Lo scorso 11 novembre la trasmissione Servizio Pubblico ha trasmesso le immagini dei maltrattamenti di mucche a terra all’interno del mattatoio Italcarni di Ghedi, in provincia di Brescia. I filmati sono stati registrati da telecamere nascoste istallate per ordine del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani che il 7 ottobre scorso ha disposto il sequestro della struttura.
Sono attualmente indagati il titolare del macello, Federico Osio, tre dipendenti e due veterinari dell’ASL, tra cui il dottor Mario Pavesi che pare abbia intimidito la collega Vergerio ordinandole di allentare i controlli e minacciandola.
I capi d’accusa sono adulterazione e commercio di sostanze alimentari e nocive, frode nell’esercizio del commercio, maltrattamento di animali, gestione di rifiuti non autorizzata. Il macello stesso apponeva il bollo sanitario che certificava la genuinità del prodotto, pratica illegale.
I campioni di carne della Italcarni analizzati dall’Istituto Zooprofilattico di Torino hanno evidenziato la presenza di una carica batterica ben 50 volte superiore al limite consentito dalla legge nonché due casi di contaminazione da salmonella Livingstone e Agama.
Le mucche a terra sono vacche da latte che trascorrono l’intera esistenza in allevamenti intensivi a far nascere vitelli per produrre latte in ingenti quantità che riforniscono l’industria casearia. Nel giro di 4-5 anni questi bovini sono già a fine carriera, esausti e spesso incapaci di reggersi sulle proprie zampe e terminano la loro breve vita in macelli come quello della Italcarni.
Il video mostra immagini brutali con gli animali in evidente sofferenza vessati da alcuni dipendenti che in certi fotogrammi sorridono, vengono pungolati con un forcone per accelerarne il passo e legati a una zampa con una catena per poi essere sollevati e trascinati con un muletto guidato dal titolare.
La legge vieta l’uso del muletto per animali che non riescono a deambulare perché infligge loro stress e sofferenze, nonché ferite che rischiano di infettare la carne prima della macellazione.
Sempre la legislazione prescrive che i capi incapaci di muoversi autonomamente vanno macellati direttamente nell’allevamento o sul camion che li ha trasportati o ancora condotti alla catena di macello su apposite brandine.
In diversi casi alla Italcarni sono giunti animali già morti ma ugualmente macellati che sarebbero dovuti essere smaltiti come rifiuti speciali.
Osio, che ha chiesto il patteggiamento, ha ammesso come i maltrattamenti fossero sistematici ma, a suo dire, non sapeva che questi potessero generare rischi per la salute pubblica contaminando la carne.
In tutto questo a Servizio Pubblico il sindaco di Ghedi Lorenzo Borzi tenta maldestramente di minimizzare affermando che “le vacche vivono già nella merda” e che considera “più un maltrattamento chi tratta un animale come un essere umano”. Borzi è cognato di Osio.
Lo scandalo non poteva lasciare silenti il Partito Protezione Animali e gli ambientalisti che hanno prima occupato il municipio di Ghedi l’11 novembre e manifestato in piazza sabato scorso, mentre il Movimento 5 Stelle ha chiesto all’ASL di chiarire la propria posizione.
L’intera vicenda riporta in auge il sempre delicato tema della salute pubblica, le responsabilità di chi lavora in una filiera industriale che tende troppo spesso a eludere controlli e la connivenza di alcuni medici che andrebbero radiati seduta stante.
La LAV ha inoltre chiesto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin un’inchiesta sui maltrattamenti nei mattatoi, pratica per niente in disuso: i mattatoi tendono ad abbrutire i dipendenti rendendoli insensibili alle sofferenze e inclini ad atti violenti verso gli animali. Quei brevi sorrisi nel video hanno il grottesco ghigno della morte.
[Crediti | Link: Vegolosi, Corriere, Servizio Pubblico]