McDonald’s inizia a fidelizzare i clienti da piccoli, con ottimi risultati peraltro, visto che il 30% della clientela è composta da bambini e ragazzini. Per riuscirci conta su un potente strumento di marketing, si chiama Happy Meal.
Non a caso il colosso americano è il più grande distributore di giocattoli al mondo: sono 1.5 miliardi i giochi inseriti ogni anno nel menu per bambini. Più di Hasbro e Mattel, per dire.
Stando così le cose si capisce perché McDonald’s riceva continue sollecitazioni da parte di chi ritiene il (subdolo) Happy Meal una delle prime cause dell’obesità infantile negli Stati Uniti.
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Alla fine la multinazionale americana ha ceduto. E come farà a rendere il suo cavallo di battaglia meno calorico nei punti vendita americani?
Entro giugno farà sparire cheeseburger e milkshake al cioccolato dal “lunch box” che contiene il menu per bambini, un taglio di 600 calorie secondo McDonald’s (ma quante ce n’erano prima?) e anche di 650 milligrammi di sodio, grassi saturi e zucchero.
Anche i ristoranti internazionali stanno progressivamente modificando l’offerta Happy Meal, quelli italiani hanno da poco incluso nel menu i sandwich al pollo grigliato.
Va da sé che i clienti possono continuare a ordinare cheeseburger e milkshake al cioccolato ma singolarmente, e senza i vantaggi di prezzo legati all’Happy Meal.
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McDonald’s prova a ritoccare un’immagine compromessa dalle accuse di favorire l’obesità infantile e adolescenziale, un problema dalle dimensioni preoccupanti negli Stati Uniti, ma si scontra con le pesanti ripercussioni di natura economica. Basti pensare che, quattro anni fa, quando sempre dall’Happy Meal erano state levate le bevande gasate, le consumazioni del menù per bambini erano calate del 14%.
[Crediti | Bloomberg]