Sono giorni che faccio finta che in India non stia succedendo niente. Ignoro le notifiche delle news, alcuni (pochi) post sui social, gli articoli dei giornali, le newsletter. Poi l’ultima mail di “Down to Earth”, la newsletter del Guardian sulla crisi climatica ha messo fine alla mia omertà. Titola: “Il legame tra fenomeni meteorologici estremi e disuguaglianze estreme”. Dunque mi sono decisa a fare un po’ di chiarezza per capire cosa sta succedendo in India e in Pakistan e perché questi fenomeni, oltre ad essere rilevanti per noi come individui all’interno della crisi climatica, sono delle sferzate micidiali per l’agricoltura.
Le premesse
Partiamo con il dire che in questi giorni si parla spesso di India per il ruolo che questo grandissimo paese riveste all’interno del conflitto Russia-Ucraina. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha cominciato un tour europeo durante il quale ha in buona sostanza ribadito una posizione politica di equilibrio. “New Delhi ha chiesto la fine delle ostilità ma non ha mai apertamente condannato Mosca e si è astenuta in entrambe le votazioni convocate all’Onu a tale scopo. In nome di una storica posizione di non allineamento il governo indiano ha tenuto un difficile equilibrio tra gli Stati Uniti e l’Europa” viene riportato da ISPI. La posizione dell’India tuttavia, oltre che per ragioni diplomatiche all’interno del conflitto, è strategica anche per un altro motivo.
In più occasioni infatti, si è ipotizzato che questo grande paese potesse farsi carico di una fetta delle esportazioni mondiali di grano al posto dell’Ucraina e della Russia, riempiendo, almeno in parte quella porzione di mercato. Ad Aprile, Madhaiyaan Angamuthu, presidente della Apeda, (Agricoltural and processed Food Products Export Development Authority) afferma che l’India si sta muovendo per definire una strategia che possa aumentare le importazione di grano del paese e “che il raccolto in corso, che terminerà a maggio, sarà particolarmente abbondante e che il governo ritiene di avere riserve più che sufficienti a garantire la sicurezza alimentare” riporta Ansa.
A Marzo Reuters aveva anticipato che “L’India, il più grande produttore di grano al mondo dopo la Cina, ha cercato di concludere accordi per esportare il grano e approfittare delle scorte in eccesso in patria e del forte aumento dei prezzi globali. Le misure da attuare nell’arco di circa due settimane includono la garanzia che i laboratori approvati dal governo testino la qualità del grano per l’esportazione, la messa a disposizione di vagoni ferroviari supplementari per il trasporto e la collaborazione con le autorità portuali per dare priorità alle esportazioni di grano, hanno detto le fonti”.
Cosa sta accadendo in India
Tuttavia in una parte consistente del paese un’ondata di caldo senza precedenti minaccia civili, animali e ambiente. Come riportato da diverse testate internazionali, quest’anno in India temperature torride sono state sperimentate molto prima del solito. “Mentre le ondate di calore sono comuni in India, soprattutto a maggio e giugno, quest’anno l’estate è iniziata in anticipo con temperature elevate già a partire da marzo: le temperature massime medie del mese sono state le più alte degli ultimi 122 anni. Anche le ondate di calore hanno iniziato a manifestarsi nel corso del mese” riporta BBC ad Aprile.
Tuttavia la situazione, dovuta a diversi fattori che hanno a che fare sia con la crisi climatica che con la situazione ambientale e climatica specifica del paese, ha continuato a perdurare anche nel mese di Maggio, con temperature inquietanti che, scrive CNN, stanno “mettendo alla prova i limiti della sopravvivenza umana”. Il termometro ha avvicinato più volte i 50° mettendo a dura prova la salute dei civili e le condizioni di lavoro di alcune zone di Pakistan e India.
Le conseguenze di questo caldo sono innumerevoli. Come anticipato dagli esperti del Panel sul cambiamento climatico (IPCC) l’India è tra i paesi che si prevede saranno più colpiti dagli impatti della crisi climatica. Contemporaneamente però è lo specchio di un futuro in cui paesi ad alto rischio climatico potrebbero trovarsi a breve. Intanto comincia a scarseggiare l’elettricità per frigoriferi e condizionatori in diverse parti del paese. Scrive il Guardian che “Mentre l’ondata di caldo ha esacerbato la massiccia carenza di energia in tutta l’India e il Pakistan, Turbat, una città di circa 200.000 abitanti, ora riceve a malapena l’elettricità, con un’interruzione del carico fino a nove ore al giorno, il che significa che condizionatori e frigoriferi non possono funzionare”.
La situazione dell’agricoltura e degli agricoltori
Come è prevedibile, il caldo estremo sta impattando in modo decisivo anche sull’agricoltura e rendendo meno sicuro il piano di sviluppo ed esportazioni preventivato da Angamuthu per il grano indiano. In particolare perché gli agricoltori e i lavoratori della terra stanno soffrendo in modo particolare il caldo e non possono permettersi di lavorare all’aperto se non vogliono rischiare di compromettere in modo drammatico la propria salute.
Questo sta causando una perdita del raccolto, potenzialmente molto ricco in termini quantitativi, come era stato annunciato. Nello stato settentrionale del Punjab, conosciuto come “il cestino del pane dell’India“, questa ondata infernale di caldo sta influendo anche sullo status dei campi di grano su cui fanno affidamento tantissime persone per sfamare le loro famiglie e vendere in tutto il paese. Il direttore dell’agricoltura del Punjab, Gurvinder Singh, ha dichiarato che l’aumento medio di 7 gradi Celsius ad Aprile ha ridotto la resa del grano facendo perdere 5 quintali di raccolto per ettaro.
E questo non vale solo per il grano, le cui produzioni sono messe seriamente a repentaglio dal caldo torrido. Riporta Guardian che “Nel distretto di Mastung, in Balochistan, noto per i suoi frutteti di mele e pesche, i raccolti sono stati decimati. Haji Ghulam Sarwar Shahwani, un agricoltore, ha osservato con angoscia la fioritura dei suoi alberi di mele con più di un mese di anticipo, per poi disperarsi quando i fiori sono sfrigolati e poi morti a causa del caldo secco fuori stagione, quasi uccidendo l’intero raccolto”. Scenari da incubo, come l’immagine degli uccelli stramazzati al suolo a causa del caldo rinvenuti nella zona Guajarat una notizia riportata da Aljazeera.
Harish Damodaran, senior fellow del Centre for Policy Research di Delhi, ha dichiarato a NBC News che le regioni che hanno piantato prima hanno potuto in parte mitigare gli impatti peggiori sui loro raccolti di grano mentre in altre regioni le temperature più torride sono sopraggiunte durante la fase cruciale di “riempimento dei chicchi” del grano, fondamentale per produrre rese elevate, come se fosse “uno schock elettrico”.
Una situazione drammatica che incide in modo sorprendente sul futuro di tantissime persone. Come riporta Vox infatti, in India il 60% dei lavoratori e in Pakistan il 40% dei lavoratori è impiegato nel settore agricolo. Questo significa che “milioni di persone devono prendere una decisione molto difficile tra lavorare in condizioni climatiche pericolose o di rinunciare ai propri mezzi di sostentamento”.