Basta entrare in un qualsivoglia supermercato per rendersi conto che la faccenda latte è molto più complessa rispetto a qualche lustro fa.
Non soltanto il latte a lunga conservazione ha surclassato quello fresco relegato ormai in qualche banco frigo secondario, ma è il latte animale in genere a non attraversare un periodo felice.
C’è una vera invasione di alternative vegetali: latte di soia (con tanto di Prova d’assaggio di Dissapore), di nocciole, di riso, di avena, di cocco. Ne abbiamo già parlato, si ottengono tutti attraverso estrazione e filtrazione dei succhi vegetali –con successiva eventuale dolcificazione– prima di finire nel tetrapack adatto alla lunga conservazione.
Chi è interessato a questo nuovo tipo di latte? Principalmente chi soffre di intolleranze alimentari, come quella, sempre più diffusa, al lattosio.
Ma aumentano le persone che ricorrono al latte di estrazione vegetale convinte che sia più adatto a un regime alimentare ipocalorico, alla dieta, insomma.
In realtà, le alternative vegetali al latte animale non sono così salutari come crediamo.
Uno studio molto approfondito pubblicato sulla rivista scientifica Plant Food Human Nutrition ha messo a confronto una ventina di bevande vegetali, impiegando come parametro di valutazione il latte di provenienza animale.
Il dato più significativo è che –in generale– il contenuto proteico delle diverse varietà di latte vegetale è molto inferiore rispetto a quello di origine animale (ad esclusione del latte di soia che si mantiene su livelli simili).
L’altra evidenza emersa dalla comparazione animale/vegetale, è che la presenza di zuccheri in questi ultimi è spesso smodata, e comunque di molto superiore alla norma. In particolare nelle bevande a base di riso e cocco.
Spiega Emanuele Zannini, ricercatore all’University College Cork nonché uno degli autori dello studio, ci aiuta a capire se queste bevande vadano trattate alla stregua del più assoluto dei mali oppure no.
“E’ bene premettere che bevande della stessa tipologia possono avere caratteristiche ben diverse. Questo dipende sia dal processo di estrazione dei nutrienti dalla materia prima, sia dagli ingredienti utilizzati per la loro formulazione.”
Aggiunge Zannini che è bene valutare caso per caso l’effettiva salubrità delle bevande alternative al latte vaccino. Dato l’alto indice glicemico, possono non essere consigliabili a persone della terza età oppure a chi soffre di iperglicemia.
Insomma: tanta fama, qualche volta, è un po’ usurpata.
[Crediti | Via: Corriere Salute]