Per i detrattori è una moda, per i ristoratori una rottura di scatole ulteriore, ma per 600mila Italiani la celiachia è un problema più o meno serio, che di certo non andrebbe affidato a un test online (soprattutto se fatto da un’azienda che vende alimenti per celiaci).
Al contrario di quello che sicuramente pensate, i celiaci diagnosticati sono molto ma molto di meno di quell’1% della popolazione che si stima abbia una reale intolleranza al glutine. Quindi, lì fuori, è effettivamente pieno di celiaci che non sanno di esserlo.
Un tempo non esisteva neanche la celiachia, ti mangiavi la pasta e al massimo avevi un po’ di pesantezza, obietta l’uomo comune di fronte alle richieste dei celiaci di evitare il glutine. Che poi, anche i ristoranti, per garantire una cucina gluten-free dovrebbero azzerare il rischio contaminazione, e allora tanto vale.
La verità, come sempre accade, sta nel mezzo. Certo, una volta la celiachia non veniva diagnosticata, ma questo non significa che non esistesse. E anche un disturbo lieve, se trascurato nel tempo, può avere conseguenze gravi. Quindi meno male che gli strumenti e le conoscenze di oggi ci permettono di agire per tempo.
È anche vero però che l’autodiagnosi della celiachia è un po’ diventata una moda. Una moda dannosa, peraltro, perché togliere il glutine dalla propria dieta senza un reale motivo non è una buona idea. Eppure secondo Schar, azienda tedesca leader nella produzione del gluten free, se sei stanco potresti essere celiaco. Se hai mal di testa potresti essere celiaco. Vabbe’, se si sta a guardare il calcolo delle probabilità allora pure se hai i capelli biondi potresti essere celiaco.
Il test per la celiachia di Schar
Sul sito dell’azienda, un omino che scappa al bagno allarmato con un rotolo di carta igienica in mano, evidentemente in preda a un attacco di diarrea, mi avvisa che in dieci minuti dieci puoi fare un test dei sintomi per capire se sei potenzialmente intollerante al glutine (anche se, avvisa il testo, per una diagnosi completa è necessario consultare il medico di famiglia – ma va?).
Perfetto allora, facciamo questo test, anche se di sintomi di intolleranza al glutine non ne ho mai avuti. Ma non si sa mai, sono un po’ ipocondriaca, e se l’internet mi invita a testare per evitare di scappare di corsa in bagno non vedo per quale ragione dovrei dire di no.
Prima domanda: “Consumi alimenti contenenti glutine?”. Ovvio che sì. Poi: “Ti sei già sottoposto a un test per la celiachia?” No, è la prima volta, fino a ora non avevo mai trovato un omino che se la faceva addosso pronto a convincermi a farlo.
La prossima domanda è: “Quali tipi di disturbi hai notato?”. In realtà io di sintomi legati al consumo di glutine non ne ho, e non voglio mentire per non falsare il test, ma scorrendo l’elenco dei disturbi ne trovo alcuni che in effetti mi affliggono di tanto in tanto, come il mal di testa, l’ansia e perfino l’affaticamento persistente, in alcuni periodi.
Per fortuna non ho avuto una perdita di peso improvvisa o inaspettata né l’intorpidimento di gambe, braccia o dita, e tra me e me penso che solo il medico dell’internet può suggerirti di controllare di non essere celiaco di fronte a sintomi piuttosto gravi come questi. Comunque, andiamo avanti.
Domanda quattro di sei: “Hai ricevuto una o più delle seguenti diagnosi?” Grazie a Dio non ho avuto nessuna di quelle elencate, e non ho nessuna neanche delle patologie indicate nella domanda successiva, “Il tuo medico ti ha diagnosticato una delle seguenti patologie?”. Infine, all’ultimo questto, “Ci sono alcuni membri della tua famiglia che soffrono di celiachia?” Rispondo no.
Insomma, un test piuttosto fallimentare, in effetti, ma come avevo premesso era tanto per provare, non ho mai avuto il reale sospetto di essere affetta da celiachia. Invece, così non la pensa Schar, che a fine test mi invita a contattare il mio medico perché “In base ai risultato del questionario sono presenti sintomi di celiachia o di sensibilità al glutine/frumento”. E a me, sarà che sono ipocondriaca, viene improvvisamente da scappare in bagno.