Il vegan fa 80 anni: l’origine del movimento e della parola

Il veganismo compie 80 anni, almeno per come lo conosciamo, nella nostra occidentale società. La storia nemmeno troppo breve di un movimento in vertiginosa ascesa, che nel Regno Unito del 1946 contava settanta persone.

Il vegan fa 80 anni: l’origine del movimento e della parola

Ottanta anni di vegan. Che tu faccia il veganuary – cioè il vegan january, come semplice scorciatoia per fare un po’ di detox dopo le abbuffate natalizie, o perché un mese all’anno è sempre meglio di niente, e tutto sommato è più facile che un giorno alla settimana – oppure no, potrebbe interessarti sapere che questo è un anno particolare per il veganismo.

A cavallo tra il 2024 e il 2025, infatti, cade l’ottantesimo anniversario di una serie di cose avvenute a stretto giro e collegate: 80 anni dalla costituzione della Vegan Society in Inghilterra, 80 anni dalla stampa del primo libro di ricette vegan, 80 anni dall’invenzione della stessa parola “vegan”. E probabilmente 80 anni dalla “invenzione” non dico del regime alimentare vegano in sé ma – se si escludono alcune popolazioni che per motivi religiosi, storici e culturali praticano una dieta priva di prodotti di origine animale – del veganismo in occidente, come pratica autonoma e non come sottovariante del vegetarianismo.

I primi vegani

primo libro ricette vegan

Tutto inizia nel novembre del 1944, quando un certo Donald Watson inizia a pubblicare una newsletter (eh già) che invia ad alcuni membri della UK Vegetarian Society. Queste persone si definiscono “non-diary vegetarians”, cioè vegetariani che escludono anche i latticini. In verità essi escludono anche le uova, ed è per questo che c’è bisogno di un termine più preciso, più netto, e magari nuovo. Watson intitola la sua newsletter Vegan News.

Stiamo parlando di un gruppo molto sparuto: secondo una comunicazione di qualche anno successiva (1946) in tutto il Regno Unito c’erano 70 (settanta!) persone che praticavano una dieta 100% vegetale: alcuni di questi da più di trent’anni.

Come diventare vegani senza sentirsi in colpa Come diventare vegani senza sentirsi in colpa

In verità lo stesso Watson chiarirà, in uno dei primi numeri della newsletter, quello di febbraio 1945, che la paternità del nome non appartiene a lui ma a una coppia di suoi amici: Fay K. Henderson e G. Allan Henderson, che in un primo momento avevano proposto il nome “allvega”. L’intento era comunque quello di usare un termine che evitasse la parola negativa “non-diary”, e fugasse anche l’implicita deduzione che si trattasse di una mera sottocategoria del vegetarianismo, anziché di una scelta autonoma e tutto sommato più logica e coerente.

La definizione di veganismo

primo libro ricette vegane

Nell’aprile del 1945 viene fondata, da Watson insieme agli Henderson e ad altre poche persone, la Uk Vegan Society. La definizione di veganismo è quella già individuata negli scritti precedenti: un vegetarianismo che esclude anche le uova, i derivati del latte e tutti gli altri prodotti di origine animale; inoltre il movimento “incoraggia” l’abbandono dei prodotti animali a scopo non alimentare. Lo stesso Henderson racconterà poi che i membri fondatori erano piuttosto riluttanti a porsi come movimento autonomo, ma non essendo più visti di buon occhio all’interno della Vegetarian Society, furono spinti ad allontanarsi e a creare una loro associazione.

Nel 1946, infine, venne pubblicato un libro intitolato Vegan Recipes, la prima raccolta in assoluto di ricette e trucchetti per sostituire i prodotti di origine animale. Nelle salse per esempio, e nelle preparazioni dolci – di cui chiunque abbia provato, per sfizio o per sfida, a creare delle varianti vegan, sa essere un campo minato per l’assenza di latte, burro e uova – la consistenza cremosa viene ricreata con salsa di noci e burro di arachidi, o addensando con farine di vari cereali. Parte la lunga storia dei surrogati, che giù per li rami arriverà fino alle attuali plant-based meat. Sulla copertina del libro figura il nome del suddetto Fay K. Henderson, ma tutti concordano che un contributo almeno pari lo abbia dato la moglie Allen.

Dopo pochissimi anni sorse un grosso dissidio all’interno della stessa Vegan Society, che si ripercuote a tutt’oggi. Il movimento aveva attirato l’interesse di una serie di persone che oggi definiremmo “attivisti dei diritti animali”. Tra questi un tale Leslie Cross, descritto dagli stessi storici del veganismo come “purista ed estremista”, che iniziò a spingere per cambiare la natura e lo scopo dell’associazione, fino a quel momento incentrata sulla questione alimentare e, come si è visto, blandamente posizionata sul resto. Cross e gli altri sostenevano che gli animali andassero difesi a 360 gradi e quindi la Society dovesse battersi contro la caccia e la pesca sportive, ma anche contro tutta un’altra serie di pratiche e usanze come: i circhi, i combattimenti di cani, le corride, la caccia alle balene, l’allevamento di animali da pelliccia, la vivisezione, gli zoo, i rodei, le corse di cavalli e così via. Un po’ approssimando, queste sono le due anime che hanno attraversato il movimento vegano in tutta la sua storia: quella più concentrata sulla pratica alimentare, quella che si preoccupa per il benessere animale in tutti i campi.