La crisi climatica è qui e sta sferzando in modo violento molti dei territori più esposti al cambiamento. È il caso del Pakistan, paese estremamente popoloso dell’Asia Meridionale che raramente compare nelle pagine dei media italiani. Ma gli ultimi mesi, complici le inondazioni che lo costringono allo stato di emergenza, hanno dimostrato che dobbiamo guardarci sempre più intorno e sempre più ad Est per osservare la vulnerabilità alla quale saremo sempre più sottoposti a causa del clima.
A Maggio abbiamo assistito in modo angoscioso al caldo infernale che ha investito l’India e il Pakistan. Negli ultimi mesi in Sri Lanka la complessa situazione economica e politica e un debito pubblico altissimo, combinati con le difficoltà di adattamento alla crisi climatica, hanno causato proteste in piazza e la fuga del presidente Gotabaya Rajapaksa. Come riportato da ISPI, nel paese si stima che l’80 della popolazione viva già in condizioni di emergenza alimentare. Ad Agosto un monsone ha colpito in modo massiccio la Corea del Sud e Seul dove alcune persone sono morte dopo che erano rimaste intrappolate in un seminterrato allagato. Nel frattempo lo scenario globale della siccità è allarmante.
In Pakistan le inondazioni sono arrivate subito dopo una siccità molto stringente che aveva già gravemente aggravato le risorse agricole del paese. Piogge impetuose sono cominciate nel mese di Giugno a seguito sia dell’ondata di caldo che dello scioglimento dei ghiacciai provocato proprio dalle alte temperature. La situazione ha raggiunto livelli critici nel mese di Agosto, fino alla dichiarazione dello stato di emergenza il 25 dello stesso mese. La ministra federale del climate change Sherry Rehman, ha dichiarato che “un terzo del Pakistan è sott’acqua in questo momento, il che ha superato ogni limite e ogni norma che abbiamo visto in passato”. Come riporta BBC “Il monsone record di quest’anno è paragonabile alle devastanti inondazioni del 2010, le più letali nella storia del Pakistan, che hanno causato più di 2.000 morti”. Per ora il conteggio delle vittime ha di gran lunga superato le mille unità. 33 milioni di persone stanno subendo in prima persona i danni delle inondazioni, a cui si somma il numero ingente di dispersi.
Come era prevedibile, le inondazioni hanno gravemente danneggiato i terreni agricoli del paese, rendendo molto più complesso e incerto l’approvvigionamento alimentare degli abitanti del Pakistan. Secondo le informazioni riportate dalla FAO, secondo l’indagine sulla forza lavoro del 2017-18 condotta dal Pakistan Bureau of Statistic, il trentanove per cento della forza lavoro del Paese è impegnato nell’agricoltura (30,2% maschi e 67,2% femmine). In totale, il settore agricolo contribuisce al PIL del Paese per il 18,5%. Su una superficie totale di 79,6 milioni di ettari, 22,1 milioni di ettari sono coltivati. Il Pakistan è anche tra i primi dieci produttori al mondo di grano, cotone, canna da zucchero, mango, datteri e arance kinnow ed è al 10° posto nella produzione di riso. Le colture principali (grano, riso, cotone e canna da zucchero) contribuiscono per circa il 4,9%, mentre le colture minori contribuiscono per il 2,1% al PIL totale del Paese.
Ma la situazione è stata drammaticamente rovesciata dalle inondazioni che hanno spazzato via strade, villaggi, piante e persone, mandando sott’acqua campi di grano, cotone e riso e sradicando alberi da frutta. Non a caso una delle regioni più produttive del Pakistan, Sindh che si trova nel sud del paese, è tra quelle più gravemente colpite dalle inondazioni. Un’altra delle province duramente colpite è quella di Balochistan. Stando ai dati, entrambe le aree nel mese di Luglio hanno ricevuto il 500% in più di pioggia rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Vista la composizione prevalentemente femminile della forza lavoro agricola, saranno le donne, più degli uomini a rischiare di perdere il lavoro a causa della scarsa mobilità esistente nelle zone rurali, ulteriormente aggravate dalle inondazioni.
Il ministro Ahsan Iqbal ha dichiarato a Reuters che quasi la metà del raccolto di cotone del Paese è stata spazzata via e i campi di ortaggi, frutta e riso hanno subito danni significativi. Nel frattempo nel resto del Pakistan il prezzo del cibo sta salendo velocemente rendendo ancora più complesso l’approvvigionamento alimentare. Come riportato da Bloomberg si stanno prendendo provvedimenti per importare verdure e altri prodotti dall’Iran e dall’Afghanistan e si sta inoltre valutando la possibilità di creare una rotta terrestre temporanea per consentire le spedizioni in esenzione doganale dall’India, suo acerrimo rivale.