Il paradosso olandese della carne coltivata sta per sciogliersi: tra qualche mese in Olanda sarà possibile assaggiare la lab-grown meat. Attenzione: assaggiare, degustare, ma non vendere e consumare a livello di mercato di massa. Siamo pur sempre nell’Unione Europea, e i cibi “nuovi” devono essere autorizzati a livello comunitario. Ma almeno, gli scienziati che da anni sperimentano la crescita di tessuti animali in laboratorio, potranno gustare i frutti del loro lavoro. E anche farli provare a un ristretto pubblico di addetti ai lavori.
Ecco perché parliamo di paradosso: l’Olanda, che è stata la prima nazione al mondo a battere la strada della carne coltivata – il primo hamburger risale al 2013 ad opera della Mosa Meat e del professor Mark Post – è stata poi superata nella corsa da Singapore e più di recente dagli Usa. Ma ora, i primi profeti della cultured meat stanno per mettere piede nella loro terra promessa. Anzi, per metterla sotto i denti.
Le prime degustazioni di carne coltivata in autunno
Secondo quanto riporta la TV olandese RTL Nieuws, la mozione approvata dal parlamento dei Paesi Bassi a fine 2022 per consentire l’assaggio della carne coltivata nei laboratori sperimentali, sta per essere sbloccata dal Governo. Ci voleva infatti un’ultimo via libera da parte del potere esecutivo per rendere operativa la decisione. In questo modo si porrà termine a una situazione oltremodo frustrante per i ricercatori che operano nel settore da anni: i test sulle prove di laboratorio vengono effettuati non da esseri umani ma da computer. E si sa che non c’è niente di più soggettivo del gusto.
Ora invece gli scienziati potranno assaggiare – la decisione governativa dovrebbe arrivare nel giro di qualche settimana, la messa in pratica tra qualche mese, presumibilmente in autunno – e soprattutto far degustare i loro prodotti agli addetti ai lavori: esperti, giornalisti e altri operatori del settore. Solo così, s’immagina, la carne coltivata potrà iniziare a superare la barriera di diffidenza che è uno dei maggiori ostacoli alla sua diffusione. Uno dei maggiori ma non l’unico, è bene sottolinearlo, perché ci sono le approvazioni legali e soprattutto la scalabilità industriale-commerciale: la lab-grown meat potrebbe non essere così fattibile come propagandano i suoi sponsor.
A che punto è la lab-grown meat
Festa nei Paesi Bassi e in particolare in casa Mosa Meat e Meatable, le due startup olandesi all’avanguardia nella ricerca. Mosa Meat che da piccola azienda spin off universitario è diventata negli anni un colosso, che di recente ha annunciato un ampliamento di 3.000 metri quadri nella propria fabbrica.
Nel frattempo a Singapore, che è stata la prima nazione al mondo ad autorizzare la vendita al pubblico di carne coltivata, vengono estese le tipologie di pollo in commercio, e addirittura si apre al pesce coltivato. Mentre gli ultimi arrivati, in ordine di tempo ma non certo di importanza, sono gli Stati Uniti: un mercato colossale in cui dopo l’approvazione teorica nel 2022 la carne coltivata ha raggiunto gli scaffali lo scorso mese (giugno 2023) sotto i marchi UPSIDE Foods e Good Meat. E ha debuttato anche nel fine dining, nel ristorante di Dominique Crenn a San Francisco.
Per avere una situazione analoga in Europa, invece, al di là delle fughe in avanti dell’Olanda, dovremo aspettare il lungo e controllato procedimento di approvazione dei “novel foods”, analogamente a quanto già successo con gli insetti commestibili, per capirci. La Ue prevede controlli di regolarità sanitaria prima, e via libera normativo poi. In Italia poi, come sappiamo, ci sono molte perplessità trasversali – dal governo sovranista a Slow Food – rispetto a quella che, anche se non sarà la soluzione definitiva per risolvere il problema della fame nel mondo e delle emissioni inquinanti, può comunque portare un contributo. E in ogni caso è una tecnologia ancora troppo prematura per poter essere soffocata in culla.