Sapevate che il salmone di allevamento è grigio e viene colorato artificialmente? Una delle (tante) dure verità denunciate dal documentario Artifishal, un lungometraggio di ottanta minuti sull’allevamento intensivo dei salmoni e sulla scomparsa del pesce selvaggio dalle acque del pianeta prodotto dall’azienda americana di abbigliamento tecnico Patagonia.
Il film (che debutterà in Italia il 23 aprile alle 20.30 al BASE di Milano) è uscito contestualmente al lancio di una petizione che chiede ai governi e ai membri del parlamento di Islanda, Scozia, Irlanda e Norvegia di fermare la devastazione della fauna ittica selvaggia e degli ecosistemi causata dagli allevamenti in mare aperto dei salmoni e di impedire la concessione di ogni nuova licenza d’allevamento (proprio in questi giorni l’Islanda sta votando per liberalizzare le licenze all’allevamento intensivo di salmoni in mare aperto).
Diversi gli argomenti trattati, dal maltrattamento animale alla messa a rischio degli ecosistemi naturali e della sopravvivenza della specie stessa.
Un salmone, quello d’allevamento che, come ha documentato il pescatore di salmoni svedese Mikael Frodin, ambasciatore di Patagonia (che oggi è sotto processo per quelle immagini) cresce a mangimi animali o a soia ogm in vasche dove nuotano a centinaia di migliaia, tra malattie, pidocchi di mare e acqua inquinata da escrementi e residui di cibo. Una panoramica già di per sé allucinante, che dovrebbe portarci a fermarci un secondo e a riflettere su ciò che mangiamo e che facciamo mangiare ai nostri figli.
La carne dei salmoni in reatà è grigia
Una delle cose che colpisce di più di questo racconto islandese, però, è una specificità del salmone d’allevamento, probabilmente non così nota ai più. Se pensate che il salmone che mettete sui vostri crostini sia tutto naturalmente di colore rosa, sappiate che vi state sbagliando. La carne dei salmoni allevati – spiega anche Linkiesta, in un reportage realizzato dall’Islanda in occasione del lancio del documentario che sta facendo il giro del web – è grigia, fino a pochi giorni prima della macellazione, quando viene colorata artificialmente, nel migliore dei casi utilizzando integratori a base di carotene, nel peggiore utilizzando additivi chimici (che, tra l’altro, contribuicono a far allevare i costi di allevamento, e quindi di vendita al pubblico, del 20%).
“Se il salmone d’allevamento fosse grigio, tutti comprerebbero salmone selvaggio”
È su quest’ultima particolarità che Mikael Frodin si lascia andare a una considerazione semplice ma particolarmente interessante: “Se il salmone d’allevamento fosse grigio, tutti comprerebbero salmone selvaggio. In questo modo la gente non li distingue, trova un colore che riconosce e compra il salmone meno caro che trova sul banco, quello di allevamento”. Una scelta che, oltre a rappresentare un potenziale rischio per la nostra sicurezza alimentare, arreca anche un enorme danno alla biodiversità, come spiega Josh “Bones” Murphy, produttore e regista del film sponsorizzato da Patagonia: “è questione di chiederci se vogliamo che rimanga qualcosa di selvaggio in natura. O se vogliamo addomesticare ogni singola specie, creando una nuova natura a misura dei bisogni umani”.
[Fonte: Linkiesta | Fotografia: Patagonia]