, un pasto caldo utilizzato come ricatto, la fame usata come leva: una versione soft delle ruspe, ma pur sempre crudele. A questo siamo ridotti, è questo che sta succedendo a Napoli, nella Galleria Umberto I: il decoro anteposto all’umanità. I clochard vengono sgomberati, e per non farli tornare il Comune invita i volontari che li assistono a non portare più cibo e coperte.
Antefatto. I senza tetto che stanno lì non si auto-definirebbero tali. Loro una casa ce l’hanno, ce l’hanno un tetto sopra la testa: sono le alte volte, la raffinata cupola della Galleria Umberto di Napoli. Un passage che più centrale non si può, tra il Teatro San Carlo e il Maschio Angioino, piazza Plebiscito e il caffè Gambrinus. Solo che, appunto, quella casa è anche uno dei posti più prestigiosi di Napoli, città che negli ultimi anni ha vissuto un boom del turismo come neanche negli anni ’90, l’epoca d’oro del rinascimento bassoliniano. E allora i senza fissa dimora non vanno bene, se ne devono andare, bisogna “restituire dignità e decoro ad un luogo simbolo della città”, come ha detto qualche giorno fa il consigliere Regionale Francesco Emilio Borrelli, presenziando all’inizio dell’operazione anti-degrado.
Ma quelli non se ne vanno. Vengono allontanati, e poi tornano. Se un crede nel genius loci, rileviamo en passant, non si meraviglia: la Galleria Umberto I sorge in un posto dove fino alla seconda metà dell’800 si trovava uno dei rioni più malsani e malfamati della città: bettole, focolai di colera, miseria, piccola criminalità; ma anche botteghe centenarie, famiglie radicate, tradizioni popolari, brulichio di vita: insomma il ventre molle di Napoli, splendido e feroce. La galleria sorge in quel luogo, e proprio per spazzare via il degrado: interi palazzi, intere vie giudicate irrecuperabili furono semplicemente cancellate, con un intervento radicale che viene ricordato come sventramento, cui seguì il Risanamento, la costruzione di palazzi nuovi, signorili, e addirittura di una Galleria, sul modello di quella di Milano intitolata a Vittorio Emanuele II. Il luogo quindi è un eterno campo di battaglia tra la Napoli nobile e quella stracciona.
Stavolta pure si fa sul serio, e per evitare l’eterno ritorno dei barboni, i vigili torneranno anche loro per una settimana: come ha detto al Mattino l’assessore comunale alle Politiche Sociali, Luca Trapanese, “l’operazione di allontanamento dei senza dimora andrà avanti per sette giorni”.
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Ma evidentemente non basta, per cui l’assessore ha deciso di giocare il carico, prendendo gli ospiti indesiderati per la gola, anzi per lo stomaco. “Ho scritto una nota in cui chiedo alle associazioni, le cui azioni sono lodevoli, di collaborare con la dislocazione dei senza dimora dalla Umberto I. Ora parte del piano dipende da loro: se continueranno a portare pasti caldi e assistenza in Galleria, il nostro lavoro rischia di essere vanificato. Coloro che sono stati allontanati dalla Galleria andranno nei dormitori pubblici: invito le associazioni a portare assistenza nelle nuove collocazioni”.
Intendiamoci. Lo scopo in sé non sarebbe neanche sbagliato: se la priorità è dare una nuova, definitiva e magari migliore collocazione a questi concittadini sfortunati, ben venga. Altro discorso è invece se, come sembra, da un lato la preoccupazione principale è il decoro, dall’altro non ci sono ancora delle destinazioni ben precise per queste persone, ma solo la promessa che saranno “dislocati in altre strutture entro tre settimane” (sempre Borrelli).
E infatti Arnaldo Maurino del Movimento rosso ambientalista dichiara a NapoliToday: “Non c’è decoro senza accoglienza. Rosso Ambientalista esprime solidarietà e vicinanza a tutti i volontari, che da anni sono impegnati nell’accoglienza e nel supporto fisico e morale dei più bisognosi e dei senza fissa dimora. L’appello dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli, rivolto alle associazioni, con la richiesta di sospendere la distribuzione pasti ai senza tetto sotto la Galleria Umberto I è irricevibile, oltre ad essere fuori luogo e disumano. Considerando, inoltre, che siamo in pieno inverno, e all’operazione di sgombero svolta non è seguita alcuna soluzione dignitosa”.
Spiace soprattutto che l’idea sia venuta da Luca Trapanese, persona di cui è nota la grande carica umana. Ci auguriamo di aver capito male, speriamo che qualcosa ci sfugga. Speriamo soprattutto che i senza fissa dimora, in questi giorni insolitamente freddi anche a Napoli, non vengano presi per fame.