L’alimentazione, e in particolare un’alimentazione molto vicina alla piramide della dieta mediterranea, può essere di grande aiuto nella cura del cancro al seno. Lo ha scoperto uno studio sperimentale, attualmente alle battute finali e in corso di pubblicazione, che siamo in grado di anticipare: lo ha effettuato un gruppo di medici presso l’ospedale torinese delle Molinette, grazie ai finanziamenti della Fondazione Ricerca Molinette di Torino. In particolare una dieta a basso contenuto calorico è di supporto alla chemioterapia nel ridurre la massa tumorale per consentire il successivo intervento chirurgico.
Per capirne di più abbiamo sentito una delle persone che hanno condotto la ricerca, Etta Finocchiaro, specialista in Scienza dell’Alimentazione e referente per la Dietologia della Breast unit delle Molinette.
Dottoressa, ci spieghi innanzitutto i risultati della ricerca a grandi linee.
Lo studio, condotto su 30 pazienti, è in fase di ultimazione e le statistiche precise ancora devono essere elaborate, ma difficilmente i risultati potranno essere molto diversi da quelli che già abbiamo in mano. Si è scoperto che la dieta è fondamentale nella riduzione della lesione, quindi è utilissima per coadiuvare la terapia oncologica. Le donne che hanno seguito le nostre indicazioni alimentari hanno meno residuo di malattia.
Quanto meno? Qual è la differenza rispetto ha chi ha fatto solo la chemio?
Diciamo che nel 70-75% dei casi c’è stata una risposta terapeutica più completa. Parliamo di un tumore come quello alla mammella dove purtroppo il rischio di recidiva c’è sempre. È importante specificare che il gruppo su cui è stata condotta la ricerca è composto da donne che avevano una massa di dimensioni notevoli, per la quale non si può procedere direttamente con l’operazione, ma bisogna fare prima delle chemio. In questa fase l’aiuto della dieta è importante.
Come vi è venuta l’idea?
Per carità, non è che ci siamo inventati qualcosa di straordinario e inedito: c’è ormai una letteratura scientifica abbondante, da dieci anni a questa parte, sugli effetti positivi della restrizione calorica come terapia integrata, e sottolineo integrata. Anche per tumori al colon e all’utero.
Integrata: insomma non è che mangiando meno o meglio si guarisce dal cancro.
No assolutamente, si parla infatti di terapia neoadiuvante, cioè di supporto alla terapia principale. Insomma, attenzione al fai da te.
Qual è il principio che sta alla base, cioè perché funziona la dieta?
È indubbio che l’alimentazione di tipo occidentale sia molto infiammatoria: cibi grassi, carboidrati a rapido assorbimento, alimenti processati, cibi pieni di conservanti… quando ci sono malattie di tipo infiammatorio, come il cancro o anche altre, cambiare la dieta certamente aiuta a ridurre l’infiammazione.
In pratica qual è la dieta che queste persone hanno seguito? Low carb, chetogenica?
No, un semplice modello in linea con quelli che poi sono i principi della dieta mediterranea: verdura, olio come grasso, frutta, frutta secca, legumi, moderatamente latticini, soprattutto fibre e carboidrati complessi, quelli a lento assorbimento. Sembra semplice ma è difficile da mettere in pratica: soprattutto quanto è dura far entrare nella testa della gente le 3 porzioni di verdura al giorno!
Quali sono specificamente i cibi che invece avete escluso?
Il cosiddetto snack: il biscottino, la merendina del distributore automatico per capirci, il dolcino confezionato, il gelato industriale… Tutti gli alimenti e le bevande per esempio che hanno un alto contenuto di fruttosio, zucchero semplice che in natura non è molto presente e che invece si ritrova in tutte queste preparazioni.
Quando è prevista la conclusione dello studio e la pubblicazione?
Lo stiamo già scrivendo, deve essere inviato entro fine ottobre per la pubblicazione sul Journal of Oncology and Cancer, una delle principali riviste scientifiche sul tema, che sta preparando un numero specificamente dedicato ai coadiuvanti delle terapie per il cancro alla mammella.
Importante sottolineare: parliamo di cura, non di prevenzione.
Sì, e di un momento ben individuato della cura, di una fase specifica: quella appunto della riduzione della massa per poter effettuare l’intervento. Per quanto riguarda l’utilizzo in altre fasi del trattamento, il nostro consiglio è sempre quello di appoggiarsi alle strutture ospedaliere che affiancano alle terapie consuete un dietologo, e dove questo servizio manca, seguire le linee guida di grossi gruppi noti. Il fai da te è da evitare, perché poi si rischia di cadere in eccessi: togliere troppo, togliere male.
Per quanto riguarda la prevenzione, certo la dieta mediterranea fa bene, disinfiamma. Possiamo dire che chi la segue si mette al riparo da qualsiasi rischio di cancro al seno? Assolutamente no, purtroppo. Possiamo però consigliarla in ogni caso, a chi si ammala e a chi sta bene? Assolutamente sì.