Alla faccia dei detrattatori, che l0 dipingono come un grande evento avvitato su se stesso, Identità Golose, svoltosi a Milano da sabato 23 a lunedì 25 marzo, continua a rimanere una data da segnare col pennarello rosso sul calendario per gran parte del variopinto empireo che costituisce il gastro-mondo italico, e non solo. Soprattuto se si vuole avere il polso dei food trend del momento.
La crème della crème, soprattutto della cucina, passa per gli spazi della fiera di Milano per una presenza sul palco, una lezione, un ingaggio come testimonial in qualche stand, un saluto informale. C’è chi conta, insomma, tra anteprime di prodotto e monologhi stellati scanditi dal tintinnio dello spadellamento, versioni patinate del cooking show.
Organizzare (molto bene, perchè la macchina ormai è rodatissima) costa, e tutto si regge grazie alla presenza degli sponsor, grandi e piccoli, e degli espositori, molti ormai habitué, che in maniera più o meno massiccia (e in alcuni casi invasiva) occupano “Identità”.
Piccolo vademecum per chi non c’è mai stato: Identità Golose si suddivivide principalmente in due aree, la prima parte, all’ingresso, è espositiva, dove sono presenti gli stand delle aziende, e dove si può assaggiare qualcosa di nuovo o di già conosciuto, chiedere informazioni, o assistere a “demo” e incontri con personaggi (più o meno) famosi.
Poi c’è un’area più riservata, in aule di diverse dimensioni, dove si svolgono gli incontri tematici delle varie rassegne in cui è strutturata Identità, a partire dalla Pizza e dal Pane, passando per il Identità Gelato, Identità Dessert, Identità Naturali e via discorrendo, in un crescendo di pubblico e di spazio come, ad un festival musicale. Fino ad arrivare al Main Stage, l’aula principale, che da alcuni anni ormai vive la vibrante attesa dell’apparizione, il lunedì, di colui che qui viene adorato al pari di un semidio, Massimo Bottura. Vero e proprio sacerdote supremo di questa celebrazione, aspettato e osannato con vibrante trepidazione come le vere rockstar.
I food trend del 2019
Proprio gli stand delle parte più commerciale ci permettono di vedere confermati i trend più diffusi in questo momento. Una mixology sempre più preponderante, con abbinamenti che dal lato alcolico investono anche le bibite da abbinare nei cocktail.
Da notare come pure le bevande analcoliche rincorrono il passato, attraverso ricordi gustativi come l’angostura.
Anche la birra industriale vuole elevarsi, strizzando l’occhio al lato artigianale, favorita dal fatto che gli stessi chef pongano veramente poca attenzione nel cercare di compilare una carta degna. Ecco che Moretti presenta la sua Birra Messina, con cristalli di sale: una novità sul filone delle gose di Lipisa, che nel settore craft italiano hanno preso piede da qualche anno, e con la quale la grande azienda (brand di Heineken) fa chiaramente capire di voler diversificare.
ça va sans dire, imperversano etichette e marche di gin che ormai hanno invaso anche gli alambicchi delle nostre aziende distillatrici più rinomate.
Notevole la presenza di aziende di insaccati, a dimostrazione che nel nostro paese la carne, e i suoi derivati lavorati e stagionati di grande tradizione, riescono a ritagliarsi sempre uno spazio importante.
Identità, quest’anno, è stato all’insegna della contaminazione (tra le novità dell’edizione 2019 c’era proprio un focus dedicato, nelle sale dei convegni): si sono fatte notare le pizze di Franco Pepe, abbinate ai cocktail del talentuoso Filippo Sisti di Talea, servite con una spruzzata di Prime Uve.
Per la cronaca, abbiamo mangiato una (inauspicabilmente) buona pizza all’ananas e una pizza fritta clamorosa con l’albicocca del Vesuvio, in lenta ma costante ascesa tra le scelte dei maestri lievitisti.
Interessante notare, nell’affollamento degli stand, il ruolo preponderante delle aziende di distribuzione, fondamentali nella ristorazione, fine-dining compreso, per la selezione di materie prime e chicche gastronomiche. Ecco Longino & Cardenal e Selecta, ma anche aziende di minori dimensioni, come “Kuccagna”, specializzata in erbe aromatiche e germogli, che ci ha dato l’occasione di provare il Teff e, soprattutto, di capire che presto lo troveremo in parecchi impiattamenti. Noto come il cereale più piccolo del mondo, nella sua versione fermentata unisce una tendenza in ascesa sempre maggiore (la fermentazione appunto) a un aspetto e un texture particolarissimi. Un prato in miniatura, leggermente acido, fate conto.
Infine curiosa la presenza dello stand dell’ufficio turistico di Abu Dhabi. Segno che Identità volerà ad Est?