Uno dice Piemonte e tutti pensano agli agnolotti, al bollito, al fritto misto. Piatti che se consumati ad agosto con i 35 gradi odierni facilmente danneggerebbero anche il più indomito dei metabolismi.
Capisco. A queste temperature, con quest’afa che fa si ha voglia di freschezza, di leggerezza, di levità. Ma è proprio per questa stagione che i nostri avi hanno progettato i piatti piemontesi estivi che sono la mia passione. Hanno avuto secoli per farlo – l’estate langhetta o monferrina era già rovente prima dei surriscaldamento globale – e il risultato si vede: piatti perfetti, di grande sapore e al contempo lievi come l’acqua.
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Penso prima di tutto al carpione: le milanesi, le uova, le zucchine, financo il pesce serviti freddi nel loro sughino di cipolla, alloro e aceto. Che goduria. Poi chiudo gli occhi e la mia mente va alla lingua, ai tomini, alle acciughe al verde: cosa c’è di più balsamico della celebre salsa a base di prezzemolo? Quindi il vitello tonnato, la carne cruda, magari un po’ di formaggio e un’ultima fetta del salame artigianale che matura da gennaio.
Quando vedo i servizi del telegiornale che d’estate consigliano di mangiare leggero, verdurine, gallette di riso e bere molta acqua, penso che siano fortemente diseducativi. Se volessero fare un vero servizio pubblico, dovrebbero consigliare tomini, bagna freida, insalata russa e grignolino.